Controcanto

Le donne non amano la guerra? Una balla monumentale

Le donne “piccole mammiferaie” che rinnegherebbero sempre e comunque la guerra è l’ennesima panzana di genere che le descrive eticamente illibate. La Storia racconta altro: da Hillary Clinton a Margaret Thatcher, da Golda Meir a Indira Gandhi, passando per Caterina II di Russia e Caterina de' Medici

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di Antonella Grippo
20 marzo 2022
10:30
Margaret Thatcher
Margaret Thatcher

Il mainstream nostrano e non, la cui missione su questa terra è quella di contrabbandare solenni cazzate alla stregua di inviolabili precetti, ha rilanciato - in questa inquieta attualità di guerra- l'ennesima panzana di genere. Le donne - secondo i grossisti della Parola melensa - non avrebbero un'indole bellicosa. Caratteristisca, questa, che varrebbe loro lo status rassicurante di "piccole mammiferaie" intente all'uncinetto, nell'impervia esecuzione del punto a grana di riso, mentre fuori infuriano i missili ipersonici. Nulla di nuovo. Del resto, i fattucchieri del "politically moscio" non nutrono soverchia simpatia per le complessità preferendovi l'inedia del "sentito dire".

Siamo alla solita giaculatoria dei bipolarismi bigotti teobiologici: le femmine amorevoli, materne, eticamente illibate contro i maschi brutali, spregevoli e cattivi. Per definizione naturale. Peccato che la storia, sin qui, si sia incaricata di smascherare la suddetta fregnaccia. E, nella specie, la storia delle donne al Potere. Sennonché, Hillary Clinton, Margaret Thatcher, Golda Meir, Indira Gandhi, Caterina II di Russia, Caterina de' Medici rappresentano sei buoni motivi per smontare la balla in questione. Per quanto riguarda Hillary- già segretario di Stato e senatore degli Stati Uniti-nutriamo seri dubbi che ella abbia mai intrattenuto svenevoli consuetudini letterarie con "Il pianoro della ginestra", le "Trasparenze dai pizzi antichi", o con la "Farandola di cuori" della sentimentalissima Liala, scrittrice italica dal rosa copyright.


Di certo sappiamo, invece, che la Clinton, nel 2003, votò a favore dell'intervento militare in Iraq, scelta che non solo inasprì il conflitto all'interno del suo partito, ma che le costò la nomination democratica del 2008, attribuita a Barack Obama grazie al voto dell'opinione pubblica americana prevalentemente pacifista. L'invasione, del resto, balcanizzò l'Iraq, favorendo la crescita di gruppi armati jihadisti. Come se non bastasse-nel 2011- durante le «primavere arabe», Hillary pronunciò l'apologia del linciaggio di Muammar Gheddafi.

Memorabile la frase «We came, we saw, he died», che non coincideva esattamente con il lamento aurorale di una cappuccina abbruzzese. Di più: la locuzione fu restituita al mondo proprio nel momento in cui i vari Paesi occidentali e del Golfo potevano contare sul sostegno dei ribelli libici, la cui forza militare appariva corroborata anche da reparti agevolmente riconducibili ad Al Qaeda. Per non parlare delle ardimentose gesta di Nostra Signora nel frangente storico della guerra in Siria. All'epoca, non ci pare aver giocato il ruolo di «infermiera di Tata». Tantomeno, quello di monachella cistercense della Congregazione di San Bernardo.

Golda Meir, cazzutissimo premier israeliano, non essendo una cultrice piagnona de «La tovatella di Milano» di Carolina Invernizio, declinò meglio l'arte militare. Alla stessa Meir, il cui disinteresse per le tecniche di rimozione dei grumi del mascara Waterpoof è noto ai posteri, non dispiacque affatto immischiarsi in faccende di guerra. Altro che cicorietta angelicata del focolare! Nel corso del suo mandato si consumò il quarto conflitto arabo-israeliano con l'attacco simultaneo di Egitto e Siria il 6 Ottobre del '73 (giorno santissimo per gli Ebrei, altrimenti noto come tempo dell'espiazione). La cosa le procurò ferocissime critiche. Cosicché,nel 1974 si dimise.

