Scelte quasi suicide soprattutto in provincia di Cosenza (da Rende a Paola) e a Isola Capo Rizzuto hanno consegnato pesanti sconfitte ai dem che adesso si trovano davanti ad una complicata relazione politica con gli eredi del Garofano rosso
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Il Pd riesce a perdere anche quando vince il centrosinistra. Può sembrare un paradosso ma, come diceva qualcuno, il paradosso è una mezza verità o una verità e mezza. Soprattutto in provincia di Cosenza il Pd esce con le ossa rotta da questa competizione elettorale in cui ha completamente sbagliato strategia. Soprattutto a Rende che non è un paesino sperduto della Calabria ma uno dei suoi principali motori economici, ha adottato una tecnica kamikaze.
Si è opposto alla candidatura di Sandro Principe, che come prevedibile ha stravinto, per poi nemmeno presentare la lista col simbolo. Le ragioni sono imperscrutabili ai più. Balbettate in nome di un giacobinismo che non regge visto che sono finiti per allearsi con un candidato diretta espressione dell’ex giunta Manna. Il risultato? Arrivare terzi.
Tecnica kamikaze del Pd
Una responsabilità che pesa tutte sulle spalle del capogruppo regionale Mimmo Bevacqua e dell’altro consigliere regionale Franco Iacucci, ma anche di altri dirigenti di lungo corso come Nicola Adamo e Carlo Guccione che in una riunione del circolo “Zuccarelli” di Cosenza hanno sparato ad alzo zero contro i Socialisti che hanno sostenuto Principe, arrivando a ventilare una crisi a Cosenza. In tutto questo l’ormai uscente segretario di Federazione, Vittorio Pecoraro, era bellamente in vacanza in Brasile.
Allora a questo errore ne sono seguiti altri come il mancato sostegno a Roberto Perrotta a Paola, a Giuseppe Aieta a Cetraro. Adesso le cose per il Pd cosentino si complicano perché in marzo si voterà per la Provincia e i Socialisti hanno tutto il diritto di alzare la voce governando anche Cosenza.
E che dire di Isola Capo Rizzuto? Mariagrazia Vittemberga è sindaco uscente che aveva ben operato. Da civica aveva deciso di iscriversi al Pd, ma al momento del voto i dem hanno deciso di non sostenerla. Lei non si è persa d’animo ed ha rispolverato il suo civismo che l’ha portata alla mancata vittoria per un soffio al primo turno. Il candidato del Pd, Pino Filici, invece non è riuscito ad arrivare al 10%.
Lamezia, Bevilacqua preso sottogamba
Anche a Lamezia Terme solo la determinazione di Doris Lo Moro è riuscita a tenere unito il campo del centrosinistra, ma anche sull’ex magistrato si erano registrati i soliti veti incrociati. Adesso si aprirà la lotteria del ballottaggio in cui l’ex parlamentare sembra avvantaggiata sul competitor Mario Murone, ma solo per la lotta fratricida del centrodestra che ha affrontato con troppa leggerezza il “caso” Gianpaolo Bevilacqua, che da solo, in nome del popolo, è riuscito ad arrivare al 24%.
Sui territori il centrodestra non esiste
A proposito del centrodestra, si conferma quanto intuito sin dalle battute iniziali di questa campagna elettorale. Sui territori semplicemente non esiste. SI può consolare solo con la performance di Gianpaolo Iacobini a Cassano all’Ionio che ha vinto al primo turno, determinando la fine dell’era Papasso. Qui i Socialisti non hanno attecchito, ma il merito è dell’assessore regionale Gianluca Gallo, recordman di preferenze alle regionali è già sindaco della città delle Terme. Gallo può ritenersi soddisfatto di questo successo personale, non così per l’altro ruolo che ricopre ovvero quello di coordinatore provinciale di Forza Italia.
A Rende già sono partite le accuse reciproche di poco impegno, ma il dato è che il centrodestra non sfonda da nessuna parte. Un brutto segnale per le regionali che si terranno fra poco più di un anno e mezzo. In fondo sono i sindaci i grandi portatori di voti e la chiave per vincere le regionali.