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di Francesca Giofrè
8 marzo 2024
12:10

8 marzoNon tutte ma in nome di tutte: ecco le donne calabresi che hanno fatto la differenza

Tenacia, coraggio e determinazione sono nel loro Dna. Nella giornata dell'8 marzo una carrellata di storie, alcune conosciute e altre meno, dal secolo scorso ai giorni nostri

Storie

Simbolo di tenacia, di forza, di determinazione. Ma anche di dedizione e amore. Tutto questo sono state e sono le donne calabresi. Contadine, mamme, pilastri per le proprie famiglie e custodi di tradizioni tramandate di generazione in generazione. E ancora, politiche, studiose e gran lavoratrici. Nate e cresciute in una terra bellissima ma a tratti difficile, e forse è proprio questo il segreto. Le sfide economiche, sociali e culturali di fronte a cui si sono trovate ne hanno forgiato il coraggio, facendo di loro creature che raramente si arrendono davanti alle difficoltà. Nella giornata in cui, a livello internazionale, si celebrano le donne e si ribadisce quanto sia importante la loro emancipazione e il raggiungimento di pari diritti rispetto agli uomini, vogliamo ricordare alcune delle donne che in Calabria hanno fatto la differenza, negli anni passati ma anche ai giorni nostri. Donne che hanno portato alto il nome della loro terra, sacrificandosi o raggiungendo traguardi importanti in diversi ambiti – dalla politica alla musica, passando per le scienze e il sociale – e dimostrando che quello che viene definito sesso debole di debole spesso e volentieri ha ben poco.

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Concetta Pontorieri

Concetta Pontorieri è stata la prima donna in Calabria a conseguire la laurea. Un traguardo straordinario per l’epoca: basti pensare che nacque nel 1897 a Rombiolo, piccolo centro dell’entroterra vibonese. Pur essendo di buona famiglia, in quanto donna dovette sfidare i pregiudizi dell’epoca e superare mille difficoltà e malumori per perseguire il suo obiettivo: studiare. Dover stare lontana da casa, per giunta da sola, non era di certo una cosa ben vista, nemmeno dalla sua stessa famiglia. Anche tra le mura di casa Concetta si trovò infatti a fronteggiare numerose resistenze. E quando uno dei fratelli maggiori l’accompagnò a Roma per iscriversi all’Università La Sapienza, l’avrebbe salutata dicendole: «Avrei preferito accompagnarti al tuo funerale». Parole dure da digerire per una ragazzina, eppure Concetta andò avanti sulla sua strada. Pochi anni dopo si sarebbe trasferita a Torino e qui avrebbe conseguito la laurea in Scienze Naturali. In seguito, la prima calabrese a raggiungere quell'importante traguardo continuò a dedicarsi all'insegnamento e alla promozione dell'istruzione tra i più giovani. Una vita molto lunga la sua, attraverso ben tre secoli: è morta a 107 anni nel 2004. A Ionadi, nel Vibonese, lo scorso maggio le è stata intitolata una biblioteca.

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