Paese diviso

Scuole, il Governo tiene il punto: «Nessun ripensamento, si torna in classe»

Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi risponde così ai presidi che chiedono due settimane di Dad. Ma le perplessità restano forti. Cartabellotta (Gimbe): «Bisogna chiudere e vaccinare i ragazzi»

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di Redazione
7 gennaio 2022
14:49
Infuria il dibattito sulla riapertura delle scuole (foto Ansa)
Infuria il dibattito sulla riapertura delle scuole (foto Ansa)

«Nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza». Il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi conferma l’intenzione del Governo di non tornare sui suoi passi, nonostante cresca nel Paese un fronte sempre più nutrito di oppositori alla riapertura delle scuole lunedì 10 gennaio. Anche in Calabria cresce di ora in ora il numero di sindaci che stanno emanando ordinanze di chiusura per far slittare la ripresa delle lezioni (QUI L'ELENCO AGGIORNATO).

Ma il ministro è stato categorico sull'appello firmato da oltre 1.500 presidi per chiedere di posticipare di due settimane (restando in Dad) il rientro tra i banchi, per permettere di vaccinare tutti gli alunni.
«Siamo molto attenti a voci che ci arrivano dal Paese, ma anche dalle tante voci che ci dicono che la scuola debba restare in presenza», ha detto Bianchi. «Abbiamo una situazione differenziata nel Paese e la si affronta differenziando. Abbiamo valorizzato l'autonomia dei dirigenti scolastici. Ma non si dica che vogliamo scaricare loro la responsabilità. Anzi, la responsabilità deve essere di tutti noi, non solo nella scuola. Lo dico in una giornata come quella di oggi in cui dobbiamo richiamare l'unità».


Sileri: «Rischio calcolato»

Dal canto suo, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri assicura che si può ripartire in sicurezza. Sulla scuola «è stata fatta un'attenta valutazione, con un lungo confronto, sono state prodotte linee guida che consentiranno la ripresa della scuola in sicurezza. È verosimile che questa variante Omicron che aumenterà ancora i casi rappresenti il canto del cigno della pandemia, credo che siamo alle battute finali. La pandemia si trasformerà presto in endemia. Sappiamo che a scuola i contagi possono avvenire con più facilità perché minore è la popolazione vaccinata, ma minori sono anche i danni - ha aggiunto - con mascherine, distanziamento e quarantena credo che la situazione sarà sotto controllo. È chiaro che ci sarà una maggiore circolazione del virus dopo la pausa natalizia, ma credo che con le regole che sono state messe la scuola sarà un posto sicuro. Sicuramente ci saranno quarantene e dad, ma si può ripartire in sicurezza con queste regole».

Cartabellotta (Gimbe): «Scuola ora non sicura, chiudere per vaccinare»

Di parere contrario il presidente della fondazione Gimbe, Cartabellotta: «Non si può continuare con lo slogan 'niente Dad, scuola sicura' perché questo di fatto non è possibile in un momento di circolazione di un virus che raddoppia i casi ogni due giorni. È evidente che quello che stanno chiedendo i presidi, ovvero utilizzare queste due settimane per potenziare la vaccinazione, è ragionevole. Però due settimane di Dad senza nessun intervento di incremento delle coperture vaccinali in queste fasce d'età può lasciare il tempo che trova. È evidente che con questa circolazione virale sarà molto difficile mantenere le classi in presenza», ha aggiunto.

Cartabellotta ha poi osservato: «Ora si è puntato tutto sulle vaccinazioni, ma per esempio per ciò che riguarda la fascia 5-11 anni abbiamo fatto in tre settimane circa 400mila vaccinazioni che per qualcuno sono tante ma in realtà ci sono ancora 3 milioni e 200mila bambini da vaccinare. Ne rimangono ancora 900mila della fascia 12-19 anni. Questo periodo natalizio doveva essere utilizzato per investire al meglio nella comunicazione e nella vaccinazione di tutta la fascia 5-19 anni che avrebbe ripreso le scuole».

Rasi: «200mila casi al giorno sono sottostimati»

Sulla stessa linea, seppur a carattere personale, è Guido Rasi, consulente del Commissario per l'emergenza Covid Figliuolo ed ex direttore esecutivo dell'Agenzia Europea dei medicinali (Ema). In questo contesto epidemiologico, «due settimane di Didattica a distanza sarebbero molto importanti. Perché oggi siamo a 200mila casi sottostimati, immaginiamo tra una settimana cosa vedremo. Se non facciamo due settimane adesso dovremo fare una cosa frammentata per i prossimi tre mesi».

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