L’intervista

Papa Francesco da Fazio: «Quello che si fa con i migranti è criminale. Il Mediterraneo? Un enorme cimitero»

Il pontefice ospite a Che tempo che fa ha affrontato il tema della guerra, l’accoglienza, il traffico di esseri umani: «Sulla sofferenza dei bambini non trovo spiegazione». In alcuni passaggi ha parlato delle amicizie e vita privata: «Da bambino volevo fare il macellaio»

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di Redazione
7 febbraio 2022
09:06
Papa Francesco ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa
Papa Francesco ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa

«Non sarei onesto se dicessi che sopporto tanto. Sopporto come sopporta la maggioranza della gente». Ospite di Fabio Fazio, Papa Francesco risponde così alla prima domanda. Come riesce ad abbracciare tutti e a sopportare un peso così grande? «Buonasera, grazie per questo incontro. Mi piace molto. La domanda è un po' forzata. Tanta gente sopporta cose brutte, quotidiane. Tanta gente nella propria debolezza sopporta difficoltà familiari, economiche. Padri di famiglia che vedono che il salario non arriva a fine mese. Con la pandemia di troppo», dice il Pontefice.

«Non sarei onesto se dicessi che sopporto tanto. Io sopporto come tutta la gente sopporta e poi non sono solo. C'è tanta gente che mi aiuta: i vescovi, gli impiegati accanto a me, uomini e donne bravi. Dico la verità, non sono un campione di peso che sopporta le cose. Sopporto come sopporta la maggioranza della gente», aggiunge.


Migranti e guerra

Quindi, Fazio introduce il tema dei migranti e della guerra. «C'è un problema di categorizzazione. Al primo posto in questo momento, mi spiace dirlo, ci sono le guerre. La gente è al secondo posto. Pensiamo ad esempio allo Yemen, da quanto tempo soffre una guerra e da quanto tempo si parla dei bambini dello Yemen. È un esempio chiaro e non si trova soluzione ad un problema che c'è da anni, 7 se non 10», dice il Santo Padre.

La vendita di armi

«Nell'immaginario universale, quello che conta è la guerra, la vendita delle armi. Con un anno senza fare armi, si potrebbe dare educazione e cibo gratis a tutto il mondo, ma questo è in secondo piano: si pensa alle guerre, siamo abituati a questo. È duro, ma è la verità. Le guerre producono bambini che muoiono al freddo, ma sono di seconda categoria. Non voglio fare il tragico, ma è la verità. Oggi è più importante la guerra: ideologica, di potere, commerciale», afferma il Papa. La guerra «è un controsenso della creazione. Per questo la guerra è sempre distruzione. Lavorare la terra, creare una famiglia, far crescere la società significa costruire. Fare la guerra è una meccanica di distruzione».

Il grande cimitero del Mediterraneo

Il Santo Padre ha definito più volte il Mediterraneo un grande cimitero. «Quello che si fa con i migranti è criminale. In Libia ci sono lager controllati dai trafficanti. Uso la parola lager. Cosa soffrono nelle mani dei trafficanti coloro che vogliono fuggire... Ci sono filmati, se volete vederli sono nella sezione migranti e rifugiati del dicastero per lo sviluppo umano... Soffrono, poi rischiano per attraversare il Mediterraneo. Alcune volte sono respinti perché qualcuno che ha la responsabilità locale dice 'no, qui non vengono'. Ci sono queste navi che girano cercando un porto: no, muoiano sul mare. Ogni paese deve dire quanti migranti può accogliere, è un problema di politica interna che va valutato bene. C'è l'Unione Europea», bisogna «mettersi d'accordo, raggiungendo un equilibrio in comunione».

L’accoglienza dei migranti

«Ora c'è un'ingiustizia: vengono in Spagna e in Italia, i due paesi più vicini, altrove non li ricevono. Il migrante va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato nella società. Quest'ultimo" passaggio "è molto importante». «Poi -prosegue- ci sono paesi che con il calo demografico, penso alla Spagna e all'Italia, hanno bisogno di gente. Un migrante integrato aiuta quel paese. Dobbiamo pensare la politica migratoria in modo intelligente, una politica continentale. È una responsabilità nostra. Il fatto che il Mediterraneo sia il cimitero più grande d'Europa deve farci pensare».

Nel corso dell'intervista, il Pontefice fa riferimento ad una canzone di Roberto Carlos. Fazio ricorda che recentemente il Papa ha fatto visita ad un negozio di dischi. Che musica ascolta il Santo Padre? «Non sono andato a comprare. Queste persone sono miei amici da tanti anni, hanno risistemato il negozio e io sono andato a benedire il nuovo negozio. Voglio loro bene, siamo amici. Era sera, era buio, mi hanno detto 'non c'è nessuno'. C'era un giornalista che aspettava un amico per prendere un taxi... Per questo la notizia è usicta... Ascolto musica, mi piacciono i classici, tanto. Anche il tango mi piace tanto». Ha ballato il tango? «Un porteno che non balla il tango non è un porteno», dice riferendosi alla sua origine.

 

Si parla di perdono: c'è qualcuno che non lo merita? «Dio ci ha fatto liberi. La libertà può fare tanto bene e tanto male. In quanto liberi, siamo padroni delle nostre decisioni, anche sbagliate. Dirò qualcosa che potrebbe scandalizzare qualcuno ma è la verità, tutti noi abbiamo diritto di essere perdonati se chiediamo perdono. Noi dobbiamo dimenticarlo».

La sofferenza dei bambini

«Una domanda a cui non sono mai riuscito a rispondere è 'perché soffrono i bambini?'. Io non trovo spiegazione, ho fede e cerco di amare Dio che è mio padre. Mi chiedo perchè soffrono i bambini e non c'è risposta. Io trovo una sola strada: soffrire con loro. Dio è forte e onnipotente nell'amore. L'odio e la distruzione è nelle mani di un altro, che ha seminato male e invidia nel mondo», dice il Pontefice.

L’amicizia

Il Papa si sente solo? Ha amici? «Mi piace stare con amici io ho bisogno di loro, le amicizie mi danno forza, per questo vivo a Santa Marta. Ho pochi amici ma veri». Da bambino come immaginava il proprio futuro? «Dirò una cosa che vi scandalizzerà, da bambino volevo fare il macellaio. Quando andavo con la nonna o la mamma a fare la spesa, vedevo che il macellaio aveva una borsa con i soldi dentro. 'Mi piacerebbe fare il macellaio per i soldi', ho detto. Poi ho fatto scuole di chimica, la chimica mi ha sedotto tanto e poi a 19 anni sono entrato in seminario».

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