L’eventuale vittoria di Lo Moro sarebbe un brindisi dal retrogusto amaro per pezzi trasversali del centrosinistra. L’incursione di Bevilacqua e la contesa con Murone invece finirebbe per spaccare gli equilibri nella maggioranza di Occhiuto
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Schiaffo del soldato impraticabile a Lamezia. La "piazza" non ne ha bisogno. È un vecchio gioco che la generazione Z neanche immagina per significato e significante. Uno girato di spalle le prende. Si gira e deve indovinare chi è stato ma non è semplice. Gli altri agitano tutti il dito allo sesso modo e sorridono.
Chi è stato?
Lamezia non ne ha bisogno stavolta. Né a destra, né a manca. Le urne sono già in ebollizione e mai come stavolta dalla limpida chiave di lettura. Senza ricorrere allo schiaffo del soldato.
Doris Lo Moro sul palco la prima foto la dovrà fare per forza, in caso di trionfo, con il resto della compagnia del centrosinistra. Che tiene tutta insieme, a differenza delle altre urne sparse in giro. Ma questo non vuol dire che potranno sorridere tutti allo stesso modo. Solo lei sa bene quanto ha dovuto piantare i piedi per terra per spuntarla. Nel proprio campo da gioco. Fuoco amico? Mai stato amico, solo "fuoco". Che lei conosce bene e che non mancherà di "circondare" dal giorno dopo il voto.
Per Murone mai esistito lo schiaffo del soldato. E poco importa se in "principio fecit deus", lo voleva anche il centrosinistra. Nella più grande piazza di Calabria chiamata al voto si intesta l'intero centrodestra con veti incrociati e coltellate alle spalle al seguito.
Il centrodestra di regnanza regionale si gioca dietro la sua sagoma almeno tre partite. Tra chi lo voleva, chi no, e chi deve rispondere per tutti e tutto. Comunque vada. Classica scenografia dal "tutto è bene ciò che finisce bene". Già, ma se si mette male?
Lamezia diventa per il centrodestra, può diventare, come il Vietnam per la spavalderia Usa degli anni Sessanta. Doveva essere una passeggiata, i morti e i feriti si sono contati per decenni. Tanto più che il fuoco è non amico dalle parti di Doris ma è persino nemico giurato dal quartier generale di Gianpaolo Bevilacqua. Il terzo incomodo con affaccio sul disturbo generale, fino a spiragli di sorpresona finale. Il suo retaggio lo pesca quasi interamente proprio nella parte di campo di Murone. Non una spina nel fianco, una specie di missile. Al punto che qualche buontempone con le bandiere governative in macchina confessa che meglio sarebbe perdere con Lo Moro che contro il "candidato del popolo".
E non a caso sono stracci che volano tra il gruppo Bevllacqua e quello di regnanza regionale attorno a Murone. Plastico il video di Talerico che (effimera smentita a parte) li definisce scappati di casa. La replica è da fortino. Devono arrivare da Catanzaro e Reggio a dar manforte a Murone. Lamezia è con noi.
L'ultima scazzottata è sulla piazza non concessa e poi, pare, acchiappata lo stesso da Murone. Consapevoli della sanzione. Carta e penna e Bevilacqua in persona "personalmente" firma il vetriolo. «Murone ha tenuto il comizio elettorale pur essendo pienamente consapevole dell’inidoneità della piazza ad ospitare comizi elettorali, poiché priva di un piano di sicurezza, così come richiesto dalla normativa vigente.
A questo punto, ci chiediamo: se questo è il comportamento di chi aspira ad amministrare la nostra città, e se chi ha fatto della “legalità” il proprio slogan si permette di calpestarla per un evento elettorale, cosa dobbiamo aspettarci domani?».
Urne in ebollizione.