Europee, anche la Calabria si sposta a destra e pensa sovranista

Nella regione la Lega triplica i consensi rispetto alle politiche e tallona i Cinquestelle in picchiata. Forza Italia da queste parti fa meglio che a livello nazionale e si attesta al 13 per cento, ma FdI avanza. Il Pd è in risalita in tutto il Paese ma dal Pollino allo Stretto arranca ancora

di Riccardo Tripepi
27 maggio 2019
07:57

Le proporzioni del trionfo della Lega di Matteo Salvini aumentano man mano che si prosegue nelle operazioni di scrutinio. E quando ormai mancano pochissime sezioni perché il risultato sia definitivo, il quadro politico italiano è praticamente sconvolto.

La Lega arriva al 34,5% ed è, con un distacco di 12 punti dal Pd (22,71%) e di 17 punti dai Cinque Stelle (17,05%), il primo partito italiano. In un solo colpo, dunque, il partito di Salvini diventa la prima forza politica del Paese e il partito più forte del governo invertendo i rapporti percentuali con il Movimento di Luigi Di Maio, il vero sconfitto di queste elezioni europee. Per i grillini sono evaporati quasi 15 punti percentuali di consenso. Una vera e propria emorragia che inchioda il Movimento alle responsabilità di governo e alle tante promesse non mantenute. Né può consolare il risultato leggermente migliore ottenuto al Sud dove M5S rimane il primo partito con il 29%. La sconfitta, in proporzione è identica, in quanto il Movimento partiva da percentuali più alte. In Calabria si passa dal 40% delle politiche all’attuale 26,56%.


 

L’emorragia a Cinque Stelle ha come effetto collaterale quello di risollevare il Pd del neo eletto segretario Nicola Zingaretti che mette la freccia e supera Di Maio arrivando al 22,74% a livello nazionale e diventando, quindi, il secondo partito in Italia. In Calabria la crescita democrat, invece, è meno sostenuta in quanto il partito recupera oltre tre punti percentuali rispetto alle politiche dello scorso marzo arrivando al 18,26%, ma rimane dietro Cinque Stelle e Lega che tocca la soglia del 22,71%. Un record per la nostra Regione, considerando che alle ultime politiche il partito era rimasto ampiamente sotto il 10%.

 

Ma gli scossoni non finiscono qui. Anche i rapporti di forza all’interno della coalizione di centrodestra mutano e potrebbero rendere marginale il ruolo di Forza Italia. Alla crescita della Lega va abbinata infatti quella di Fratelli d’Italia e il declino di Silvio Berlusconi. Fdi a livello nazionale è al 6,4%, mentre Fi al 8,7%. Il che vuol dire che Lega e Fdi insieme in questo momento andrebbero oltre il 40% con la possibilità di essere maggioranza senza l’apporto degli azzurri, come immediatamente ha sottolineato Giorgia Meloni nel commentare il voto. In Calabria gli azzurri vanno leggermente meglio con il 13,17% ma sono superati dal Pd e assai avvicinati da Fdi che sale in doppia cifra al 10,42%.

Se al quadro si abbina anche il risultato nella Circoscrizione dell’Italia Centrale dove Giorgia Meloni (6,98%) supera Forza Italia (6,25%), si capisce che il futuro per il partito di Berlusconi appare in salita. E i tanti pronti a mollare gli ormeggi, come Giovanni Toti, vedono premiata la propria strategia. Nella nostra Regione l’effetto immediato sarà che la discussione per le prossime regionali e le prossime comunali comincerà su presupposti del tutto diversi e le indicazioni avute fin qui possono considerarsi annullate.

In Italia come in Calabria, tuttavia, emerge chiaramente la tendenza verso il centrodestra dell’elettorato. Lega e Fdi bastano già per costruire una maggioranza che con il contributo di Forza Italia diventa irraggiungibile.

Il Pd, infatti, per quanto in leggera risalita con il 22% non può essere considerato un’alternativa valida. Anche perché le forze al suo fianco (da La Sinistra ai Verdi fino al Partito Comunista di Marco Rizzo) rimangono ampiamente sotto la soglia di sbarramento del 4% e confermano il fallimento del loro progetto politico. Al momento l’unica via per costruire una forza di governo alternativa è quella di pensare ad un’inedita alleanza con i Cinque Stelle, completando così il ritorno al bipolarismo. Ma naturalmente sarebbe necessario una chiusura anticipata del governo e su questo la decisione pare essere affidata a Matteo Salvini che, al momento, ha annunciato di voler completare il contratto concluso con Di Maio.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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