Gettonopoli a Catanzaro, la “vera storia”: ecco come tutto ebbe inizio

Il suo prologo non ancora di matrice giudiziaria riguarda la famosa richiesta di delucidazioni sul funzionamento delle commissioni consiliari del Comune inviata il 30 agosto 2018

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di Danilo Colacino
9 aprile 2021
13:20
Palazzo de Nobili
Palazzo de Nobili

Una vicenda ormai vecchia quella di Gettonopoli a Palazzo de Nobili. D'accordo. E che oltretutto, alla luce di quanto successo dopo nel capoluogo relativamente alla stessa inchiesta e anche e soprattutto a ben altri filoni d'indagine, fa quasi sorridere salvo indurre a una preoccupata riflessione per qualche isolato e assai spregiudicato comportamento, spia di un Sistema Catanzaro serpeggiante e strutturato. «Ma questa - per dirla mediaticamente alla Carlo Lucarelli - è un'altra storia».

Già, perché tornando invece a Gettonopoli e nella fattispecie al suo prologo non ancora di matrice giudiziaria - datato agosto 2018 - c'è da mettere un...puntino su alcune i. Una in particolare, determinante per il resto della narrazione. Sembra infatti che un chiarimento vada reso in ordine a un passaggio chiave, ahinoi sfuggito. Ma può sempre capitare, per carità. Comunque sia, riguarda la famosa richiesta di delucidazioni sul funzionamento delle commissioni consiliari del Comune di Catanzaro, inviata il 30 agosto 2018 ai presidenti dei medesimi organi dal loro collega a capo del civico consesso Marco Polimeni.


A cui pare che la missiva del precedente 10 agosto recapitata al sindaco Sergio Abramo dalla nota associazione “I Quartieri” (presieduta da Alfredo Serrao), molto attiva in città e sensibile a certi temi, avesse messo un po’ di ansia perché raffigurante la situazione di superficialità (definiamola così con un robusto eufemismo!), denotatasi da parecchio tempo nello svolgimento delle Commissioni medesime.

Inesatto quindi, se non addirittura lontano dal vero, sostenere che tutto sarebbe nato da una richiesta dell'attuale consigliere, all'epoca dei fatti come ovvio impegnato a presiedere un'importante Commissione, Antonio Mirarchi. Che sì, si profuse con una serie di successive istanze in relazione all'argomento trattato (essendo peraltro proverbiale il suo zelo in casi del genere alla luce probabilmente della deformazione professionale). Comportamento che Polimeni, oltretutto espressione della lista "Catanzaro da Vivere" al pari di Mirarchi, sottolinea in maniera corretta riportato da Polimeni tuttavia - lo ribadiamo a chiare lettere - non prima di aver ricevuto uno specifico input proprio da lui: il giovane, e forse allarmato, presidente dell'assise cittadina.

A tal proposito va anche ricordato, particolare non da poco, come tutto ciò avvenga fra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno 2018, periodo in cui non vi è ancora alcuna avvisaglia pubblica di quella che passerà alla storia (locale, s'intende) come Gettonopoli con tanto di quel clamore mediatico indicato quale elemento alla base dei successivi interventi chiarificatori da parte dei vertici comunali. I quali, inoltre, al martellante Mirarchi che chiede a oltranza un segretario verbalizzante per annotare scrupolosamente il contenuto delle riunioni, si scoprirà poi non molto partecipate, risponderanno di non poterne metterne uno a disposizione per carenza di personale.

E quando il consigliere (allora come premesso nelle vesti di presidente di Commissione), che oltretutto da noi contattato telefonicamente ha preferito non rilasciare dichiarazioni in merito, si offre di verbalizzare da sé per ovviare all'oggettiva (questa sì) esiguità della pianta organica municipale non riceverà risposta. Mai. Come lo sappiamo? Semplice: basta soltanto rileggere i tanti comunicati stampa mirarchiani di allora in cui, se proprio vogliamo dirla tutta, di domande il diretto interessato ne pose un sacco, ma ricevendo in cambio sempre il più ostinato dei silenzi. Tutto qui.

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