Il Primo Ministro del Regno Unito, Margaret Thatcher vinta dal dilemma amletico tra l'anticrespo Kerastase Fluidealist e il Coconut spray termoprotettore, scelse di attizzarsi restituendo vigore alle ambizioni imperialistiche del Regno Unito. A tal fine, organizzò una flotta navale per respingere dalle Isole Falkland le forze argentine, che ne rivendicavano la sovranità sull'onda del sentimento nazionalistico del Presidente Galtieri. Margherita ne uscì vittoriosa e pensò così di aver risarcito il suo Paese, dopo la sconfitta subìta da quest'ultimo nel conflitto di Suez. Insomma, l'ex potenza coloniale aveva ritrovato l'antico fulgore prendendosi il lontano, lontanissimo "scoglio". L'opinione internazionale, nel merito, si divise. Qualcuno sostenne che la Tatcher aveva leso pesantemente il diritto di legittima autodeterminazione di un popolo. Altro che femminilità accudente e sedante!

Nel 1971, Indira Gandhi, incapace di emulare la geometrica potenza del diametro del tortellino di Orietta Berti, mosse guerra al Pakistan, a sostegno degli indipendentisti bengalesi del Mukti Bahini. La presa di Dacca il 16 dicembre segnò la fine del conflitto e la resa dei pakistani. Del resto, sul piano dei rapporti di forza non c'era contesa. L'India schierò duecento aerei, tra Hunter ed Mg-21 contro i ventuno del nemico. Dal suo canto, Indira amava dire: «La paura, ogni paura è una perdita di tempo. Come i rimpianti». L'esatto contrario di una lagna canora a gemito diluito di Claudia Mori.

Caterina II di Russia, avendo preconizzato con disappunto il futuro parto del mellifluo pippotto «L'azzurro nella veranda» della solita Liala, volle spassarsela di brutto ordendo un colpo di stato ai danni del marito. In politica estera, ella mirò ad estendere i confini già vasti dell'Impero ai danni di Polonia e Turchia. Intraprese guerre tra il 1788 e il 1790, determinando la distruzione del regno di Polonia dopo avervi insediato l'amante, meglio conosciuto come Poniatowski. Il Paese subì uno smembramento e a Caterina spettarono Moldavia, Lituania e Valacchia. Ai turchi, invece, sottrasse la Crimea e l'Ucraina meridionale. Caterina era solita ribadire: «I miei soldati vanno in guerra come se andassero ad un matrimonio». Cinica, spregiudicata e spietata al limite del parossismo. Insomma, non una delle due orfanelle di Adolphe d'Ennery.

La sua omonima toscana, Caterina de' Medici, in fatto di perfidia armata, sguainò un talento da fuoriclasse. La descrivono come una donna pronta a tutto pur di conseguire i suoi scopi. La sua vicenda è fatalmente connessa con le guerre di religione che si combatterono in Francia dopo la prima metà del 500. In verità, il suo ruolo nel massacro della notte di San Bartolomeo, ai danni degli ugonotti di Parigi, è oggetto di controversie storiografiche. E, tuttavia, taluno propende per la tesi secondo cui la sovrana somigliasse , in versione femminile, al Principe di Machiavelli. Con annessi vizi.

Sin qui le storie del lontano e del recente passato. La cronaca a noi più contigua racconta, invece, del piglio della vicepremier ucraina, Irina Vereshchuck, che nel talk della Gruber, lo scorso 14 Marzo, ha reiterato la richiesta della no fly zone. Roba forte. Non propriamente l'affettuoso invito a tre amici per una partitella a rubamazzetto.

Giornalista
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