Un foglio con una frase scritta a mano, in italiano incerto ma chiarissimo: «Gli orologi sono falsi». Accanto, uno zaino nero di marca Tom Ford, identico a quello rubato meno di 24 ore prima a un turista americano. Dentro ci sono ancora i preziosi Richard Mille, quattro in tutto, dal valore dichiarato di 150mila euro ciascuno. E qualche banconota in dollari. Il resto del contenuto – AirPods, carte di credito, portafogli, 600 dollari e 300 euro in contanti – è sparito.

Il ritrovamento avviene giovedì mattina all’hotel Westin Palace, a due passi dalla Stazione Centrale di Milano, lo stesso dove era avvenuto il furto. A notare lo zaino è un addetto alla sicurezza della struttura. L’uomo, insospettito, chiama la polizia locale. Gli agenti aprono il bagaglio. La scena è surreale: i quattro orologi in bella vista, il foglietto poggiato sopra. Come se qualcuno volesse riconsegnare il malloppo, ma con un messaggio in codice.

Tutto era cominciato il giorno prima, durante il check-out del turista americano. Mentre sistemava le ultime cose nella hall dell’hotel, un uomo si era avvicinato e, con un’azione fulminea, aveva afferrato lo zaino ed era sparito. Ma a vegliare sulla scena c’era «Tigre 1», la pattuglia in borghese della polizia locale specializzata nei reati predatori. La segnalazione di una donna dello staff dell’hotel – insospettita da due uomini che osservavano i clienti – era arrivata alle 11.10. Gli agenti avevano bloccato uno dei due ladri, il palo, portandolo al centro arresti di via Custodi. Si è poi identificato come un 27enne francese.

Il complice, però, era riuscito a fuggire con lo zaino. Gli auricolari Apple del turista hanno continuato a emettere segnali GPS, che li localizzavano in via Tenco, a poca distanza dall’hotel. Le pattuglie hanno battuto la zona, ma senza risultati. Nessuna traccia. Intanto gli investigatori hanno analizzato i filmati delle telecamere pubbliche e private. A emergere sarebbe stato un volto noto: un 19enne di origini marocchine, già pizzicato per borseggi, identificato un anno fa proprio in centro, tra piazza Duomo e via Foscolo. Su di lui si stavano concentrando le ricerche.

Ma poi, la svolta inaspettata: lo zaino riappare in hotel, quasi nello stesso punto da cui era sparito. Perché? È la domanda su cui ora lavorano gli inquirenti. Che si tratti di un pentimento tardivo, di un goffo tentativo di sviare le indagini, o magari di un messaggio implicito? Una cosa è certa: nessuno, nel verbale del turista, aveva accennato al fatto che gli orologi potessero essere falsi. Anzi, ne aveva dichiarato marca e valore, confermando la stima del bottino in oltre 600mila euro. Il turista, nel frattempo, è tornato negli Stati Uniti. Non è stato possibile sentirlo di nuovo. Resta la sua denuncia, dettagliata, che conferma ciò che avrebbe dovuto trovarsi nello zaino.

Ora tocca alle analisi tecniche. Gli investigatori stanno effettuando rilievi dattiloscopici sul bagaglio, sugli orologi e sulle banconote, per individuare eventuali impronte. Un incrocio con le banche dati e i filmati delle telecamere potrebbe aiutare a risalire a chi ha riportato lo zaino in hotel. E soprattutto chiarire se quei Richard Mille siano autentici o no. Perché, se fossero davvero dei falsi, allora il furto si trasformerebbe in un altro tipo di giallo: una truffa ai danni di chi? Del ladro o dell’assicurazione? Oppure – più banalmente – è tutto il teatrino di chi, preso dal panico, ha deciso di restituire la refurtiva cercando al tempo stesso di scaricare la colpa sulla vittima? Per ora, gli orologi sono tornati. Ma la verità, quella, è ancora in fuga.