Gioia Tauro, Fusaro apre la campagna elettorale e punta sulla cultura

VIDEO | Il filosofo marxista candidato a sindaco: «Ho accettato di candidarmi perché crediamo che la rinascenza dell'Italia debba ripartire dal paese che è più in difficoltà»

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di Francesco Altomonte
11 maggio 2019
11:47

A sentirlo parlare in piazza dell’Incontro sarà apparso a molti come un alieno. Diego Fusaro, candidato a sindaco di Gioia Tauro, ha dato il via ufficialmente alla campagna elettorale. Il filosofo marxista è stato accompagnato, così come avviene in tutte le sue apparizioni in città, da Francesco Toscano, animatore della lista Risorgimento meridionale per l’Italia e maggiore sponsor di Fusaro nella corsa a palazzo Sant’Ippolito. Ma su quali presupposti il filosofo ha accettato la candidatura a Gioia Tauro?

 


«Ho deciso di accettare la candidatura – ha dichiarato Fusaro – in primo luogo per l’amicizia e il rapporto di collaborazione politica e culturale che mi lega a Francesco Toscano; e poi perché noi crediamo che la rinascenza dell’Italia debba ripartire dal paese che è più in difficoltà».  

 

Gioia Tauro è una realtà difficile da amministrare, complessa e piena di contraddizioni. Fusaro, però, pare avere idee chiare sui problemi della città. «Questa città ha dalla sua – ha aggiunto il candidato a sindaco – la natura e lo splendore del territorio, ma al tempo stesso è una terra in difficoltà: pensiamo al porto che potrebbe fare da traino all’economia e che invece è in perenne affanno, la microimprenditorialità che non riesce a decollare».

 

La connessione tra locale e nazionale e la cultura sono, quindi, per Fusaro, le basi su cui fondare la rinascita di Gioia Tauro.

«Io mi occuperò principalmente di cultura – ha concluso Fusaro – sulle questioni più strettamente amministrative avrà un ruolo centrale Francesco Toscano che è di Gioia Tauro e più addentro di me a certe tematiche. Credo, però, che occorra partire da una solida cultura del locale, che non è il municipalismo che emarginerebbe la città, ma la connessione tra il locale e il nazionale. Inoltre, mi piacerebbe potenziare l’area della biblioteca, o le attività culturali che non mi piace chiamare festival, perché la logica del festival è intrinsecamente non culturale, ma attività culturali che promuovano la nostra storia».

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