«In Calabria c’è solo il rischio d’ingrassare». Su obbligo mascherine vacilla credibilità Santelli

Nuova ordinanza della governatrice che impone i dispositivi di protezione anche all’aperto, a prescindere dal distanziamento sociale. Un provvedimento che cozza contro l’atteggiamento tutt’altro che prudente tenuto sinora, come quando invitò i turisti a invadere la regione preoccupandosi solo della linea (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Enrico De Girolamo
25 settembre 2020
21:45
Jole Santelli in visita al reparto di terapia intensiva del Mater Domini di Catanzaro nel marzo scorso
Jole Santelli in visita al reparto di terapia intensiva del Mater Domini di Catanzaro nel marzo scorso

Capita spesso ai politici di inchiodarsi con le proprie parole ad una croce dalla quale difficilmente riusciranno a scendere. È successo, ad esempio, a Matteo Renzi all’epoca del referendum sulla sua riforma costituzionale: «Se vince il No finisce la mia storia politica, cambio mestiere e non mi vedrete più». Come è andata si sa: invece di mantenere la parola, uscì dal Pd e fondò un altro partito, Italia Viva, che adesso vale meno di un buono sconto da volantino del supermercato.
È successo a Matteo Salvini, quando al Papeete beach di Milano Marittima, nell’agosto del 2019, disse: «Voglio pieni poteri». Da allora non ne ha fatta una giusta e la curva della sua parabola politica ha cominciato a precipitare.
E che dire del «mai col Pd» dei mitici Cinquestelle? Inutile pure ricordare come sia andata a finire.


È successo, anzi sta succedendo, pure a Jole Santelli. Per la governatrice della Calabria «No-Covid», come lei stessa definì la regione alla fine di maggio, «l’unico rischio che si corre da queste parti è quello di ingrassare». Era un messaggio diretto ai turisti, al fine di spingerli a scegliere la Calabria come meta delle proprie vacanze. Ma quelle parole erano anche chiodi che ora minacciano la credibilità politica delle sue ordinanze. L’ultima in ordine di tempo è quella di questa sera, con la quale è stato previsto l’uso obbligatorio della mascherina anche all'aperto. Per tutti, esclusi i bambini al di sotto dei 6 anni e le persone con disabilità non compatibile con l'uso del dispositivo di protezione.


 

Perché?, si sono chiesti i calabresi sui social, dove hanno cominciato a commentare compulsivamente la notizia del provvedimento. In tantissimi le rimproverano di voler chiudere la stalla quando i buoi sono scappati e quasi tutti ricordano, e ripropongono, le sue parole in vista della stagione turistica: l’unico rischio che si corre in Calabria è quello d’ingrassare. A quanto pare non è così, se oggi, in una Regione che fortunatamente può ostentare ancora un tasso di contagio molto basso, si decide di imporre la mascherina sempre e in ogni luogo, anche quando si cammina per strada.

 

Cosa è davvero cambiato da quando si promettevano cene gratis ai turisti che avessero scelto la Calabria? Nulla. La pandemia non è mai finita e i rischi sono rimasti gli stessi, ma ora che la stagione turistica è alle spalle, pare che si possa passare senza alcun imbarazzo dal “tana libera tutti” a “tutti nella tana”. Con quale credibilità non si sa. Con quale precisione nel dettare le norme anti-covid neppure si capisce. E quelli che fanno sport? Chi va a correre una mezz’ora per scaricare lo stress e aiutare il cuore? Le partite di calcetto sono nuovamente vietate?

 

Come se non bastasse, la nuova ordinanza prevede “per tutte le attività economiche, produttive e ricreative e per gli uffici pubblici ed aperti al pubblico, l’obbligo di rilevazione della temperatura corporea per dipendenti ed utenti, impedendo l’accesso nei casi in cui venga rilevata una temperatura superiore a 37,5 C° e comunicando la circostanza al Dipartimento di prevenzione dell’Asp territorialmente competente per gli adempimenti di consequenziali”. Quindi cinema, teatri, festival culturali, qualunque manifestazione. Il tutto deciso e (presumibilmente) reso immediatamente obbligatorio, con sanzioni dai 400 ai 1000 euro per i trasgressori. Insomma, siamo passati in un attimo dal solo “rischio di ingrassare” al rischio di essere sanzionati se non indossiamo la mascherina anche all’aperto.

 

Ed a imporla è un presidente di Regione che a memoria d’uomo non si ricorda mai con la mascherina calata sul viso. Anzi. La sua filosofia, sino ad oggi, è sempre stata squisitamente “salviniana”: dobbiamo stare vicini vicini, e chi se ne frega della mascherina. Nei comizi, nelle foto (in)opportunity con i candidati dell’ultima tornata elettorale e in tutti gli altri contesti, l’unico riferimento comportamentale è stata l’arroganza del Capitano. L’unica volta che la si ricordi con la mascherina è stato nel pieno dell’emergenza coronavirus, quando a marzo visitò il reparto di terapia intensiva del Mater Domini di Catanzaro. E la indossava col naso di fuori.


degirolamo@lactv.it

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