Cresce la tensione in Medio Oriente: centinaia i missili tra Israele e Libano, incendi ed esplosioni
Notte e mattinata da incubo: le forze di Gerusalemme ed Hezbollah si sono fronteggiati per ore. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres definisce l'area «sull'orlo del disastro» e paventa il rischio di «un'altra Gaza»
Le immagini diffuse dai media arabi e dall'esercito israeliano mostrano una notte e una mattinata da incubo: Israele e Hezbollah, dal sud del Libano, si sono fronteggiati per ore, scambiandosi centinaia di missili. Gli attacchi hanno illuminato il cielo con incendi ed esplosioni, lasciando le popolazioni locali nel terrore, sia nel sud del Libano che nell’area di Haifa e nel nord di Israele.
Nel pomeriggio, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha aggiornato il pubblico sugli ostaggi ancora trattenuti a Gaza. Ha riferito che, secondo l'intelligence, circa la metà di loro sarebbe ancora in vita. Finora, l'esercito ha confermato la morte di 35 dei 101 ostaggi, il che implica che circa 33 potrebbero essere ancora vivi. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno colpito diverse strutture e basi di lancio appartenenti a Hezbollah, con l'obiettivo di indebolire la capacità militare dell’organizzazione, soprattutto lungo il confine, dove da un anno circa 60.000 israeliani non possono rientrare nelle proprie case.
Il Capo di Stato Maggiore israeliano, Herzi Halevi, ha avvertito che le operazioni contro Hezbollah aumenteranno fino a che l'organizzazione non cambierà rotta. Ha dichiarato: «Il prezzo che Hezbollah sta pagando è elevato». Queste parole sono in linea con quelle del primo ministro Netanyahu, che ha affermato: «Abbiamo inflitto colpi che Hezbollah non si aspettava. Se non ha ancora compreso il messaggio, presto lo farà».
Mentre Israele sposta parte della sua attenzione verso il Libano, le operazioni militari a Gaza continuano. Oggi, secondo Al Jazeera, sette palestinesi sono stati uccisi a Gaza. L'emittente qatariota ha anche riferito che la sede della loro tv a Ramallah, in Cisgiordania, è stata chiusa per ordine di Netanyahu, dopo la chiusura di quella a Gerusalemme. Al Jazeera ha definito l'operazione «un atto criminale», trasmettendo le immagini dell'irruzione militare in diretta.
Guerra in Medio Oriente | Pioggia di razzi su Israele dal Libano. Blitz dell’esercito nella sede di Al Jazeera, l’emittente chiusa per 45 giorni
Hezbollah ha rivendicato il lancio di razzi verso diverse città a nord di Israele, tra cui la Galilea, la valle di Jezreel e Kiryat Bialik, colpendo anche aree che finora non erano state coinvolte nel conflitto. Circa 500.000 persone sono state costrette a rifugiarsi nei bunker, e al loro ritorno hanno trovato distruzione e macerie, con molti che hanno perso la casa. Il gruppo ha anche dichiarato di aver utilizzato, oltre ai razzi Kayusha, nuovi missili chiamati Fadi 1 e Fadi 2, affermando di aver colpito complessi militari israeliani, incluso la base di Ramat David. Israele, però, non ha confermato queste affermazioni, riferendo invece che dall'inizio del weekend sono stati lanciati circa 150 razzi, e che droni e missili da crociera sono stati inviati da Iraq e Siria, supportati dall’Iran. Le difese israeliane hanno registrato un alto tasso di intercettazione, ma i danni visibili nelle aree colpite testimoniano la gravità della situazione.
Il vice di Nasrallah, Naim Qassem, ha affermato che Hezbollah è ora in una «nuova fase» del conflitto con Israele, segnando l'inizio di una resa dei conti. Nonostante i pericoli, Qassem è apparso brevemente ai funerali del comandante militare Ibrahim Aqil, ucciso venerdì scorso in un raid israeliano vicino Beirut. I media libanesi hanno trasmesso le immagini di una cerimonia solenne per un leader che ha causato centinaia di vittime, anche tra gli occidentali.
In Israele, Netanyahu, parlando a porte chiuse alla Commissione Difesa della Knesset, ha sottolineato che l'esercito sta «eliminando», non semplicemente riducendo, le capacità militari di Hezbollah. Tuttavia, alla domanda su una possibile guerra su vasta scala contro il Libano, ha dichiarato di non voler aumentare ulteriormente l'escalation. Anche la Casa Bianca ha sottolineato che un'escalation non sarebbe nell'interesse di Israele, mentre vari leader occidentali continuano a lanciare appelli per abbassare la tensione. «Il Medio Oriente è sull'orlo del disastro», ha avvertito il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, paventando il rischio di «un'altra Gaza».
Intanto, Israele sta investigando sulla possibile morte di Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza, sebbene le informazioni attualmente disponibili non siano ancora conclusive. I media israeliani riportano che in passato si erano già verificati episodi in cui si pensava che Sinwar fosse morto, solo per poi riapparire.