Lavoro, l'ignobile bugia sui giovani del Sud e il reddito di cittadinanza

Da settimane gli imprenditori lamentano l'impossibilità di trovare personale da impiegare nelle attività estive e puntano il dito contro l'assistenzialismo e il provvedimento del Governo. Ma le cose forse stanno diversamente

di Francesca  Lagatta
13 giugno 2019
15:27

L'Italia è un Paese strano, governato da decenni da coloro di cui continua a lamentarsi, che usa i social per mostrare quello che non ha e non capisce nulla di flax tax, giurisdizione o diritti, ma conosce tutti i particolari in merito a tronisti, gieffini e inesistenti Mark Caltagirone. Con lo stesso criterio di logica, giudica, condanna e soprattutto spiega i fenomeni sociali. Non ultimo, quello sulla questione che vede al centro del dibattito giovani e reddito di cittadinanza, un binomio che starebbe provocando la catastrofe economica nel settore della balneazione, perché i potenziali lavori, in special modo quelli del Sud, sarebbero tutti vagabondi e approfittatori e starebbero lasciando gli imprenditori senza mano d'opera. Non c'è un solo giornale in tutto lo Stivale che non abbia pubblicato, almeno una volta in queste ultime settimane, il titolo: «Siamo disperati, offriamo lavoro ma nessuno risponde per colpa del reddito di cittadinanza».

La divisione politica

Ebbene. Non occorre essere scienziati per capire che in larga parte la faccenda affonda le sue radici nella divisione politica. L'assistenzialismo oggi è un argomento che non piace perché è una proposta del M5s, e lo dice una che è distante anni luce da Beppe Grillo e dal suo carrozzone. Di assistenzialismo ne ha parlato anche la sinistra italiana, allora era un buona soluzione, e, per inciso, di assistenzialismo v'è traccia anche nei paesi più evoluti d'Europa o in quelli in cui la povertà ha rallentato.


Reddito di cittadinanza: miniera d'oro o flop?

Ma non è questo il punto. Gli imprenditori puntano il dito contro i giovani che non vorrebbero più lavorare perché avvolti dall'improvviso benessere generato dal reddito grillino. Peccato che fino a 10 giorni fa, quando l'Italia era sotto la furia delle intemperie e la stagione estiva sembrava ancora lontana, il reddito di cittadinanza, al contrario, era stato considerato un vero flop, perché le cifre promesse da Luigi Di Maio e il resto della compagnia erano solo un inganno da poche decine di euro. Già su questo punto dovremmo trovare un accordo, e riflettere: il reddito di cittadinanza, dunque, è una miniera d'oro o un flop? Oppure la sua valenza varia a seconda di ciò che ci conviene dire?

 

Quando avete deciso, ci fate anche sapere se siete a conoscenza del fatto che chi percepisce la somma di denaro deve comunque prestare opera di servizio sociale e che rifiutando la terza proposta di lavoro se ne perde il diritto. Ma tant'è.

Lo sfondo razzista

Diciamo pure, per onestà intellettuale, che tra i tanti beneficiari (sparsi in tutta Italia, da sud a nord, isole comprese), molti di sicuro avranno poca voglia di lavorare e che cercheranno di usufruire del reddito il più a lungo possibile. Per il resto, siamo tutti uguali? Non è strano che i vagabondi siano tutti e solo al sud? E, poi, noi giovani meridionali siamo tutti sfaticati senza arte né parte, senza ambizioni, senza voglia di certezze o desiderio di un futuro economico solido? Non credo, al contrario ritengo che in queste affermazioni ci sia uno sfondo razzista e una precisa volontà denigratoria, che sguazza tra stereotipi e luoghi comuni che alla società fanno più male di ogni più becero assistenzialismo. E dimostrano una volta di più, come l'Italia continui a rimanere idealmente divisa in due, con il sud considerato ancora come una zavorra e non come una risorsa, come invece dimostra di essere tutti i giorni.

Le responsabilità degli imprenditori

Parliamo invece degli imprenditori, o pseudo tali, di coloro che offrono lavoro e si disperano perché non trovano personale. Quali sono le loro offerte? Quali diritti garantiscono? Sono disposti a mettere in campo procedure in regola o gli basterà solo continuare a lamentarsi? E, soprattutto, è più dignitoso il reddito di cittadinanza o lo stipendio che sono disposti a pagare?

Facciamo l'esempio della costa tirrenica cosentina, posto che conosco bene perché ci vivo, una striscia di terra di quasi 100 km di costa e meraviglie. Qui i cittadini vivono principalmente di turismo, nello specifico nel settore della balneazione. Ogni anno la Guardia di finanza scopre decine e decine di lavoratori in nero, sfruttati, sottopagati con stipendi da fame, che da giugno a settembre non concedono un solo giorno di riposo e sono capaci di farti pagare una bottiglietta d'acqua quando hai sete.

In alcuni posti, la Finanza ha sorpreso al lavoro anche minori al di sotto dei 16 anni, a cui gli "imprenditori" che oggi si lamentano, avrebbero dato 500/600 euro al mese. Meno del reddito di cittadinanza. Gli orari sono assurdi e le mansioni sono svolte in condizioni proibitive, ma guai a farlo presente, se no, una volta di più, sei un vagabondo, un nullafacente, un inetto. Insomma, un tipico meridionale. E vieni sostituito da chi ha più bisogno e deve accettare le condizioni rinunciando alla propria dignità. Il fenomeno è anche piuttosto diffuso.


Come sempre, anche qui ci sono le eccezioni e anche sulla costa tirrenica, per fortuna, ci sono imprenditori seri, che si servono dei lavoratori per creare benessere, turismo ed economia ed elargiscono diritti senza farli passare come un favore. Ma incontrarli è una vera e propria fortuna, molto di più che ricevere il reddito di cittadinanza e rimandare sogni e futuro a data da destinarsi. Prima di sparare sentenze, ognuno si faccia il proprio esame di coscienza.

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