In un post su Facebook il sindaco uscente rivendica il proprio impegno e lancia una stoccata: «C’è chi dentro le scatole ci vive, noi abbiamo fatto entrare la luce»
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«A proposito di scatoloni e di scatole. Leggo e sento in questi giorni che qualcuno sostiene che io starei preparando non meglio specificati scatoloni e che starei abbandonando la città. A differenza di tanti altri, però, non sono stato educato alla politica come interesse personale ma come modo per raggiungere e soddisfare gli interessi comuni».
Lo scrive Giuseppe Falcomatà in un post su Facebook, in risposta alle dichiarazioni di Francesco Cannizzaro pronunciate ieri a piazza Duomo.
«Ciò significa che non ho mai lasciato le cose a metà. A differenza di altri non ho mai lasciato un incarico a consiliatura in corso. A differenza di altri non mi sono mai dimesso per poi ricandidarmi. Questo avrebbe significato tradire la fiducia di chi mi ha eletto per stare lì. Fino alla fine.
Personalmente rivendico con orgoglio di essere il sindaco più longevo della storia della città, altro che scatoloni! Purtroppo una legge ingiusta non consente l'ipotesi di un terzo mandato. Altrimenti, come tutti sanno, avrei proseguito molto volentieri il mio lavoro.
Ma in ogni caso sono qui, e non me ne andrò, continuerò a servire la città da un'altra postazione, come richiesto dai miei concittadini con il voto. E sarà un onore doppio perché sarò l’unico reggino in consiglio regionale. Perché la città si serve, sempre. Della città non ci si serve quando conviene.
La storia della mia famiglia è una storia di impegno e servizio incondizionato alla città. Noi la città non l’abbiamo mai tradita, non le abbiamo mai voltato le spalle. Abbiamo provato a restituirle quella dignità che qualcuno aveva calpestato. E lo abbiamo fatto senza sbraitare.
Altro che scatoloni. C’è chi, invece, dentro le scatole ci vive. Sono le scatole dell’ego, quelle che non proteggono ma isolano, quelle che impediscono di vedere la realtà. Sono un rifugio da vigliacchi, sono travestimenti. Noi, in questi anni, dalle scatole abbiamo tolto i coperchi e abbiamo fatto entrare la luce…».