Cosa rimane del femminismo da insegnare a mia figlia

Va tramandato il valore della solidarietà tra donne in difesa dei più deboli, concretizzando un piano di progresso nella storia dell’uomo, e che si orienti una volta per tutte verso scelte a vantaggio delle donne e dei più fragili

di Caterina Capponi
8 marzo 2021
13:39

Dovendo indicare l’origine della riflessione sulla disparità delle donne si potrebbe pensare all’opera A Vindication of the Rights of Woman di Mary Wollestonecraft (1792) che criticava la presunta inferiorità della donna teorizzata da Rousseau, negando inoltre la sua mercificazione mediante il matrimonio.

Per quel che riguarda le rivendicazioni civili risulta fondamentale la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, 1791, in piena atmosfera rivoluzionaria in Francia.


In America e in Inghilterra, dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, la nascita e la diffusione di movimenti di donne furono finalizzati alla conquista del diritto di voto e all’accesso alle libere professioni.

In Italia le donne votarono per la prima volta il 2 giugno del 1946; in seguito la rivoluzione del 68’ intrecciata alla rivoluzione femminista produsse esiti giuridici significativi: la promulgazione della legge sul divorzio (1970), il nuovo diritto di famiglia (1975), l’istituzione dei consultori familiari (1975), la legge di regolamentazione dell’aborto del 1978, confermata con referendum nel 1981, e infine, la legge del 1977 sulla parità nel lavoro.

Molto presto si rese necessaria una trasformazione culturale ed etica, per rivendicare e affermare un sistema valoriale alternativo e centrato sulla categoria della differenza.

A partire dall’interpretazione di Luce Irigaray (Speculum. L’altra donna, 1974), appartenente alla scuola psicoanalitica di Jacques Lacan, l’uomo vede come pericolosa la diversità positiva della donna, priva di autonomia e specificità ridotta ad immagine riflessa, avverte come dirompente la sua figura che crea una crisi nell’immaginario maschile: è capace di sovvertire la legge del Padre con effetti evidenti e destabilizzanti. Ed è proprio il fenomeno del tramonto del padre ad essere profondamente indagato da Massimo Recalcati Nel complesso di Telemaco (2014):

L’autorità simbolica del padre ha perso peso, si è eclissata, è irreversibilmente tramontata.

La “Legge del Padre” ha il suo corrispettivo politico nel patriarcato “governo dei padri” , in cui il predominio maschile è strutturalmente sancito. Solo il suo superamento ha comportato una evoluzione civile, sociale e politica di portata globale.

Nel Novecento uno dei testi di riferimento del femminismo, Il secondo sesso (1949) di Simone de Beauvoir, ricostruisce radici storiche della subordinazione della donna all’uomo, lei in relazione a lui, sempre e in qualunque contesto, auspicando inoltre un processo di liberazione in cui potersi guadagnare spazi di incredibile attivismo e protagonismo.

A partire dal linguaggio, abbiamo subito una realtà detta dall’uomo, caratterizzata dalla sua forma mentale e dalle categorie concettuali, tutta la tradizione filosofica si è concentrata sul dicente e pensante (uomo) in quanto “animale razionale” dotato di “logos”, negando sin dal filosofo greco Parmenide, una qualsiasi altra forma di alterità, con l’esito di spingere all’estraniazione il soggetto femminile:

Linguaggio come logos che è insieme pensiero e linguaggio. L’uomo è dunque colui che dice le cose e il mondo e dice se stesso come il dicente. Pensa il tutto e pensa se stesso come il pensante. Il pensiero identico all’essere,e, oltre al pensiero nulla. Infatti il nulla non è.[..]: la molteplicità, l’alterità, la differenza sono dichiarate inesistenti e impensabili. (Adriana Cavarero-Diotima Il pensiero della differenza sessuale).

Il lungo e faticoso percorso di liberazione comincerà dalla riappropriazione di categorie concettuali nostre, che possano esprimere al meglio vissuti e identità specifiche, superando un monismo violento e ostracizzante che per secoli ha ridotto le figure femminili ai margini e al silenzio imposto.

È necessario continuare ad essere donne in lotta per l’emancipazione. Così Isabel Allende, nel libro- intervista Donne dell’anima mia (2020), spiega ragioni passate, presenti e future del suo essere femminista, confessando di esserlo sin dai tempi dell’asiloDavanti a una minaccia, la reazione maschile è la fuga o il combattimento: adrenalina e testosterone. Davanti a una minaccia, la reazione femminile è formare un cerchio per mettere i piccoli al centro. Ossitocina ed estrogeni. L’ossitocina, l’ormone che ci spinge a unirci.

Da questa straordinaria voce della letteratura cilena, dalla sua carica evocativa ed eversiva, apprendiamo un genere maschile descritto in modo implacabile e diretto, avvertiamo in quel mondo artificiosamente costruito al maschile una staticità e un immobilismo soverchiante, contrapposto all’energia vitale e dinamica del pensare donna che non soccomberà senza protestare:

Il patriarcato è di pietra. Il femminismo è fluido, potente, profondo come un oceano e racchiude l’infinita complessità della vita, si muove a onde, correnti, maree e talvolta con tempeste furiose. Come l’oceano, il femminismo non rimane in silenzio. Ormai, la violenza, la tortura, e tutti i crimini perpetrati a danno del genere femminile hanno raggiunto dati enormi, una vera emergenza mondiale che non tende a declinare, mostrando una profonda connessione con la violenza maschile.

Il bisogno di essere amate e comprese ci rende fragili, eppure siamo capaci di estremi sacrifici fino all’abnegazione, a fronte di un individualismo imperante e dilagante dell’uomo.

Sappiamo essere seducenti, carismatiche, procuriamo attrazione con un solo gesto delle mani o uno sguardo, tutto ciò non è incompatibile con l’intelligenza e con le spinte emancipatrici che pervadono le nostre esistenze. E poi siamo tenaci e perseveranti come l’acqua “che si scava la strada anche attraverso la pietra e quando è intrappolata si crea un nuovo varco”.

Queste prerogative femminili come anche la custodia, la protezione, la premura, la capacità di riconnettersi alle altre per attingervi forza ed energia, devono essere valorizzate e difese strenuamente. Va tramandato, prima di ogni cosa, il valore della solidarietà tra donne in difesa dei più deboli, concretizzando un piano di progresso nella storia dell’uomo, e che si orienti una volta per tutte verso scelte a vantaggio delle donne e dei più fragili.

di Caterina Capponi
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