Recovery fund, Confapi: «Basterà al Sud per risollevarsi dalla crisi?»

Il vicepresidente nazionale, Francesco Napoli: «Abbiamo una sola strada, anche se non facile: quei soldi, tanti o pochi che siano, devono creare le condizioni per attrarne altri»

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12 febbraio 2021
19:14
Il presidente di Confapi Calabria e vicepresidente nazionale, Francesco Napoli
Il presidente di Confapi Calabria e vicepresidente nazionale, Francesco Napoli

Il presidente di Confapi Calabria e vicepresidente nazionale, Francesco Napoli, mette sul tavolo alcuni argomenti relativi al Recovery Fund, proponendo soluzioni e ipotesi di rilancio per risollevare l’Italia post Covid dalla crisi economica e sociale.

«Partendo dal presupposto che la nascita del governo Draghi sia un’ottima notizia- dice Napoli-  il momento impone di ragionare in modo diverso rispetto al recente passato con un cambiamento di rotta. Abbiamo una sola strada, anche se non facile: quei soldi, tanti o pochi che siano, devono creare le condizioni per attrarne altri. Bisogna puntare sull’innovazione e costruire qualità per il futuro in modo da generare ulteriori risorse per far proseguire il ciclo innovativo».


Il Recovery fund ha creato un certo ottimismo vista la quantità di risorse per le politiche innovative che non si erano mai viste negli ultimi trent’anni ma subito dopo è nata la preoccupazione che quei soldi non potessero essere abbastanza.  In più del totale complessivo, 80 miliardi saranno a fondo perduto, il resto è debito pubblico.

Per accedere al Fund infatti è necessario che vengano presentati progetti innovativi e coerenti con la visione europea per migliorare alcuni capisaldi: la sostenibilità, l’equità, la produttività e la stabilità macroeconomica.

La domanda che il presidente di Confapi Calabria si pone è la seguente: i fondi del programma Next generation possono essere indirizzati a questo obiettivo, cioè ad attrarne altri? 

Di sicuro il programma Next generation è una grande occasione per famiglie e imprese soprattutto per il Sud d’Italia, ma bisogna saper sfruttare due raccomandazioni della comunità Europa: fare investimenti ecosostenibili e digitali (puntando su intelligenza artificiale, automazione, robotica).

Questi due settori in cui siamo ultimi in Europa determinerebbero miglioramenti in tanti ambiti: dalla sanità all’istruzione; dalla cultura alla burocrazia e alla giustizia.

Francesco Napoli, conosce da vicino il mondo della piccola e media impresa e crede che due siano i grandi nemici che bloccano gli investimenti nel nostro territorio: la burocrazia e la giustizia civile.

«La burocrazia ingessa la nostra economia e pesa tanto sulle casse delle pmi (30 miliardi di euro in Italia ogni anno). Ci sono troppe regole che allontanano gli investitori istituzionali ed esteri pronti ad investire nel Sud d’Italia. Poi c’è una giustizia civile “ammazza imprese”. Un fallimento nei tribunali meridionali dura in media 9 anni e 6 mesi, oltre due anni in più rispetto alla media nazionale che è 7 anni e un mese, che è comunque un tempo molto elevato».

Inoltre per fare della Calabria e del Sud, polo di attrazione per le aziende produttrici, terreno fertile per dare vita a un’idea imprenditoriale, ecosistema di persone e aziende che si scambiano risorse e know how, sarebbe necessario trarre ispirazione dal modello economico Emiliano, fatto di produzione specializzata, piccole-medie aziende e collaborazione con il sindacato.

«Immagino in Calabria una Valley energy, una Valley wellness, Valley food. Immagino un rapporto più stretto tra Università e aziende e con uomini politici più vicini al modello Andrea Pontremoli, un modo utile per fare economia in famiglia».

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