Regionali, gli Occhiuto assediano Berlusconi. Chiesto il simbolo per correre da soli

Sembra che i fratelli Mario e Roberto abbiano avanzato la richiesta per poter andare contro la Lega. Un’ipotesi che pare non abbia trovato consenso tra i big di Forza Italia

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di Pasquale Motta
30 novembre 2019
18:41

Avevamo immaginato, nel nostro pezzo di ieri, che i fratelli Occhiuto avrebbero potuto manifestare un atto di generosità politica solo nel caso di una candidatura di Iole Santelli. Dobbiamo riconoscere di essere stati estremamente ottimisti nell’immaginare una tale generosità. Gli Occhiuto, evidentemente, sono disponibili a fare un passo indietro solo per Occhiuto. In queste ore l’offensiva dei due fratelli della politica cosentina è in atto e non conosce tregua. Si può dire che, ormai, mancano poche ore alla riunione che dovrebbe tirar fuori il nome del candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra. Dopo il veto da parte del leader della Lega alla candidatura di Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, e dello stesso fratello Roberto, vicepresidente del gruppo parlamentare di Forza Italia, la coalizione aspetta che Silvio Berlusconi porti un nome definitivo ed alternativo agli Occhiuto. Il pressing nei confronti dell’ex cavaliere di Arcore, dunque, proprio in queste ore si è fatto più stringente. Sembra, infatti, che Mario e Roberto Occhiuto abbiano chiesto al leader azzurro l’uso del simbolo per poter correre da soli e contro la Lega. Un’ipotesi, questa, che pare non abbia trovato consenso tra i big di Forza Italia, Tajani e Gelmini più di ogni altri. I fratelli Occhiuto hanno, però, minacciato di correre da soli in ogni caso. Una minaccia che sembra una pistola puntata alla tempia di Berlusconi, in vista della riunione di martedì che il leader azzurro dovrebbe avere con Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

 


 

Il paradosso di questa ingarbugliata matassa è la curiosa somiglianza della dinamica politica dei fratelli Occhiuto con quella di Mario Oliverio: entrambi non sono disposti a fare passi indietro nell’ambito delle rispettive coalizioni, entrambi sono pronti a correre da soli più per vendetta verso i rispettivi partiti di appartenenza che per la reale possibilità di concorrere per vincere. Occhiuto e la sua lobby di sostenitori, in questi giorni, hanno lavorato esclusivamente per bruciare o danneggiare l’immagine di potenziali concorrenti all’interno di Forza Italia. Il primo bersaglio sembra essere stato il sindaco della città capoluogo di Regione Sergio Abramo, il quale, nei giorni scorsi, era apparso come il candidato naturale di un centrodestra unito. Una consolidata macchina del fango ha, tuttavia, fatto circolare di tutto contro il primo cittadino di Catanzaro, qualcuno ha pensato addirittura di farlo passare per un simpatizzante della Lega, dimenticando che Sergio Abramo è, invece, un forzista della prima ora che non ha mai cambiato posizione politica.

 

Curioso, infatti, che a sollevare queste obiezioni nei confronti di Abramo siano ambienti vicini ai fratelli Occhiuto, i quali hanno aderito a Forza Italia da poco tempo, considerato che provengono dal quell’Udc dell’onorevole Cesa. Roberto Occhiuto, infatti, subentrò alla Camera proprio all’ex leader dell’Udc allorquando questi venne eletto nel parlamento europeo. Senza dimenticare quanto avevo scritto ieri riguardo al tentativo di bruciare la proposta di candidare l’avvocato Maria Limardo, sindaco della città di Vibo Valentia.

 

A questo punto Forza Italia ed il centrodestra devono sciogliere un nodo che rischia di minare la loro credibilità alla vigilia di un appuntamento elettorale che, almeno secondo i sondaggi, dovrebbe premiare il centrodestra. Il nodo che debbono sciogliere è quello se accettare o meno il di diktat dei fratelli Occhiuto, che sembra ormai somigliare sempre di più ad un ricatto piuttosto che a una ragionevole proposta politica. Il centrodestra ha tutte le condizioni, le risorse e le proposte per decidere una candidatura che possa rappresentare degnamente una coalizione calabrese unita. Abbiamo detto del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, del sindaco di Vibo Valentia, Maria Limardo, del giovane senatore forzista, Giuseppe Mangialavori, fino ad arrivare al magistrato, Caterina Chiaravalloti, per finire ad una rappresentanza della stessa Reggio Calabria dove ci sono altri giovani parlamentari tra i quali l’onorevole Francesco Cannizzaro. Poche coalizioni politiche, in questa fase, possono vantare una così ampia ed autorevole rosa di proposte.

 

A questo punto si tratterà di capire se Silvio Berlusconi sarà in grado di decidere ed indicare alla coalizione un nome di questa ampia rosa che, a quanto sembra, sia Salvini che la Meloni siano pronti a sposare senza nulla eccepire. Una scelta diversa dimostrerebbe, da un lato, l’ingovernabilità di Forza Italia e, dall’altro lato, la totale mancanza di rispetto verso quadri istituzionali che, in questi anni, hanno registrato successi elettorali ed amministrato nel rispetto di norme etiche e contabili. Insistere, da parte di Berlusconi, nel proporre Occhiuto e, dunque, subire il loro ricatto significa far saltare la coalizione e mettere a serio rischio una vittoria che, allo stato, sembrerebbe scontata. La candidatura Occhiuto, gravata da una così pesante situazione giudiziaria e forse con altri guai in arrivo, sarebbe insostenibile a questo punto per il cdx, considerato anche il profilo del candidato Pippo Callipo, candidato deciso inaspettatamente questo fine settimana da parte del centrosinistra. Il rischio che una battaglia trionfale alla conquista del decimo piano potrebbe trasformarsi in una pesante Waterloo, sta diventando un’ipotesi non del tutto peregrina per il centrodestra.

 

Insomma sembrano gli ultimi giorni di Pompei per i fratelli Occhiuto, solo che a differenza della storica eruzione che ha salvato la vecchia Pompei per i 2000 anni successivi, i pompeiani erano ignari della sciagura che gli sarebbe venuta addosso; gli Occhiuto, invece, pur essendo ben consapevoli della sciagura che incombe su di loro, pretenderebbero che l’eruzione travolga il centrodestra.

 

Pasquale Motta

Giornalista
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