Ad Acri è sempre più scontro politico tra i consiglieri comunali di minoranza e la maggioranza guidata dal sindaco Pino Capalbo. L'ultimo episodio riguarda l’assegnazione degli spazi riqualificati di Via Padula, nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana del centro storico. I locali, di proprietà comunale, sono stati inaugurati a dicembre 2024 dopo un intervento di riqualificazione, ma la graduatoria per l’assegnazione degli spazi è stata pubblicata nei giorni scorsi. Tale graduatoria, stilata valutando 19 domande, pervenute da 10 operatori agli uffici preposti in base a un regolare bando comunale “per l’assegnazione in locazione dei locali per utilizzo di attività commerciali – artigianali e uffici”, ha attirato l’attenzione e le critiche della minoranza consiliare, che ha sollevato interrogativi riguardo alla trasparenza e alla gestione delle risorse pubbliche. A suscitare polemiche è il fatto che, tra gli aggiudicatari, ci siano anche parenti stretti dell’Assessore alle Attività Produttive, Graziella Arena. 

«Una scelta, quella di assegnare uno degli immobili alla Siae – si legge in una nota diffusa dai consiglieri di minoranza – , sicuramente inopportuna per due motivi: da un lato, se il progetto di ristrutturazione fosse effettivamente finalizzato alla rigenerazione urbana, allora quegli immobili - come molti pensavano e auspicavano - avrebbero dovuto essere assegnati ad attività che, in qualche modo, avrebbero potuto contribuire ad una ripresa del centro storico. Attività capaci di creare movimento, di valorizzare prodotti tipici, di portare la popolazione a vivere la “città vecchia”. Insomma, tutto ciò che non è la Siae. Ma poi, se proprio si voleva destinare una delle botteghe ad ufficio, perché “regalarlo” ad un privato (a fronte di un canone irrisorio) e non utilizzarlo per il Front Office dell’ufficio anagrafe per il quale l’Amministrazione comunale ha preferito prendere in locazione un locale qualche metro più avanti?

Dall’altro - e questo è ancora più grave - è normale che un Comune conceda un suo immobile destinato alle attività produttive, si ribadisce a fronte di un canone irrisorio, a prossimi congiunti proprio dell’assessore alle attività produttive? Un conflitto di interessi grande quanto una casa che rende questa scelta - in attesa di verificare la relativa documentazione per valutarne la legittimità formale - sicuramente inopportuna».

La minoranza consiliare, composta da Nicola Feraudo, Franca Sposato, Natale Viteritti, Angelo G. Cofone, Giuseppe Intrieri, Natale Zanfini, Emilio Turano e Salvatore Palumbo, ha aggiunto: «Insomma, l’ennesima “capalbata” di questa Amministrazione, non nuova a questo modus operandi, che scoraggia e mortifica chi ancora crede e investe in Acri. In altri contesti tutto ciò avrebbe comportato quanto meno delle dimissioni, ma nel nostro Comune, si sa, chi fa parte del “cerchio magico”, sentendosi al di sopra di tutto e tutti, ha facoltà di fare ciò che vuole, anche gestire la cosa pubblica come se fosse cosa privata. Neanche Cetto Laqualunque si sarebbe spinto fino a tanto! Come consiglieri di opposizione, valuteremo ogni eventuale azione da intraprendere all’esito del rilascio della documentazione richiesta».

Il sindaco Pino Capalbo ha risposto alle accuse, minimizzando la portata delle critiche. Ai nostri microfoni, il primo cittadino di Acri ha affermato che le osservazioni della minoranza «non meritano risposta», sottolineando che tutte le operazioni sono state svolte «nel pieno rispetto delle normative e delle procedure previste». Il sindaco ha ribadito che l’assegnazione degli spazi è stata corretta e che le attività che si sono aggiudicate i locali «hanno ottenuto un punteggio elevato proprio perché le loro proposte prevedono anche opportunità occupazionali». In particolare, nel caso della Siae, «è previsto l’impiego di una unità lavorativa, un aspetto che ha concorso a determinare la valutazione positiva della proposta».

Capalbo ha poi ironizzato sulla posizione della minoranza, insinuando che forse preferirebbero che gli spazi rimanessero «chiusi» piuttosto che utilizzati in modo regolare. «Abbiamo seguito tutte le procedure previste dalla legge e rispettato i requisiti stabiliti – ha aggiunto il sindaco –. Le accuse di conflitto di interessi sono infondate e tra l’altro è giunta solo una domanda di attività produttiva e nessuna per quanto riguarda attività artigianali. Speravamo ovviamente nell'assegnare i locali ad esempio a chi potesse portare avanti lavori artigianali del passato, ma non è pervenuta alcuna domanda».