Le manifestazioni fanno parte dei luoghi e vengono gelosamente custodite dalle comunità. I riti nei secoli si sono intrecciati con la cultura popolare e antiche usanze pagane
I riti e le tradizioni della Settimana Santa nel Reggino, dal Caracolo di Caulonia alle Svelate
I riti e le tradizioni della Settimana Santa nel Reggino, dal Caracolo di Caulonia alle Svelate
I riti e le tradizioni della Settimana Santa nel Reggino, dal Caracolo di Caulonia alle Svelate
I riti e le tradizioni della Settimana Santa nel Reggino, dal Caracolo di Caulonia alle Svelate
I riti e le tradizioni della Settimana Santa nel Reggino, dal Caracolo di Caulonia alle Svelate
I riti e le tradizioni della Settimana Santa nel Reggino, dal Caracolo di Caulonia alle Svelate
I riti e le tradizioni della Settimana Santa nel Reggino, dal Caracolo di Caulonia alle Svelate
Si inizia già dalla domenica della Palme, il giorno dell'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, accolto da una folla festosa che sventola rami di palma. A Caulonia, sul versante ionico reggino, questo ingresso veniva rievocato con “la bussata” con i fedeli in processione dall’Arciconfraternita del Santissimo Rosario per poi arrivare sul sagrato della chiesa Matrice, in piazza Mese, e lì bussare, appunto, alla porta della chiesa. Il tutto scandito da canti. Altra tradizione che da alcuni lustri è torna ad animare il borgo di Bova è la Domenica delle Palme o delle Persephoni, chiamate anche Pupazze o Madamme. Un segno religioso contaminato dal mito e viceversa. Ricordando l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, sfilano le Palme che però sono intrecci minuziosi di foglie di ulivo, nastri e merletti sostenuti da un telaio di canna. Fiori e frutti delineano graziose figure femminili e celebrano così anche la primavera. Così la religiosità è fede ed è anche mito della terra e della fertilità nel segno di Demetra e della figlia Persefone. Un cammino nel mito, dal rapimento per mano di Ade innamorato della giovane, dall’angoscia di Demetra e dalla carestia, fino al ritorno dagli Inferi di Persefone, alla sua liberazione e all’abbraccio della madre in un rinnovato soffio di vita e fertilità.
Leggi anche ↓La domenica delle Palme introduce i riti della Settimana santa, dell'adorazione dei Sepolcri, della Passione, della Veglia e della Resurrezione. Nel reggino, culla della Grecia di Calabria, si celebra sia la pasqua cattolica che quella ortodossa. La differenza risiede nella ritualità e anche nella collocazione temporale che differisce di alcuni giorni. La comunità ortodossa al calendario giuliano piuttosto che a quello gregoriano. Dunque i primi sono i riti della settimana Santa Cattolica in cui spicca la via Crucis del venerdì santo, a Stilo tra le vie del borgo con liturgie intense e a Mammola fino sul monte Calvario.
I sepolcri sono meta per i fedeli in moltissime chiese del territorio metropolitano reggino anche sul versante pianigiano con processioni del venerdì santo a Cittanova, Cinquefrondi, Laureana di Borrello, Rosarno, Rizziconi, Oppido Mamertina, Melicucco, Polistena, Palmi, Seminara e Gioia Tauro e Taurianova e tanti altri.
Segue la celebrazione del sabato santo con l'antico rito del Caracolo di scena a Caulonia. Vestiti di saio bianco e incappucciati con una corona di spine sul capo, i rappresentanti delle due arciconfraternite del Rosario e dell'Immacolata si ritrovano nel cuore del paese prima dell'inizio della processione di otto statue. Queste rievocano i momenti salienti della Passione di Cristo. Quindi l'ingresso nella chiesa Matrice prima del ritorno in piazza.
Caratteristica la Svelata in molti comuni del versante ionico come Mammola e, sul versante ionico, Gioiosa, Siderno e Caulonia.
La statua della Madonna con un velo scuro e quella di Gesù Cristo vengono velocemente portate l'una di fronte all'altra. Nel momento dell'incontro la caduta del velo scioglie il lutto di Maria nel segno della Resurrezione. La Svelata che sull'altro versante del territorio metropolitano di Reggio Calabria diventa la celebre Affruntata, consiste nell'incontro tra Maria e il Figlio risorto. Chiamata anche Cunfrunta e Ncrinata, essa è diffusa anche nel vibonese. È un rito religioso molto diffuso ispirato alla narrazione dell'incontro tra la Madonna, Gesù e San Giovanni Apostolo. Secondo le prevalenti interpretazioni, San Giovanni è il mediatore dell'incontro e l’annunciatore della vittoria del Figlio di Maria sulla morte. Questo rito ha fluttuato nella sua pratica tra la domenica di Pasqua, il lunedì dell’Angelo e il martedì dopo Pasqua. Ogni anno si rinnova nel giorno di Pasqua in molti comuni nel reggino. Tra questi in programma oggi a Cinquefrondi, Cittanova, Polistena, Roccella Ionica.
