Il sindacato teme una sottovalutazione dei rischi nelle residenze sanitarie per anziani, dove riprendono a registrarsi focolai come in primavera
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Il caos che ormai dilaga negli ospedali calabresi sembra aver fatto passare in secondo piano uno dei più gravi problemi della primavera scorsa: la diffusione dei contagi nelle strutture sanitarie private tra le persone più anziane. Come se le vicende di Chiaravalle e Torano Castello – attualmente oggetto di inchieste della magistratura – o i casi di Bocchigliero e Melito Porto Salvo fossero solo un lontano ricordo, l'argomento è quasi sparito dai dibattiti locali sulla lotta al Covid-19.
Ma in questa seconda ondata, l'elenco delle strutture in cui si registrano casi di positività continua. L'ultimo focolaio individuato è quello di Botricello e nelle ultime settimane si sono registrati anche quelli di Spezzano Piccolo, San Pietro in Guarano e Laino Borgo.
Ancora una volta, dunque, la popolazione più avanti con gli anni si ritrova a combattere contro un nemico che pare averla individuata come suo bersaglio preferito perché meno in grado di respingerne gli attacchi. Ma se i piani di adeguamento della rete ospedaliera sono ancora in alto mare, cosa ha fatto la politica per aumentare le tutele di chi è costretto a passare l'ultima parte della sua esistenza in una struttura privata?
L'appello alla Regione
A chiederlo è la Uil Pensionati cosentina, con una lettera a firma del segretario generale Francesco De Biase e di quello organizzativo Giorgia Scarpelli. I due sindacalisti si uniscono al coro, ormai unanime, dei delusi dal commissariamento della sanità calabrese, definendone «inquietanti«» i risultati degli ultimi anni.
Ma la situazione sempre più paradossale venutasi a creare, ritengono, non può più essere affrontata con discorsi sterili: «servono risposte concrete», specie per gli ospiti delle Rsa, divenute – spesso a caro prezzo – la nuova casa di chi non può più essere accudito in quella che un tempo era la propria. A fornirle, in questo caso, dovrà essere la Regione, chiamata ad evitare che quello delle rsa si trasformi nell'ultimo dei problemi da affrontare.
De Biase e Scarpelli chiedono che nella Cittadella si attivino con «tutti gli strumenti di controllo necessari per monitorare e coadiuvare la permanenza di anziani e operatori che gravitano nelle strutture residenziali». Non facendolo, il rischio di bissare quanto successo con la prima ondata e le decine di decessi registrati tra gli ospiti delle Rsa nei mesi scorsi sarebbe sempre più duro da scongiurare.
Per uscirne, serve collaborazione
I segretari Uil chiedono la massima attenzione sulle strutture residenziali per anziani, siano esse pubbliche o private, calabresi, invocando tutte le verifiche del caso. Le risorse finanziarie per garantire la sicurezza, sostengono i due, ci sono, gli obiettivi da raggiungere sono chiari a tutti.
Il momento, insomma, sembra quello buono per provare a ricostruire la sanità locale collaborando, ognuno con le rispettive professionalità, affinché si possa invertire definitivamente la rotta. «Oggi abbiamo bisogno di programmazione, di impegno, di istituzioni responsabili e responsabilizzate nelle competenze», scrivono ancora.
E non si può più perdere tempo: col Covid che continua la sua avanzata, concludono, «servono interventi immediati, soluzioni indifferibili per fermare il contagio, mettere al sicuro i nostri anziani e i cittadini in generale, anche da un isolamento mortale, e difendere il futuro oltre che la memoria delle nostre comunità».