Corigliano Rossano, continua il lavoro sullo Statuto: «La città è fatta, ora dobbiamo fare i cittadini»

VIDEO | Prosegue il percorso per la costruzione della nuova "carta" comunale. La presidente della commissione Salimbeni sottolinea la complessità del momento. E risponde anche a chi nutre perplessità sui criteri di coinvolgimento dei cittadini

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di Matteo Lauria
21 settembre 2020
09:09

Continua il percorso di costruzione del nuovo Statuto comunale della nuova città di Corigliano Rossano condizionato, anch’esso, dalla problematica del Covid. Nelle ultime ore si è tenuto un importante convegno all’interno della Chiesa del Patire, zona baricentrica, tra le due ex città.

 


Come base di partenza si guarda al Testo unico sull’ordinamento degli enti locali (Tuel) e a nuove forme di decentramento digitalizzato. Su quest’ultimo punto si possono intercettare fondi europei che vanno proprio in questa direzione. È quanto sottolineato dalla presidente della commissione Statuto Maria Salimbeni che, da mesi, ha avviato una serie di audizioni con rappresentanze istituzionali ed espressioni della società civile. Fari puntati alle nuove generazioni e alla possibilità di discutere sul fatto che oggi la realtà jonica è multietnica.

 

Da qui la necessità di andare oltre i confini e avviare una politica inclusiva. L’invito della presidente Salimbeni è a guardare alle nuove generazioni, ad avvicinare le due realtà, a pensare a nuovi diritti. L’approccio alla fusione non è idilliaco, il processo culturale identitario vacilla, d’altronde tali dinamiche richiedono tempi lunghi. Sul tema la Salimbeni chiosa: «La città è fatta, dobbiamo fare i cittadini».

Associazioni critiche sui metodi

La questione “Statuto” è particolarmente avvertita dal mondo prevalentemente associazionistico. C’è chi obietta su metodi e criteri adottati finora dall’amministrazione comunale in carica soprattutto nella parte in cui si parla di coinvolgimento e di partecipazione attiva dei cittadini.

 

«Abbiamo pensato anche alla convegnistica – chiarisce la Salimbeni – al fine di coinvolgere la comunità in chiave inclusiva. Non è semplice la fase organizzativa né si può pensare di poter invitare tutti per un fatto pratico. Incontreremo quanti legittimamente chiedono di essere ascoltati. L’amministrazione comunale in carica, la maggioranza e le forze di minoranza, non hanno la pretesa di elevarsi a padri fondatori dello Statuto, ma siamo aperti a tutti i contributi e ai suggerimenti. L’obiettivo è anche lavorare a un maggior senso di appartenenza alla nuova città».

Le fasi del convegno

Dopo i saluti istituzionali del presidente del Consiglio Comunale Marinella Grillo e del sindaco Flavio Stasi i lavori, moderati dal presidente della Commissione cultura Alessia Alboresi, e dopo l’introduzione del presidente Salimbeni, è intervenuto Crescenzo De Martino, archivista del Mibact e membro del Comitato scientifico della Commissione Statuto, che attraverso «un excursus storico sulla fondazione del Patire e sulle vicende storiche ad esse collegate ha spiegato come esso sia sempre stato al centro di un equilibrio fra Corigliano e Rossano e per nulla avulso da logiche di collaborazione fra le due realtà. Storicamente, dunque, la distanza che si dice siderale fra ausoni e bizantini non ha fondamenti e la storia del Patire è lì a dimostrarlo».

 

Francesco Cuteri, archeologo e docente dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, si è soffermato sull’importanza dei beni culturali e dei beni comuni e su ciò che costituisce il patrimonio: unione di due lemmi che stanno per “dovere del padre”.

 

«Il percorso intrapreso è una grande sfida a cui serve tempo, ma che è sicuramente proiettata nella direzione giusta per il futuro e per quello delle future generazioni di questa terra». Per l’archeologo storia e bellezza sono gli aspetti dominanti su cui investire con estremo interesse, «partendo simbolicamente dal vigneto del Patire storicamente esistito e poi scomparso che ha proposto di ripiantare». 

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