Seguendo le antiche orme dei greci di Calabria arriviamo in Bovesìa, culla secolare e di straordinario fascino della minoranza ellenofona di Calabria. Essa dai monti di Bova abbraccia le frazioni di Amendolea e di Gallicianò di Condofuri. In particolare a Gallicianò i riti della settimana santa ortodossa sono ancora praticati. Due sono i monasteri ortodossi nel reggino e si trovano a Seminara e a Bivongi (San Giovanni Theristis). Qui convergono le comunità ortodosse rispettivamente della Piana di Gioia Tauro e della Ionica. La Pasqua ortodossa che, seguendo il calendario giuliano, quest'anno sarà celebrata il prossimo 16 aprile, sarà attraversata dalla ritualità greco - bizantina.
«La domenica Palme del rito ortodosso coincide con la domenica di Pasqua dei cattolici. Essa si celebra con la benedizione dei rami di ulivi e delle foglie di alloro, che anticamente i greci associavano ai vincitori. In questo caso Gesù ha vinto sulla morte. La settimana Santa - spiega padre Benedetto Colucci del monastero ortodosso dei Santi Elia il Giovane e Filareto l’Ortolano di Seminara, fondato dall’imperatore Leone VI il Sapiente nel X secolo e rinato nel centro calabrese nel 2005 - prosegue con la veglia del mercoledì in cui si leggono dodici lunghi brani del Vangelo. Seguono li riti della sera del giovedì santo e quelli mattutini del venerdì, giorno della crocifissione e del funerale di Gesù che viene ricoperto di fiori. Per tre volte ha luogo una processione intorno alla chiesa. Essa simboleggia appunto la Trinità e la vittoria di Cristo sulla morte».
«Il rito più bello è quello del sabato santo con la veglia pasquale e i fedeli che accendono le candele illuminando la chiesa prima buia. Una nuova processione intorno alla chiesa precede il simbolico dialogo tra il sacerdote, che bussa alla porta della chiesa chiusa, e il diavolo, impersonato dal sagrestano che da dentro tiene chiusa la porta. Ma poi Gesù risorto trionfa. L'ingresso festoso in chiesa è accompagnato da canti pasquali e dalla benedizione delle uova sode rosse. Esse sono simbolo della vita che rinasce. ll colore rosso richiama il sangue versato da Gesù, attraverso il quale il figlio di Dio ha purificato l'umanità», spiega ancora padre Benedetto Colucci, che si appresta a vivere la sua prima Pasqua a Seminara.
Anche nella chiesa di San Paolo dei Greci di Reggio Calabria festeggerà la pasqua ortodossa, che quest'anno sarà celebrata il prossimo 16 aprile. Nel quartiere di Sbarre in via dei Santi Italo Greci, si rinnoverà la tradizione del Sacro Fuoco, culmine del Triduo pasquale e suggestivo segno della Pasqua orientale delle chiese ortodosse di tutto il mondo. Nell’annuncio Christos Anesti, Cristo è risorto in greco, pulsa anche in riva allo Stretto il cuore dell’antica Calabria Greco-Ortodossa.
La luce accesa dentro la chiesa viene poi portata in processione fuori per la benedizione durante la cerimonia animata dai cantori, che in queste liturgie hanno un ruolo di primo piano. Si celebra così la fine della Quaresima che per gli ortodossi precede la Pasqua nel segno del digiuno. Un rito antico, molto atteso e sentito, scandito dai riti della Settimana Santa, dalla veglia fino a mezzanotte e dalla messa domenicale. Una liturgia mattutina solenne e al contempo particolarmente gioiosa, scandita da canti che nella comunità di questa parrocchia sono caratterizzati da un'originale varietà linguistica. Gli intercalari sono in greco, slavo ecclesiastico, ucraino, rumeno e georgiano.
Nella città dell'antica e florida Giudecca e nella terra della seconda sinagoga ebraica più antica d'Europa rinvenuta a Bova Marina, c'è anche chi festeggia la Pesach. Per gli ebrei, che ancora attendono il Messia, si commemora la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù d’Egitto. I festeggiamenti durano otto giorni (quest'anno da mercoledì 5 aprile a giovedì 13 aprile). Forti sono le componenti spirituali e conviviali, con preghiere e canti antichi e cibi tipici come il pane azzimo, prodotto solo con acqua e farina di cinque cereali (frumento, orzo, avena, segale e spelta), rigorosamente senza sale e senza lievito. La Pesach nel reggino rivive per lo più in ambiti privati.
«La Pesach ebraica è una ricorrenza familiare. Ai bimbi si trasmette la storia di questa tradizione. Quest'anno sarà la prima festività dopo la recente nascita di una Sezione Calabrese della Comunità di Napoli che ha sede a Palmi. È un traguardo importante, patrimonio di tutta la Regione, di studiosi, storici e religiosi che hanno creduto in una prospettiva aperta e fraterna comune e nella diversità come unico spunto di ricchezza, dialogo, progresso condiviso e bellezza.
È un tassello del mosaico del ricco patrimonio storico interculturale regionale calabrese che ufficialmente viene messo nel proprio posto. Ciò dopo un'assenza di 500 anni. Tante sono, infatti, le preziose minoranze culturali e linguistiche calabresi: patrimoni di ricchezza di tradizioni e luce», ha spiegato Roque Pugliese, presidente della sezione calabrese della comunità di Napoli.
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