Lo scontro

Cosenza, il Pd è in subbuglio e Boccia sulla graticola: «È tutta colpa sua»

Dem bruzi in crisi dopo il tracollo alle Provinciali. Il commissario accusato di aver puntato su una strategia fallimentare pur di vincere il congresso e strutturare la sua corrente in Calabria

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di Pietro Bellantoni
22 marzo 2022
15:35
Francesco Boccia
Francesco Boccia

«Boccia torna a Catanzaro? Se continua a farsi vedere da quelle parti, va a finire che arriviamo terzi…». Lo sberleffo porta la firma di un dirigente di lungo corso del Pd cosentino e il riferimento è, manco a dirlo, alle prossime elezioni comunali e all’attivismo del responsabile nazionale Enti locali del Pd, che domani sarà a Catanzaro per mettere il cappello sul ritiro di Aldo Casalinuovo e sul suo contestuale appoggio al candidato del “Nuovo centrosinistra”, Nicola Fiorita.

La disfatta elettorale

Il commento su Boccia è particolarmente velenoso perché è ancora freschissima la disfatta subita dai dem a opera del centrodestra di Rosaria Succurro. 


Un tracollo elettorale e strategico che, secondo i maggiorenti del Pd, avrebbe come responsabile unico proprio l’ex ministro e attuale commissario cosentino, il «Bocciato», come hanno iniziato a chiamarlo, che – pur di perseguire i suoi scopi politici e correntizi – avrebbe determinato la disfatta del Pd «dopo 50 anni di trionfi».

in Provincia, interrotti solo dalla breve esperienza da presidente dell’allora sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Buona parte dei cacicchi locali arriva perfino a sostenere che le strategie di Boccia abbiano determinato «la prima sconfitta del Pd di Nicola Irto». Interpretazione che, tuttavia, l’entourage del neo segretario regionale rigetta con forza: «Il flop alle Provinciali è piuttosto il fallimento della vecchia classe politica locale». 

Il clima, insomma, non è dei migliori, come testimonia pure la nota al curaro vergata da tre esponenti di lungo corso come Mario Franchino, Pietro Midaglia e Bruno Villella. Una reprimenda pubblica, la loro, contro Boccia e l’ex commissario regionale Stefano Graziano, accusati senza mezzi termini di aver quasi definitivamente affossato il Pd calabrese e cosentino.

Congressi e correnti

Secondo diversi dem di primo piano, anche in occasione del voto di domenica scorsa esistevano i margini per un’affermazione del centrosinistra. Peccato che Boccia abbia dimostrato «di tenere più ai suoi giochi per il congresso che alla Provincia». Chi fa questa considerazione sostiene che il commissario, ormai da tempo, sarebbe al lavoro per strutturare la sua corrente in Calabria e in tutto il Mezzogiorno. E questo spiegherebbe la sua caparbietà nel voler imporre a ogni costo la fedelissima Maria Locanto al vertice della Federazione provinciale, malgrado l’attuale sub commissaria non godesse – e non goda – dell’appoggio dei ras locali. 

Di fronte all’irremovibilità di Boccia, i big locali sono stati quasi costretti ad accettare un accordo che si è poi frantumato contro la realtà elettorale: sì a Locanto in cambio del sostegno a Ferdinando Nociti alla Provincia. Il risultato è avvilente, per i dem: la forzista Succurro prima presidente donna dell’ente intermedio e centrosinistra sconfitto anche per via del non ritiro del sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, prima blandito e poi scartato dallo stesso Boccia. Tutto, in qualche modo, torna.

Disastro annunciato 

«È stato un disastro annunciato», spiegano alcuni storici militanti cosentini, convinti che questo esito si sarebbe potuto evitare se solo qualcuno «avesse seriamente chiesto a Stasi il ritiro o, in alternativa, proposto una mediazione tra le parti». Altri arrivano anche a ricordare come neppure la candidatura di superamento del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, sia stata oggetto di una accurata riflessione da parte degli attuali vertici del partito. 

La pervicacia di Boccia si sarebbe inoltre concretizzata nella strategia, risultata perdente, di puntare sulla vittoria di Nociti in Provincia come viatico per il successo di Locanto al congresso

Invece, adesso, nessuno sa dire cosa succederà, né se le consultazioni interne – ufficialmente rinviate per l’esame dei ricorsi della stessa Locanto e del suo competitor, Antonio Tursi –, si svolgeranno a breve o in futuro imprecisato.

Quel che è certo è che Boccia, cui spetta tuttora la direzione del partito provinciale, non sembra godere dell’appoggio dei democratici bruzi, eccezion fatta per le aree che fanno capo all’aspirante segretaria provinciale e al sub commissario Aldo Zagarese.

La linea del fronte 

I pezzi da novanta, a parte i più moderati – e meno schierati – Mimmo Bevacqua (area franceschini) e Graziano Di Natale (Base riformista), sono attestati sull’altra linea del fronte. Gli orlandiani capitanati da Carlo Guccione, gli orfiniani di Enza Bruno Bossio, gli zingarettiani di Iacucci: tutti chiedono o un congresso immediato o l’azzeramento di quanto fatto finora e la riapertura dei termini per la presentazione delle candidature, con l’arrivo di un «commissario ad acta» che abbia il compito di riportare gli iscritti alle urne entro l’inizio dell’estate. 

Il Pd cosentino, in ogni caso, sembra a un passo dall’implosione. E l’intemerata di Locanto contro i franchi tiratori dem alle Provinciali non aiuta certo a rasserenare il clima. 

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