Elezioni Calabria, a Catanzaro scricchiola l'asse fra Abramo e i suoi alleati storici

Il desiderio del primo cittadino di andar via da Palazzo De Nobili per accomodarsi su una poltrona della Cittadella nei prossimi cinque anni non è di facile attuazione. A rischio le solide intese locali sacrificate sull'altare del patto fra lo stesso sindaco e i vertici calabresi di Forza Italia

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di Danilo Colacino
11 agosto 2021
15:22
Catanzaro, il sindaco Abramo
Catanzaro, il sindaco Abramo

Parliamoci chiaro, la brillante carriera politica di Sergio Abramo (sempre vittorioso nelle urne tranne quando incassò la secca sconfitta ad opera di Agazio Loiero, ma alle ormai lontane Regionali del 2005) si è finora basata sul combinato disposto di due fattori preminenti: l’astuzia delle mosse compiute e uno “stellone” che lo ha protetto anche nei momenti più difficili come nel ‘17. Fortuna che gli servirà ancora per un paio di mesi, allorché dovrà barcamenarsi per soddisfare interessi contrapposti e uscirne abbastanza forte da riuscire strappare la designazione ad assessore esterno in Cittadella. Mission possible, ma tutt’altro che facile.

Verso le regionali

Una volta tanto, prima di premettere lo scenario in cui si muove il plurisindaco, ecco spiegato il dilemma in cui si dibatte: assecondare il diktat del plenipotenziario forzista della Calabria Giuseppe Mangialavori e votare dunque il “suo” candidato Michele Comito, alienandosi così le simpatie dei fedelissimi catanzaresi, o di contro appoggiare gli stessi sodali cittadini Filippo Mancuso e Baldo Esposito, su tutti, ma rinunciando di fatto alla delega occhiutiana. Concessione che il parlamentare Roberto, governatore in pectore, gli assegnerebbe peraltro già obtorto collo non amando Abramo per il tradimento consumato ai danni del fratello Mario quando era proprio quest’ultimo a un passo dal correre per la carica di presidente prima di essere avvicendato con la povera Jole Santelli per volontà salviniana?


Sergio Abramo a un bivio

A conti fatti, quindi, al Sergìun almeno nell’immediato converrebbe parecchio di più la prima scelta, con il conseguente ingresso nell’Esecutivo Occhiuto, rispetto alla seconda ipotesi che gli frutterebbe zero, se non la riconoscenza dei beneficiati. E si sa come il diretto interessato operazioni senza dividendi per lui non ami affatto condurne, anche a costo di rompere consolidati accordi politici. Abramo for Comito, allora. Malgrado la smentita data - a favore di giornalisti - in uno degli ultimi consigli comunali del luglio scorso, alla vigilia della lunga pausa estiva del Comune, riguardo alla possibilità di appoggiare un candidato “straniero”.

Storiche alleanze

Ma si sa come Abramo, alla bisogna, potrebbe anche contestare di chiamarsi Sergio con una “letteratura” di precedenti in proposito che si farebbe notte a ricordarla tutta. Sta di fatto, però, che stavolta c’è qualcuno pronto a presentargli il conto di un eventuale atto di fellonia nei confronti degli amici e lo si evince pure da qualche messaggino trasversale giunto attraverso membri del civico consesso molto vicini a Esposito, che hanno iniziato a punzecchiare il sindaco su quanto non va.
Certo, nessuno di loro ha toccato l’argomento andando “dritto per dritto” ma le critiche che sono state mosse sanno tanto di… attenzione a come ti muovi. Un modo per ricordargli che nell’occasione sarebbe più saggio non abbandonare i vecchi soci così come ad esempio fatto con Mimmo Tallini. Ma questa è un’altra storia, che attualmente non si interseca con i destini di un capoluogo atteso a breve da una campagna elettorale da brividi per le Amministrative con tanti big a rischio.


La verità, infatti, è che un Esposito con la prospettiva di perdere anche 2-3mila voti in raffronto alla sbornia dei diecimila e passa ottenuti il 26 gennaio 2020 e soprattutto senza una “casa” disposta ad accoglierlo a braccia aperte potrebbe pure meditare di lasciar perdere, proponendosi fra 7-8 mesi quale sindaco della città alla guida, dicono i soliti ben informati, di una sorta di Grande Centro in salsa catanzarese. Chissà se accadrà. Se insomma ci sarà una Dc dei Tre Colli.
Ma intanto Abramo tenta di galleggiare. La sensazione però è che stavolta un “gioco delle tre carte” non basti a risolvere tutto, anche perché certe affermazioni hanno infastidito molto gli alleati. Basti pensare alle critiche espresse alla deputazione catanzarese (che a detta del sindaco nessuno conoscerebbe, essendo rea di non essersi spesa su temi chiave per il capoluogo). Dimentica, tuttavia, che di quella compagine fa pure parte Wanda Ferro, ignota anche lei ad Abramo e alla cittadinanza?

 

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