Sanità in Calabria, i dati del finanziamento causa del commissariamento

Se in Calabria le risorse pubbliche per il servizio sanitario non sono sufficienti per garantire almeno i Lea si arriva al disavanzo e poi al Piano di rientro che porta alla nomina di un Commissario

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di Corrado Edoardo Mollica
23 ottobre 2021
18:02

In questo periodo quando si discute di sanità in Calabria si parla esclusivamente del commissariamento e di rimuoverlo o, almeno, di nominare quale commissario il presidente della Regione. E siccome un Commissario è nominato per attuare il Piano di rientro, dopo che si è creato il “disavanzo”, perché in Calabria non si parla di come si creano le condizioni partendo a monte, dalla causa di tutto, il finanziamento del Servizio Sanitario Regionale/Calabrese?

Ciò che si deve discutere, nel 2021, è di un finanziamento della Sanità basato sul federalismo fiscale (dal D.Lgs.n.56/2000 all’epocale riforma del titolo V della Costituzione del 2001, fino alla Legge. n.42/2009 (Calderoli)), quindi differenziato tra le Regioni e come tutti i dati certificano, ISTAT, RGS, Corte dei Conti e Conti Pubblici Territoriali/Agenzia Coesione Territoriale, i residenti, ad esempio in Calabria, hanno a disposizione per la spesa sanitaria minori risorse pubbliche a testa rispetto ai residenti di altre Regioni.


E allora nel silenzio generale scopriamo che il finanziamento basato sul federalismo fiscale comporta, in successione, che p.es in Calabria se le risorse pubbliche per il servizio sanitario, in sostanza, non sono (neanche) sufficienti per garantire (almeno) i LEA (il livello "essenziale" di assistenza), si arriva al disavanzo e poi, per legge, al Piano di rientro, che porta alla nomina di un Commissario, che deve “risanare” i conti, cioè (deve) ridurre i servizi sanitari (in tutti questi anni meno ospedali, medici, infermieri, posti letto, farmaci ecc.ecc. (porta efficienza?)), una riduzione che conduce anche alla migrazione sanitaria e alla trasmigrazione di risorse pubbliche (oltre 300 milioni di euro) ad altre Regioni.

E alla fine della catena, sempre per legge, per i residenti della Calabria scatta l'applicazione automatica della maggiorazione IRAP di 0,15 e Addizionale regionale IRPEF di 0,30, per l’anno d'imposta 2020 e ora anche per il 2021.

Per far comprendere meglio cosa vuol dire non parlare della causa (il finanziamento con il federalismo fiscale) ma solo dell’effetto (il commissariamento), dall’ultimo monitoraggio della Ragioneria Generale dello Stato, la Regione Calabria presenta al 2020 un disavanzo complessivo di 91 milioni di euro, quindi ancora Piano di rientro, Commissario per l’attuazione (Presidente Regione o altri), più 0,15 IRAP e 0,30 addizionale regionale IRPEF e, infine, l’applicazione del divieto di effettuare spese non obbligatorie da parte del bilancio regionale fino al 31 dicembre 2022.

Ma con le stesse risorse di altre Regioni ci sarebbe stato questo disavanzo di 91 milioni di euro (+Piano di rientro+Commissario+imposte) quando, con un semplice calcolo sempre dai dati della RGS per il numero dei residenti della Calabria, nel 2020 p.es la Liguria ha € 621 milioni di euro in più, il Piemonte 461 milioni in più, il Veneto 508 milioni in più, la Lombardia 543 milioni in più, l’Emilia Romagna 883 milioni in più, la Toscana 654 milioni in più? E allora perché parlare solo di Commissario si o Commissario no e non discutere delle differenze di risorse pubbliche che per legge sono messe a disposizione per ogni Servizio sanitario Regionale?

Per evidenziare l’iniqua quanto ingiusta sperequazione tra territori dello stesso Stato, ancora dai dati della Ragioneria Generale dello Stato, tra le Regioni a statuto ordinario e nonostante tutte le risorse pro capite in più rispetto alla Calabria, il Piemonte presenta a IV trimestre 2020 un disavanzo di 54 milioni di euro, la Liguria di 31 milioni, la Toscana di 68 milioni e la Lombardia un disavanzo di 28 milioni di euro. Solo che, “grazie” al federalismo fiscale, hanno trovato la copertura con risorse regionali e, quindi, non è scattato il Piano di rientro, la nomina di un Commissario, l’incremento delle imposte regionali e il divieto di effettuare spese non obbligatorie fino al 31 dicembre 2022. Per non parlare delle Regioni a statuto speciale, p.es la Valle d’Aosta, con poco più di 123 mila residenti ognuno dei quali ha disposizione per la spesa sanitaria 347 euro in più di un residente in Calabria, presenta a IV trimestre 2020 un disavanzo di 22 milioni di euro o il Friuli-Venezia Giulia, poco più di 1 milione e 197 mila residenti (+ 283 euro a residente), presenta un disavanzo di 107 milioni di euro, o la Provincia autonoma di Trento che, con poco più di 543 mila residenti (+ 203 euro a residente), presenta a IV trimestre 2020 un disavanzo di 210 milioni di euro e la Provincia autonoma di Bolzano, con poco più di 530mila residenti (+ 233 euro a residente), presenta a IV trimestre 2020 un disavanzo di 329 milioni di euro. Ma questi disavanzi sono “speciali” come i loro territori e trovano copertura con il conferimento di risorse proprie aggiuntive, quindi niente Piano di rientro, niente Commissario, nessun incremento delle imposte regionali e divieto di spese. E questo da anni e per legge. Perché? Queste leggi possono (devono) essere cambiate.

*Corrado Edoardo Mollica - Avvocato - Scrittore

di Corrado Edoardo Mollica
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