Il programma cult di Antonio Ricci si prepara a tornare in onda con una veste rinnovata. Nuovi volti? Nuove grafiche? L’unica certezza è che Mediaset vuole ringiovanire il suo fiore all’occhiello senza tradirne lo spirito originale
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È una delle trasmissioni più longeve e riconoscibili del piccolo schermo. Un simbolo popolare che ha attraversato epoche televisive, mode, governi, gusti e linguaggi. Eppure anche Striscia la Notizia, dopo oltre trent’anni di battaglie, tapiri e veline, è arrivata a un bivio. Lo ha detto chiaramente Pier Silvio Berlusconi in conferenza stampa: «È il momento di rinnovare, senza snaturare». Un’affermazione che in casa Mediaset suona come una dichiarazione d’intenti, ma anche come un invito alla prudenza.
Non ci sarà un taglio netto, ma un’evoluzione programmata, ragionata, morbida. L’obiettivo è quello di riconfigurare il linguaggio del tg satirico per adattarlo al pubblico di oggi, fatto di spettatori che consumano contenuti in velocità, tra uno scroll e una notifica. La sfida è duplice: rimanere riconoscibili senza diventare prevedibili, aggiornare la confezione senza smarrire l’irriverenza delle origini.
Secondo fonti interne a Cologno Monzese, la “cura” prevede un ammodernamento progressivo di sigla, studio e cast. I vertici dell’azienda starebbero valutando anche l’inserimento di nuovi volti comici, figure capaci di dialogare con le generazioni più giovani, senza rinunciare allo spirito critico che ha sempre contraddistinto la trasmissione.
Del resto, il format di Striscia ha vissuto di equilibri sottili. Inchieste d’assalto, comicità popolare, ritmo serrato. Ma oggi, con una concorrenza feroce e una platea sempre più frastagliata, anche l’ironia va ripensata. Pier Silvio Berlusconi lo sa bene. E sa che, per riportare Striscia al centro del discorso pubblico, serve più di un semplice lifting.
A lavorare con lui, ovviamente, c’è Antonio Ricci, il “padre-padrone” del programma. Nessuno, nemmeno l’ad di Mediaset, intende metterne in discussione l’impronta creativa. Ma tra le righe delle sue dichiarazioni si intuisce un passaggio di testimone culturale: Striscia deve aprirsi a nuovi registri, rimanendo fedele alla propria anima.
Nel frattempo, l’estate servirà da laboratorio. Mentre Canale 5 rispolvera titoli storici come La ruota della fortuna e Sarabanda, si misurerà il gradimento del pubblico per una tv che guarda al passato con occhi nuovi. Un termometro perfetto per capire se gli italiani sono pronti anche per un nuovo capitolo del tg satirico.
Il pubblico, nel frattempo, si divide. Da un lato i nostalgici, affezionati ai volti storici, ai tormentoni, ai servizi incalzanti. Dall’altro i più giovani, che Striscia la conoscono solo di riflesso, magari attraverso clip sui social. A questi ultimi, probabilmente, sarà rivolta la nuova versione: più compatta, più ritmata, con una scrittura che sappia colpire anche in formato reel.
Per ora tutto è ancora avvolto nel riserbo. Nessun annuncio ufficiale su conduttori, sigla o scenografia. Ma il segnale è chiaro: Striscia la Notizia non è un reperto da museo, ma un organismo vivo. E come ogni organismo vivo, ha bisogno di evolversi per non morire.
Per vedere il risultato finale bisognerà attendere novembre. Solo allora capiremo se la scommessa di Pier Silvio e Ricci sarà stata vincente. Se Striscia saprà ritrovare la sua voce, nonostante il rumore del tempo.