L’intervento

Alta Velocità e nodo di Tarsia, Stasi: «Dire che non si può fare una linea ferroviaria centrale è tecnicamente una mega-fandonia»

Il sindaco di Corigliano Rossano invita al dibattito a livello nazionale sul collegamento dell’infrastruttura verso la Calabria e punzecchia il centrodestra: «Dalla politica regionale serve protagonismo e capacità. Non vorrei che l’Av si sacrificasse sull’altare del carrierismo politico»

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di lu. la.
24 settembre 2024
21:59

«Alcuni mesi fa ho denunciato come rinunciare al nodo di Tarsia per l’Alta Velocità avrebbe automaticamente escluso l’intera Calabria da quello che è il più importante investimento infrastrutturale di questa fase storica, con tutto il rispetto per l’avveniristico (e costosissimo) ponte sullo Stretto. Non si trattava di una considerazione pessimistica, ma pratica».
Esordisce così, in una nota, il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, rimarcando quanto sia «imbarazzante» la scelta politica di “tagliare” fuori dall’alta velocità circa 600mila calabresi. Una battaglia, quella sul nodo di Tarsia, che il sindaco della terza città calabrese per popolazione, sta conducendo ormai da mesi, convinto che non si possa emarginare una delle aree più produttive della regione. E per questo non nasconde il rammarico per il silenzio "istituzionale" del centrodestra a tutti i livelli che - secondo Stasi - si cela dietro «le considerazioni» divenute «improvvisamente profetiche di RFI».

«Sotto il profilo progettuale gli standard dell’alta velocità – spiega Stasi – prevedono caratteristiche precise, incompatibili con una rabberciata alla nostra attuale linea tirrenica che, lo ribadisco, resta un intervento utile. Sotto il profilo della sostenibilità, il nodo di Tarsia costituirebbe il punto di accesso fruibile per circa 600 mila persone, un terzo della popolazione calabrese, che oggi preferiscono (giustamente) il trasporto su gomma. Si tratta di 600 mila potenziali utenti in meno che rendono l’investimento insostenibile». 


«Ingiustificabile il silenzio dell’intera rappresentanza istituzionale di maggioranza»

«A distanza di qualche mese ciò che sta accadendo è proprio questo: nessuno dice che la Calabria resterà fuori dall’alta velocità, che l’infrastruttura nel frattempo non sarà finanziata, dopo averla resa insostenibile con la cancellazione “tecnica” del nodo di Tarsia. È evidente che nel 2024, mentre si propagandano le mirabolanti fattibilità del “Ponte” – evidenzia il sindaco di Corigliano Rossano – dire che non si può fare una linea ferroviaria centrale è tecnicamente una mega-fandonia. Ma ciò che davvero è ingiustificabile è il silenzio assordante dell’intera rappresentanza istituzionale di maggioranza, a livello nazionale e regionale, la quale in maniera piuttosto ridicola si copre dietro le considerazioni improvvisamente profetiche di RFI. Una scelta di questo tipo, che determina il mantenimento dell’isolamento di un’intera area del Paese, è una scelta di carattere politico, non tecnico». 

«Non è una battaglia di schieramento ma non si possono isolare 600mila calabresi»

Questa dell’alta velocità non è e non può essere una battaglia di schieramento: è evidente come tutti i rappresentanti delle istituzioni dovrebbero attivarsi sinergicamente per riaprire la partita del finanziamento dell’infrastruttura e del nodo di Tarsia, che non serve a Corigliano-Rossano, non è “la stazione dietro casa”, ma è baricentrico rispetto un’intera fetta di popolazione e di tessuto produttivo, un bacino di utenza ma anche un potenziale vettore di crescita».

«Alta velocità sacrificata sull'altare del carrierismo politico?»

Flavio Stasi invita, infine, ad aprire «una discussione tra istituzioni locali, regionali e nazionali sul tema dell’Alta Velocità in Calabria, affrontando tanto la questione del finanziamento dell’opera, quanto quella degli indirizzi e delle scelte progettuali che devono prevedere il nodo di Tarsia. Questa dell’Alta Velocità è una vicenda storica che richiede, da parte della politica regionale, protagonismo e capacità di occuparsi degli obiettivi dei calabresi prima che ai propri fini politici. In caso contrario anche questa volta la Calabria sarà sacrificata sull’altare del carrierismo e degli equilibrismi politici».

 

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