Il conflitto in Ucraina si allarga. Russia, Cina e India sfidano l’Occidente, mentre cresce il rischio di un’escalation irreversibile. Il mondo cammina sul ciglio del baratro. E in questo scenario, emerge l’amara realtà del nostro paese: non ha difesa
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«Siamo già in guerra con la Nato». Il Cremlino non usa giri di parole. È freddo, diretto. È una frase che pesa come un macigno, perché non è solo propaganda: è l’immagine di una realtà che sta precipitando sotto i nostri occhi.
E mentre non riesce a battere l’Ucraina dopo tre anni di conflitto, Putin ha l’urgenza di alzare i livelli dello scontro e allargare il conflitto. Così i cieli di Varsavia, e non solo, vengono violati da droni russi, il mondo intero scivola verso l’abisso, con gli Stati Uniti che barcollano, del tutto incapaci di tracciare una linea, mentre si aprono scenari interni di guerra civile e violenza fratricida devastante.
Giorno dopo giorno la guerra in Ucraina non è più soltanto “la guerra dell’Ucraina”. È l’anteprima di uno scontro che porterà ad una nuova divisione del mondo fra vecchi e nuovi protagonisti.
L’Occidente si trova contrapposto a un blocco che ormai esiste e si rafforza ogni giorno: Russia, Cina, India e altri paesi, nella parata di Pechino ha voluto lanciare un messaggio al mondo. Insieme rappresentano un terzo della popolazione mondiale, un colosso demografico, economico e militare che non accetta più il predominio americano ed europeo.
Il rischio è concreto: basta un errore, un missile caduto oltreconfine, un drone che sfugge al controllo, una vittima civile in un Paese Nato. A quel punto scatterebbe l’Articolo 5, la clausola di difesa collettiva che obbligherebbe tutti i membri dell’Alleanza a rispondere. Sarebbe il punto di non ritorno, l’inizio di una guerra mondiale che non resterebbe confinata all’Europa, ma travolgerebbe ogni angolo del pianeta.
Basta un errore, una mossa sbagliata, un incidente. Nel 1914 fu un colpo di pistola a Sarajevo. Nel 1939 un falso attacco orchestrato dai nazisti. Nel 1962, durante la crisi dei missili di Cuba, bastarono pochi giorni di tensione per portare il mondo sull’orlo di uno scontro nucleare.
Eppure la diplomazia tace, soffocata dalle urla della propaganda e dal fragore delle armi. È come se il mondo stesse camminando sul ciglio di un burrone.
Il pericolo è chiaro: non ci sarà un vincitore in una guerra mondiale, solo macerie e un tragico e mortale silenzio.
Nel frattempo, qualcosa di drammatico sta già accadendo. Ridotta in macerie la Striscia di Gaza, Israele continua indisturbata a radere al suolo Gaza City, distruggendo quartieri e costringendo alla fuga centinaia di migliaia di palestinesi. Un esodo forzato sotto i bombardamenti, che si aggiunge alla tragedia già in atto. Un dramma umanitario che assume sempre più il sapore di un genocidio.
E in questo scenario da film dell’orrore, emerge l’amara realtà dell’Italia. Il ministro Crosetto ha dovuto ammettere che il nostro Paese non è pronto ad una guerra. Lo avevamo immaginato, ora ne abbiamo la certezza. L’Italia non ha difesa, non ha mezzi, non ha uomini: una condizione drammatica che ci lascia vulnerabili e impotenti di fronte alla tempesta che avanza.
Così, mentre il mondo corre verso il caos, l’Italia si scopre smarrita e sprovvista di una vera ed efficace protezione, un avamposto fragile che rischia di essere travolto senza nessuna rete di sicurezza. Se qualcuno decide di entrare nel nostro paese, non dovrà nemmeno bussare: è aperto.