Il 15 giugno scorso, quasi un anno fa, è stata inaugurata presso il Museo di Arte Contemporanea di Acri un'importante personale di Angelo Ventimiglia, artista originario di Villapiana nell'Alto Ionio cosentino. Servendosi di metalli di varia natura, del legno, della stoffa o di altri materiali recuperati chissà dove e spesso di matrice espressamente ordinaria e popolare, le opere esposte hanno consentito di ripercorrere gli ultimi anni della carriera del pur giovanissimo Ventimiglia, dedicati, in particolare, al tema della moneta.

Della mostra, intitolata L'altra faccia della moneta e che è stata visitabile fino al 30 settembre 2024, rimane l'evidente attualità di una questione che l'artista ha scelto opportunamente di legare a quello spazio incerto ma fecondo che si dipana lungo il limite tra pensiero cosciente e inconscio. Sulle tele l'universo della moneta, con tutto l'armamentario di simboli antichi e moderni, si affianca a una dimensione difficile da delimitare, spesso inattesa e talvolta non pienamente comprensibile, che però, proprio abbandonandosi a questo spazio che si estende oltre la cornice di riferimento, consente di scoprire qualcosa in più riguardo alla nostra identità: dell'identità dell'artista, senz'altro, ma anche di quella di chi osserva. È forse per questo che i confini tra le varie parti della tela, così come quelli tra le varie regioni della mente, non sono così netti, fondendosi in un ambiente unico ma segnato da resistenze e contraddizioni.

La moneta, dunque, ma anche, per un altro verso, ciò che è apparentemente molto distante da essa, il bambino. È questa dimensione quella più prossima ai modi e agli spazi dell'inconscio, che si apre alla parte oscura di noi stessi, a ciò che dobbiamo ancora comprendere e che forse mai comprenderemo. Il bambino, come il nostro sistema inconscio, certe volte segue le leggi della grammatica, altre volte le ignora. Allo stesso modo, le tele di Ventimiglia, servendosi delle contrapposizioni cromatiche e degli urti tra materiali diversi, spiegano come la moneta sia, da un lato, nemico universale e incarnazione del capitale e della tradizione ingessata, ma, dall'altro, abbia una funzione inattesa, perché sorprendentemente dispiegante e chiarificatrice. E non è spesso l'infanzia a mostrarci l'altra faccia della moneta? Non sono proprio i bambini ad aprirci gli occhi su quello spazio inaspettato e a dimostrare come sia possibile osservare noi stessi e la realtà da un punto di vista che non avevamo considerato?