La riflessione

L’elezione del presidente della Repubblica un terno a lotto: evitare lo scempio dell’ultima istituzione amata dagli italiani

I cittadini italiani vogliono un uomo dalla dignità e dalla moralità indiscutibili, dal prestigio senza alcuna macchia, dalla carriera senza ombre. Il Parlamento in seduta congiunta dovrà ragionare su questo

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di Franco Laratta
13 dicembre 2021
11:15
foto ansa
foto ansa

Il Quirinale è rimasta l’unica istituzione credibile in un paese che non ama più le sue istituzioni, che non ama il parlamento, i partiti, la magistratura, la Chiesa. La presidenza della Repubblica è rimasta al di sopra di un gioco politico così indecoroso che molto spesso ci fa vergognare.

Quasi tutti i presidenti della Repubblica sono stati all’altezza del compito, hanno saputo rappresentare il paese, hanno saputo dare un’immagine forte e istituzionale dell’Italia nel mondo.


Vale per Pertini, Ciampi, Napolitano, Mattarella, giusto per citarne alcuni.

Grandi italiani che hanno scritto una pagina importante della storia di questo paese. Oggi sembra che tutto si stia per sciupare, troppi attori da strapazzo recitano un copione che non ha né capo né coda, tra urla sguaiate e rivendicazioni ridicole, con identikit impresentabili di possibili aspiranti.

Circola in questi giorni una foto molto bella, che descrive due futuri presidenti della Repubblica che tornano a visitare la cella che li vide entrambi prigionieri.

Giuseppe Saragat e Sandro Pertini furono arrestati dai nazisti nel 1943, vennero rinchiusi nella stessa cella del carcere di Regina Coeli, nel braccio riservato ai condannati a morte. Evasero da Regina Coeli nel gennaio del 1944 grazie ad un piano veramente incredibile.

Divennero entrambi presidenti della Repubblica, con Pertini popolarissimo e amato.

Lo stile dei presidenti è stato ogni volta diverso, caratterizzato dalla storia e dalla cultura dell’eletto. Abbiamo avuto lo stile semplice e immediato, fuori dal protocollo, del partigiano Sandro Pertini, quello tecnico e prestigioso di Carlo Azeglio Ciampi, quello autorevole, interventista e forte di Giorgio Napolitano, ed ora quello di Mattarella, amato per la sua riservatezza, autorevolissimo, fermo e irremovibile quando tutto attorno sembrava travolgerlo. E alla fine ha vinto lui su tutti.

Comunque tutti i presidenti hanno saputo garantire uno sviluppo ordinato del processo democratico. Nonostante un parlamento troppo spesso caotico e incapace di garantire stabilità, mentre i partiti sono scomparsi e la politica è morta, il Quirinale ha rappresentato un punto fermo, un riferimento internazionale, una garanzia per gli alleati europei.

Oggi l’elezione del presidente del Repubblica sta diventando veramente un terno al lotto.

Nessuno, ad esempio, riesce a capire che cosa voglia dire la Meloni quando parla di un ‘presidente patriota’, come se potesse esserci un presidente non patriota, non difensore del paese e della sua unità costituzionale. Una sciocchezza che forse nasconde ben altro.

Ma la cosa più grave sarebbe quella di eleggere, magari a maggioranza, un uomo chiacchierato, che ha diviso il paese, che non ha dimostrato una corretta e giusta dignità istituzionale.

Tanti dei nomi che circolano non sembrano adeguati al compito. Quell’applauso scrosciante, con il pubblico in piedi per sei minuti ad acclamare alla Scala, durante la prima del 7 dicembre u.s., il bis per Mattarella, significa che i cittadini italiani vogliono un uomo dalla dignità e dalla moralità indiscutibili, dal prestigio senza alcuna macchia, dalla carriera senza ombre.

Il parlamento in seduta congiunta dovrà ragionare su questo ed evitare che nel nostro paese si compia uno scempio dell’unica vera istituzione rimasta in piedi e ancora amata dagli italiani.

di Franco Laratta
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