La stessa "fibra ottica". Per una connessione iperveloce. E per trasportare gli stessi schiaffi. Guancia in più, guancia in meno. Non a caso sono le due città con propensione allo sviluppo (potenziale e reale) leader in Calabria.

Lamezia e Rende, la fermata è unica a saperla leggere. Per più d'uno.

Gianpaolo Bevilacqua è il "campione" di giornata. Il fenomeno. Con ottime prospettive per travestirsi da vero e proprio "Rambo" per l'intero centrodestra di Calabria. Una costola avvelenata che viene da lì dentro, da quel ventre. Sostanzialmente da solo fa un quarto dell'elettorato con un'unica mission aziendale, cioè ribaltare il tavolo del partito unico di governo regionale, quello del potere. Dalla Cittadella a Reggio e viceversa passando ovviamente per Catanzaro. Bevilacqua sta all'ordine costituito della élite che va da Ferro a Cannizzaro, da Occhiuto a Galati (a proposito, ottima performance la sua lista) appunto come Rambo con l'esercito Usa. Solo contro tutti mette paura per le domande che si porta appresso (a sto punto, chi sceglie le candidature e perché) e per quelle a venire. Già, il ballottaggio tra due settimane.

"Gli scappati di casa" (citazione originale Talerico) ora possono scegliere. Scegliendo e non scegliendo. Patto con Murone improponibile né prima né ora, "Rambo" non finiva cosi. Come cambiare ragione sociale. Sguardo verso il mare e domenica in spiaggia per i suoi con Doris Lo Moro a contare le vendette in campo altrui.

Nella città con perimetro solo teorico di centrodestra più corposo di questa tornata elettorale può spuntarla proprio chi deve solo stare alla finestra. Anche perché non all'altezza di "Rambo" ma fuoco amico ne ha incrociato Doris Lo Moro. Se il centrodestra è una intifada a Lamezia, come se tutte le scazzottate di Calabria si fossero date lì appuntamento, Doris per spuntarla contro la trasversale vocazione a perdere del Pd ha dovuto sudare. E non poco. Fino alla minaccia della conta in sezione, piantata con i piedi per terra. Finanche in trasferta da Cosenza si sono mossi per farla saltare, vecchia ferita stagione Loiero 2005 addirittura. Impossibile però farla fuori, anche per Irto. Oggi Doris non ha alleanze da immaginare né da scoraggiare. Potrebbe bastarle stare alla finestra che poi non è molto lontana da quella del vero "Rambo". La regnanza dei due circondari (il partito unico e trasversale che va dal Pd di Palazzo al governo in Cittadella del centrodestra) non li voleva nessuno dei due. Quello che non fa un profeta lo fanno i popoli, c'è scritto da qualche parte nel Vecchio testamento. Si vedrà.

La fibra ottica a Rende ci ha messo un attimo a sollevare Sandro Principe nell'olimpo dove deve stare. Tra lacrime di cuore e ferite negli occhi. Stavolta il vestito dei Rambo al contrario l'hanno indossato gli altri, i cosiddetti notabili Pd. Che tra finto rinnovamento e ipocrita puzza giustizialista sotto il naso (con contraddizioni enormi nelle liste e dietro le liste) hanno provato a bloccare Sandro prima al referendum e ora prima dell'ultimo chilometro. Un giorno qualcuno di loro spiegherà il vero perché. Non per forza di natura politica. Quando Gigi Incarnato e Franz Caruso abbracciano e scaldano le lacrime di Sandro in un'assemblea socialista a Rende, siamo a qualche miglio dalle candidature, il quadro si è disvelato. A pochi metri un'iniziativa dem con sede vuote e piene di polvere ha fatto il resto. Nessuno avrebbe fermato più Sandro. Neanche Irto. Che come a Lamezia prima si gira dall'altra parte e poi imprime un'accelerata decisiva verso la sconfitta preventiva. Un giovane targato Manna, ottimo amico di Caputo e Occhiuto, bastava e avanzava per perdere bene.

Il candidato unico e ideale dell'asse Occhiuto-Pd era già saltato in anticipo. Prima il rettore dell'Unical Leone, poi il dg Ambiente Siviglia. A quel punto al decimo piano è bastato lasciare a Orsomarso il cerino in mano e lo schiaffo del soldato (Ghionna). E al Pd combattere solo per perdere. Ma non per far perdere, stavolta. Non è bastato. S'è messo di traverso un altro progetto. È un fiore rosso. Non ancora un crisantemo. Ma forse da oggi occorre bussare alla porta prima di entrare.