Sea watch filma migrante che annega e denuncia: «La Marina italiana non è intervenuta»

Un filmato dello scorso 23 maggio - girato da un aereo della ong tedesca - accusa la Marina Italiana di non essersi mobilitata per il salvataggio di un gommone che stava affondando con un'ottantina di persone a bordo

di Redazione
30 maggio 2019
10:22

Un filmato girato lo scorso 23 maggio da un aereo della ong tedesca Sea-Watch, pubblicato online in esclusiva sul sito di "Repubblica", documenta il tragico momento in cui un migrante, finito in acqua, annaspa tra l’increspatura delle onde e poi, stremato, si lascia inghiottire dal mar Mediterraneo.

Accanto a quell'uomo c'è un gommone semi affondato, ancora carico dei suoi passeggeri aggrappati ai tubolari, partito, presumibilmente, dalle coste della Tripolitania. Di lì a poco sarà una motovedetta libica, la Fezzan, a recuperare chi ha avuto la fortuna di rimanere a galla. Non si sa quanti ne abbia presi, né in quale centro di detenzione li abbia riportati. Stando ai report di missione della Sea-Watch, però, si sa che poco distante dal luogo in cui si è consumata la tragedia c'era una nave militare italiana, la Bettica, che forse avrebbe potuto raggiungere i naufraghi prima della guardia costiera libica e salvarli tutti e non lo ha fatto.


L'evento Sar del 23 maggio

Il 23 maggio, la Moonbird - uno dei due apparecchi leggeri da ricognizione che lavorano con Sea-Watch - sta facendo un giro di perlustrazione sopra la Sar libica. Intorno alle 10.00 ha avvistato un gommone in navigazione verso nord, con un'ottantina di migranti a bordo, e per due ore di seguito i tedeschi della ong tentano di contattare il Centro di coordinamento soccorsi di Tripoli, senza alcuna risposta.

«Li abbiamo chiamati più volte al telefono, non ha risposto nessuno. Alla fine gli abbiamo mandato una mail alle 12.22, con le coordinate del gommone». A circa 25 miglia di distanza, c'è il pattugliatore d'altura P492 Bettica della Marina militare, che incrocia in direzione nord-est, così come rileva Moonbird dall'alto. Alle 11.30 registrano un cambio di rotta della Bettica: il pilota la vede virare e puntare a sud, come se fosse stata avvertita da qualcuno e si apprestasse ad effettuare il recupero. Dopo poco, però, torna sulla rotta originaria, nord-est.

A quel punto Sea-Watch fa decollare l'altro aereo con cui collabora nelle operazioni di ricognizione, il Colibrì dei francesi Pilotes Volontaires. Sorvolando di nuovo il gommone, la ong constata che per metà è già sott'acqua e non è ancora affondato solo grazie ai migranti che lo stanno sorreggendo con una cima. Alle 13.03  l'aereo lancia via radio il mayday relay, il segnale internazionale di richiesta di soccorso urgente a chiunque si trovi nelle vicinanze. Appena un minuto dopo, risponde proprio la Bettica ma la comunicazione si interrompe subito dopo e non c'è il tempo di capire cosa sanno i marinai italiani e cosa intendano fare. «Abbiamo riprovato diverse volte a rimetterci in contatto con la Bettica, abbiamo usato anche le frequenze dell'aviazione», spiegano dalla ong tedesca. «Ci hanno sentito e risposto da Malta, ma non dalla Bettica che pure era molto più vicina».

Il pattugliatore della Marina si rifà vivo solo alle 13.55 - 52 minuti dopo - comunicando alla Sea-Watch che la Fezzan, la motovedetta libica, si sta dirigendo sul posto e che loro stanno mandando un elicottero. La Bettica ha virato verso sud, è a 35 miglia di distanza dal gommone, circa 64 chilometri. Ma ormai è tardi. Il velivolo della ong ritorna in zona e uno degli operatori a bordo riprende con il proprio cellulare il momento in cui i migranti si buttano in acqua. Tra essi un uomo è caduto in mare e cerca di tenersi a galla, tra le onde, ma subito dopo lo vedono sparire nel mare.

Il «no comment» della Marina

Sea-Watch ricostruisce l’accaduto prima dell'arrivo della motovedetta libica, montando un filmato-denuncia che lascia aperta una domanda. Quell'uomo, e altri che potrebbero essere annegati nell'attesa, potevano essere salvati? L’associazione umanitaria ritiene che quei 52 minuti di “buio radio”, dopo il segnale di mayday relay lanciato alla Marina Italiana, siano un “mistero” e che siano serviti in realtà alla Bettica per allontanarsi ed evitare di prendere i naufraghi a bordo.

"Repubblica" ha contattato il comando della Marina, per avere chiarimenti sulla rotta seguita dalla nave Bettica e sulle eventuali comunicazioni intercorse con il Centro soccorsi di Tripoli. La risposta è stata un «no comment», con rimando al tweet apparso sul profilo della Marina alle 17.12 ora italiana del 23 maggio. «Avvistato natante in difficoltà da ong Colibrì. Nave Bettica a 80 km invia proprio elicottero in zona per supporto. Con elicottero in zona ha constatato avvenuto recupero migranti da motovedetta libica in zona sar libica».

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