Dietro la missiva sulla competitività c’è un’intesa inedita tra Parigi, Roma e Berlino: l’obiettivo è ridisegnare le priorità industriali dell’Unione, in vista della transizione ecologica e del nuovo ciclo politico. Ma non mancano le frizioni
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Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni, Emmanuel Macron e Friedrich Merz
Una bozza rimbalza tra Roma, Parigi e Berlino. Una lettera politica, sì, ma con risvolti che potrebbero cambiare il corso della prossima legislatura europea. Non un semplice scambio epistolare, bensì un documento che unisce – almeno su carta – tre protagonisti con visioni molto diverse: Giorgia Meloni, Emmanuel Macron e Friedrich Merz.
La protagonista silenziosa, e destinataria designata, è lei: Ursula von der Leyen. E l’oggetto del contendere è un pilastro dell’agenda europea che rischia di trasformarsi in tallone d’Achille: la competitività dell’Unione, in particolare alla luce delle sfide legate alla transizione ecologica, alla crisi energetica e alla concorrenza internazionale, soprattutto da parte della Cina.
L’idea dell’appello nasce da Macron. È lui a suggerire a Meloni un’alleanza sui temi economici, durante il faccia a faccia a Palazzo Chigi del 3 giugno. Una stretta di mano che suona quasi surreale dopo mesi di gelo. Ma la politica europea ha i suoi tempi e, soprattutto, i suoi interessi. Il tedesco Merz – leader del centrodestra e probabile futuro cancelliere – accetta subito di salire sul carro. Il progetto prende forma: un testo congiunto da presentare alla presidente della Commissione, con l’ambizione di orientare da subito il baricentro delle politiche comunitarie.
Il contenuto? Sostanzioso. Si chiede a Ursula – che intanto è in piena campagna per il bis – di ricalibrare le scelte su innovazione, industria e sostenibilità. In particolare, si punta a ottenere maggiore flessibilità sui fondi europei per accompagnare i settori più esposti alla transizione, dall’automotive all’energia, passando per lo spazio e la difesa. Un ruolo chiave, in questo senso, è affidato a Raffaele Fitto: il commissario italiano sta ultimando la revisione del quadro finanziario pluriennale, e le modifiche previste aprirebbero spiragli per dirottare risorse già stanziate verso nuove priorità.
La cornice è chiara: un’Europa che vuole competere senza implodere, dove le regole devono adattarsi alla realtà economica. E dove l’ambiente resta centrale, ma non può diventare un fardello ingestibile. È su questo terreno che i tre leader convergono, ma non senza sfumature.
La Francia, ad esempio, spinge per incentivi all’auto elettrica, una delle sue scommesse industriali. L’Italia, più prudente, insiste affinché la transizione tenga conto anche dei biocarburanti e dei carburanti sintetici. La Germania, invece, appare titubante su entrambi i fronti, preoccupata di non scontentare i giganti dell’industria e i partner agricoli. Berlino, in particolare, frena anche su un altro capitolo: il trattato commerciale con il Mercosur. Ursula lo sostiene, Merz pure, ma Parigi è contraria e Roma ci pensa. Mettere tutto nella lettera rischia di accendere nuove micce.
Il tempismo, però, non è casuale.
Appena concluso il consiglio europeo dello scorso 26 27 giugno, la Commissione ha ripreso il discorso sulla riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 pur aggiungendo un aggettivo "flassibilità" che dovrebbe andare incontro alle esigenze di tutti. Un obiettivo ambizioso, che Macron ha già criticato pubblicamente, e che parte della destra europea giudica eccessivo, se non controproducente. L’iniziativa di Macron, Meloni e Merz ha dunque anche un valore di contrappeso: una sorta di pressing preventivo per evitare che le scelte ambientali diventino dogmi scollegati dall’economia reale.
Sullo sfondo, si muove la geopolitica. Il forum italo-francese Confindustria-Medef a Roma – previsto proprio il 10 luglio – vedrà la presenza di Ursula. Non è escluso che il testo venga reso pubblico proprio in quell’occasione. E che la lettera diventi il manifesto della nuova stagione europea, quella in cui le grandi famiglie politiche sono costrette a cercare convergenze pragmatiche, al di là delle etichette.
Nel frattempo, le bozze continuano a volare tra una capitale e l’altra. I diplomatici correggono, i consiglieri pesano le parole. Perché il messaggio a Ursula dovrà essere netto ma non ostile, determinato ma non irriverente. Per far capire che la partita è aperta. E che i tre firmatari, in modo inedito ma sempre più deciso, vogliono giocare da protagonisti.