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di Francesca Giofrè
8 marzo 2024
12:10

8 marzoNon tutte ma in nome di tutte: ecco le donne calabresi che hanno fatto la differenza

Tenacia, coraggio e determinazione sono nel loro Dna. Nella giornata dell'8 marzo una carrellata di storie, alcune conosciute e altre meno, dal secolo scorso ai giorni nostri

Storie

Simbolo di tenacia, di forza, di determinazione. Ma anche di dedizione e amore. Tutto questo sono state e sono le donne calabresi. Contadine, mamme, pilastri per le proprie famiglie e custodi di tradizioni tramandate di generazione in generazione. E ancora, politiche, studiose e gran lavoratrici. Nate e cresciute in una terra bellissima ma a tratti difficile, e forse è proprio questo il segreto. Le sfide economiche, sociali e culturali di fronte a cui si sono trovate ne hanno forgiato il coraggio, facendo di loro creature che raramente si arrendono davanti alle difficoltà. Nella giornata in cui, a livello internazionale, si celebrano le donne e si ribadisce quanto sia importante la loro emancipazione e il raggiungimento di pari diritti rispetto agli uomini, vogliamo ricordare alcune delle donne che in Calabria hanno fatto la differenza, negli anni passati ma anche ai giorni nostri. Donne che hanno portato alto il nome della loro terra, sacrificandosi o raggiungendo traguardi importanti in diversi ambiti – dalla politica alla musica, passando per le scienze e il sociale – e dimostrando che quello che viene definito sesso debole di debole spesso e volentieri ha ben poco.

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Mia Martini  e Loredana Bertè

«Io non sono di origine, io sono proprio calabrese! Mia madre è di Bagnara Calabra, mio padre è di Villa San Giovanni, io sono nata a Bagnara: più calabrese di così! Sono la Calabria, mi sento la Calabria». Diceva così in un’intervista Mia Martini. E la sua Calabria, i suoi conterranei, non hanno mai smesso di amare lei e la sorella Loredana Bertè. Nate entrambe il 20 settembre – una nel 1947 e l’altra nel 1950 – sono tra le cantautrici più apprezzate in Italia. Una vita fugace quella di Mimì, a tratti difficile: passata dal grande successo alle dicerie secondo cui portava sfortuna. Una figura la sua ricordata per i brani che ci ha lasciato, ma segnata anche dalla tragica e improvvisa morte avvenuta nel maggio 1995, all'età di soli 47 anni. A lei fu subito intitolato il Premio della critica del Festival di Sanremo. Quello stesso premio che quest’anno è stato conquistato da sua sorella. «Ce l’abbiamo fatto, l’abbiamo portato a casa Mimì», ha detto un’emozionatissima Loredana Bertè nel ritirarlo.

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