Nel cuore della Calabria, ai piedi di Monte Covello, il borgo di Girifalco è custode di una bellezza senza tempo. Leggende che si tramandano nei secoli, monumenti che sfacciatamente mettono in mostra il loro fascino e voci che si rincorrono per non arrivare tardi all’appuntamento con il futuro disegnano un paese che merita di essere conosciuto.

La comunità girifalcese deve la sua nascita alla distruzione di due antichi paesi, Toco e Carìa, ad opera dei Saraceni nel 836. Tuttavia erano presenti degli insediamenti precedenti alla Magna Grecia, come dimostrato da alcuni ritrovamenti.

Girifalco, il cui nome secondo una leggenda deriva dal girovagare di un falco nel cielo che sovrasta la cittadina, è un borgo ricco di monumenti e luoghi da visitare. Tra questi: la Chiesa di S. Rocco risalente al XVI° secolo; la fontana “Carlo Pacino”; la Chiesa dell’Annunziata risalente al XVIII secolo; la Chiesa di S. Maria delle Nevi, edificata nel XVI secolo; la Chiesa della Madonna del Rosario; la Chiesa dell’Addolorata; il Palazzo Ducale, costruito nel XVII secolo; il Convento dei frati minori costruito nel 1650 per volere di Fabrizio Caracciolo e che, dopo la sua soppressione, divenne nel 1881 Ospedale Psichiatrico, oggi Complesso monumentale.

Girifalco, la misteriosa leggenda della fontana Carlo Pacino

C'è una Calabria misteriosa. Che nasconde tra le pieghe del suo territorio leggende e maledizioni. Una Calabria fatta di ombre, che gioca con la cattiva sorte. Storie, credenze popolari e luoghi che parlano una lingua che il tempo non è riuscito a far tacere. Spaccati di vita che ciclicamente tornano a galla per mettere in guardia chi non conosce il lato oscuro di una regione che, per quanto possa sforzarsi a far paura, continua ad essere tremendamente bella.

A Girifalco, comune della provincia di Catanzaro, la fontana Carlo Pacino espone la sua bellezza semplicemente mostrandosi. L'opera ha una pianta particolare a doppia forma, circolare all'interno e ottagonale all'esterno. Un'antica leggenda aleggia sull'opera, edificata nel 1663 per volontà del sindaco di cui oggi porta il nome. Si narra infatti che la fontana barocca, conosciuta anche come "fontana del diavolo", sia stata realizzata proprio da quest'ultimo in una sola notte ponendola davanti alla chiesa di San Rocco quasi in segno di scherno.

Va detto che la velocità con cui venne tirata su, secondo i contadini dell'epoca, non poteva essere riconducibile all'attività dell'uomo ma soltanto all'azione del demonio. Tuttavia, ad onor del vero, furono i maestri scalpellini locali a costruirla ricorrendo alla pietra calcarea. Mentre alcune parti vennero realizzate successivamente, nel 1830. Il monumento è stato oggetto di un'importante azione di restauro nel 2019.