Un pranzo fantasma, cinquanta posti vuoti e una ferita difficile da mandare giù. È successo a PizzAut, il ristorante inclusivo di Monza dove lavorano cuochi e camerieri autistici, diventato negli anni un simbolo di riscatto e di integrazione. A prenotare, tramite l’app The Fork, era stata una comitiva di insegnanti che aveva persino scritto nelle note «forse saremo più di cinquanta». Alla fine, però, non si è presentato nessuno.

Il fondatore Nico Acampora non ha nascosto l’amarezza: «Cinquanta insegnanti che fanno il bidone… dovremmo dargli una nota sul registro», ha scritto sui social. L’episodio è avvenuto venerdì a pranzo: tutto era pronto, i tavoli apparecchiati, la brigata organizzata. Ma dei prenotati nessuna traccia. «Li abbiamo contattati all’ultimo – racconta Acampora – e ci hanno detto che non sarebbero venuti. Hanno spiegato di aver provato a chiamare ad agosto per disdire, ma noi eravamo chiusi. Peccato che PizzAut non abbia un numero di telefono: prenotazioni e cancellazioni passano solo dall’app».

Il risultato è stato un danno economico e morale: «In settimana non è semplice riempire all’ultimo una tavolata da cinquanta. Al sabato o alla domenica ci si riesce, ma di venerdì a mezzogiorno è impossibile», spiega Acampora, che sceglie di non rendere pubblico il nome della scuola coinvolta: «Perché sono più corretto di loro».

La delusione è stata compensata poche ore dopo da un gesto inatteso. Mentre si trovava all’Autodromo di Monza con parte della brigata per servire nei paddock del Gran Premio, Acampora ha ricevuto una chiamata da un numero con prefisso 06. «Ho richiamato, pensando fosse una formalità, e invece dall’altra parte c’era il Quirinale. Mi hanno passato il presidente Mattarella». Una voce calma ma ferma: «Acampora, buonasera. Ho letto di quanto accaduto. Sono davvero rammaricato, volevo darle la mia solidarietà e le chiedo di abbracciare uno a uno tutti i ragazzi di PizzAut».

Un riconoscimento che ha lasciato senza parole l’ideatore del progetto: «Non riuscivo a parlare, e io parlo sempre. Mi veniva da piangere, mi sentivo mancare». L’episodio si è trasformato così da umiliazione a rivincita: «Se il Capo dello Stato trova il tempo per telefonare, vuol dire che il nostro lavoro ha un valore profondo».

Sui social l’indignazione è stata forte. Centinaia i commenti di solidarietà, molti proprio da insegnanti: «Che esempio si dà agli alunni con un comportamento simile?», hanno scritto in tanti. L’educatrice Kerol, assistente in sala, racconta la frustrazione di dover sbaraccare i tavoli rimasti vuoti: «I ragazzi ci erano rimasti male, ma hanno reagito con la solita energia. La loro professionalità è la miglior risposta».

Il caso ha riportato l’attenzione su un malcostume diffuso: prenotare e poi sparire senza avvisare, con danni enormi per la ristorazione. Se accade a un progetto come PizzAut, che oltre a cucinare «la pizza più buona della galassia conosciuta», come ama dire Acampora, porta avanti un’idea di inclusione sociale, la ferita pesa ancora di più.

Alla fine, la vicenda è diventata il simbolo di due Italie: quella superficiale e scortese che considera le prenotazioni un gioco, e quella civile e solidale che si riconosce nel gesto del Presidente. Una telefonata che, almeno per un giorno, ha rimesso al centro il valore di un abbraccio e il senso profondo di una comunità.