Sea Watch, notte davanti al porto di Lampedusa. Salvini: «Niente sbarco»

La Ong tedesca lancia un tweet invitando alle donazioni per la difesa legale del capitano Carola Rackete che potrebbe rischiare pesanti condanne da parte del nostro Paese dopo essere entrata in acque italiane senza autorizzazione

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di Redazione
27 giugno 2019
10:08

La Sea Wacth 3 - la nave della Ong tedesca - è in stallo davanti al porto di Lampedusa dopo che il capitano, Carola Rackete, ieri pomeriggio ha deciso di forzare il divieto di ingresso nelle acque territoriali con l'intenzione di far sbarcare a terra i 42 migranti soccorsi al largo della Libia.

Un braccio di ferro, quello tra la Ong tedesca e il ministero degli Interni, che prosegue da quando  la nave - 14 giorni fa - salva un gruppo di migranti in mare e identifica Lampedusa come porto sicuro, iniziando a lanciare una serie di appelli disperati per l’autorizzazione allo sbarco. L’autorità italiana - capitanata da Matteo Salvini - rimane ferma sullo slogan “porti chiusi” tanto che il ministro degli Interni invita l’Olanda a prendersi le proprie responsabilità e a farsi carico della Sea Watch, in quanto la nave Ong è battente bandiera olandese.


Al momento i carabinieri posteggiano la nave dalla banchina del porto di Lampedusa, con l’esplicito ordine di non far sbarcare nessuno a terra.

La vicenda

Carola Rackete, il capitano, alle 14 di ieri rompe gli indugi, dirige il timone verso Lampedusa ed entra in acque italiane ignorando l'alt delle motovedette della Guardia di finanza. «So cosa rischio - dice la donna - ma non ho scelta. I naufraghi sono allo stremo. Li porto in salvo». «Non sbarcheranno, schiero la forza pubblica. Ora mi aspetto che qualcuno emetta un ordine di arresto», la risposta del ministro Matteo Salvini.

L'ira di Salvini

«Sea Watch ha fatto la sua battaglia politica sulla pelle di 42 persone. In 15 giorni sarebbero arrivati in Olanda due volte. Hanno rifiutato i porti sicuri più vicini. Ong aiutano trafficanti di esseri umani». Lo scrive Matteo Salvini in un tweet. E in altri due sottolinea. «Non assecondo chi aiuta gli scafisti che con i soldi degli immigrati poi si comprano armi e droga». E «non permetto che siano Ong straniere a dettare le leggi sui confini nazionali di un Paese come l'Italia».

Sea Watch «ha ignorato i divieti e gli altolà, è una provocazione e un atto ostile», ha detto il ministro dell’Interno, ribadendo che «non c’è autorizzazione allo sbarco».

Il ministro degli Interni ora si chiede: «Cosa aspetta qualcuno ad emettere un ordine di arresto» visto che sulla Sea Watch «c’è un evidente flagranza di reato»?. E incalza con una minaccia esplicita nei confronti dell’Europa: «se il flusso di migranti non dovesse arrestarsi, a mali estremi estremi rimedi: non escludiamo la costruzione di barriere fisiche alla frontiera come fatto da altri Paesi europei».

Ma secondo il commissario ai diritti umani del Consiglio Ue, Dunja Mijatovic, «nell’attuale situazione si dovrebbe dare il permesso alla Sea Watch di far sbarcare le persone senza conseguenze per il comandante, l'equipaggio e l'armatore». Mijatovic assicura che continuerà a «sollecitare gli altri Stati» «in modo che l'Italia non sia lasciata sola a gestire le operazioni di ricerca, salvataggio e accoglienza di rifugiati, richiedenti asilo e migranti».

A Bruxelles, la Commissione europea è in contatto con gli Stati per distribuire le persone salvate. Palazzo Chigi, intanto, ha avviato "iniziative formali" per verificare omissioni dell'Olanda, Stato di bandiera della nave.

Un fondo per l’assistenza legale di Carola

«Se il nostro capitano Carola segue la legge del mare, che le chiede di portare le persone salvate sul #seawatch3 in un porto sicuro, potrebbe affrontare pesanti condanne in Italia. Aiuta a difendere i diritti umani, condividi questo post e fai una donazione per la sua difesa legale». Questo l’appello pubblicato questa mattina sulla pagina Facebook della ong Sea Watch.

«In 14 giorni - lamenta Sea Watch - nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l'Europa ci ha abbandonati. Il nostro comandante non ha scelta».

«Questa mattina - aveva scritto in precedenza la Sea Watch - abbiamo comunicato ai naufraghi la decisione della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell'Europa, dei loro diritti umani».

 

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