Comune Catanzaro, le geometrie variabili di una maggioranza sempre più divisa

Il sindaco Sergio Abramo e il presidente del Consiglio comunale Marco Polimeni nel mirino dei consiglieri di lungo corso Sergio Costanzo e Giovanni Merante tra frasi al vetriolo e interrogativi sospesi

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di Danilo Colacino
2 luglio 2021
10:30

Il consiglio comunale di Catanzaro di ieri non ha certo brillato per buone maniere e fair-play tra i membri dell’assemblea, tanto da portare a commentare i fatti come succede in determinate partite di calcio, molto tese e combattute, vicine al triplice fischio e con il risultato ancora in bilico la cui “voce narrante” dice: «Mancano pochi minuti alla fine e ormai sono saltati tutti gli schemi, in campo squadre allungate e nervi a fior di pelle». Così pure per il civico consesso, che stando alle parole del sindaco Sergio Abramo arriverà oltretutto a scadenza naturale. Affermazione chiara, netta e allo stato incontrovertibile.

Che però non cancella il ricordo di metà aprile 2019, quando il diretto interessato insieme al fedelissimo Giuseppe Pisano in una mega-convention di coalizione a Lamezia si dichiarò addirittura commosso per il valore dell’allora candidatura a governatore di Mario Occhiuto (come noto fratello del deputato Roberto, attuale aspirante alla successione della povera Jole Santelli per conto del medesimo schieramento) salvo appena un paio di settimane più tardi far capire - proprio tramite il “portavoce” e compagno di lacrime occhiutiane, Pisano - che era meglio il presidente in pectore (considerati i sondaggi palesemente pro centrodestra) fosse di origine catanzarese. Una piroetta che ci porta sempre a non prendere per oro colato determinate dichiarazioni (sicuri il sindaco non se ne adonterà) di Abramo e degli aficionados, esaltatori delle antiche arti «del compromesso e del riposizionamento» per loro stessa ammissione.


Detto questo, tuttavia, una cosa è certa: il primo cittadino non si fa intimidire. Da niente e nessuno. Ecco allora che il clima da corrida registrato a Palazzo De Nobili (pardon di Vetro, considerata l’ospitalità della Provincia della civica assise privata a causa del crollo di un solaio da oltre quattro anni dell’Aula Rossa) circa 24 ore orsono non lo ha affatto scosso con buona pace dei consiglieri Sergio Costanzo e Giovanni Merante, uomini del centrodestra e dell’Udc (soprattutto il secondo in attesa che il primo definisca la sua posizione), i quali hanno provato a metterlo in ambasce perché esponenti di un’area nel 2017 schieratasi in antitesi ad Abramo. Ma a chi si stupisce leggendo(ci), si dovrebbe rispondere spiegando le “geometrie variabili” di un Consiglio da tempo divenuto una specie di Torre di Babele. Dove però, invece di sentir parlare tutte le lingue del mondo, si nota come abbia trovato casa ogni tesi politica possibile e immaginabile.


È il caso, ad esempio, dell’aspro confronto relativo alla mozione di sfiducia da presentare nei confronti del presidente dell’assemblea Marco Polimeni. Che adesso dovrà rispondere agli interrogativi di Costanzo, il quale gli ha chiesto se si è dimesso solo a dicembre scorso dalla società da cui è gestita anche la trasmissione “Articolo 21” condotta dal padre, il popolare uomo di televisione Lino, in cui all’indomani dell’inchiesta Gettonopoli a fine del ’19 il Consiglio fu in sostanza definito una masnada di farabutti e se in particolare quest’azienda ha ottenuto contributi da Comune o Provincia quando era in carica in tali enti.
Domande chiave. Ma attenzione, perché se Polimeni Jr risponderà in modo convincente - per iscritto, come ha annunciato - non solo l’avrà scampata bella quanto, per bocca dello stesso Costanzo, sarà il candidato a sindaco del centrodestra, essendo stato difeso dai capi forzisti Abramo (che ha peraltro sconsigliato Polimeni dal proporsi per la sua successione in virtù dei pochi soldi guadagnati, dell’inesistente copertura pensionistica e delle pesanti responsabilità da sopportare), Occhiuto e Giuseppe Mangialavori. Dato su cui riflettere, pur se Merante e il collega di partito Antonio Triffiletti gli hanno spiegato che dovrebbe rassegnare le dimissioni per l’esiziale mancanza di fiducia nei suoi confronti non cristallizzata, con tutte le conseguenze del caso, per la “moratoria” chiesta da Occhiuto. Intervento così commentato da Costanzo: «Ma se la mozione di cui si parla è farlocca o senza numeri, perché si è scomodato il leader dell’intera coalizione per sventarla?».


E anche questo quesito non pare peregrino. Fatto sta che Polimeni non è l’ultimo arrivato e gode della fiducia di tanti colleghi quali il citato Pisano, Eugenio Riccio e Roberta Gallo su tutti, che al microfono hanno sostenuto: «La città ha tanti di quei problemi che la speciosa vicenda Polimeni a confronto scompare». Idea chiaramente espressa, che non ha però fatto felice la cara amica della Gallo in Aula, Emanuela Costanzo. Ma ci vorrebbe ben altro per vederle litigare sul serio.

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