L’8 e 9 giugno prossimi gli italiani saranno nuovamente chiamati alle urne. Si vota per il ballottaggio nelle grandi città (che in Calabria interessa solo Lamezia Terme) e per i cinque quesiti referendari su lavoro e cittadinanza. Quesiti che si sono subito colorati politicamente accendendo un duro scontro fra la maggioranza di Governo che tifa per l’astensione e le altre forze politiche. Ne abbiamo parlato con il senatore calabrese di FdI Fausto Orsomarso.

Senatore Orsomarso, lei andrà a votare domenica?

«Votare è una libertà e l’astensione un diritto costituzionalmente garantito, soprattutto quando si parla di referendum. Lo si evince dalla lettura sia della Costituzione che da alcune sentenze della Corte costituzionale; quindi le polemiche sulle dichiarazioni astensioniste sono inutili e pretestuose. Ritengo poi che la scelta del presidente Meloni di presentarsi ai seggi e non ritirare le schede, sia corretta in ragione del suo ruolo istituzionale. (Io mi comporterei così, essendo reduce da difficile intervento ortopedico non so se sarò in grado di uscire)».

I referendum sono la più alta forma di democrazia diretta. Perché tanta polemica fra gli schieramenti?

«Premesso che la Costituzione prevede solamente il referendum abrogativo (art. 75), i quesiti proposti dalla Cgil “frammenterebbero” le attuali disposizioni creando poi notevoli difficoltà interpretative e di legislazione in itinere. Nel merito poi sono stati definiti: “fragili, irrazionali, inopportuni sia nel metodo sia nei contenuti, tanto sul piano tecnico-giuridico quanto su quello politico-sindacale” da un docente di Diritto del Lavoro. In pratica, frutto di pregiudiziali ideologiche passatiste per un verso e con finalità di attacco politico, non solo alla maggioranza governativa bensì al tessuto imprenditoriale ed agli altri sindacati. E, badate bene, lo hanno documentato sia giuristi non certo “filo governativi” che i sindacati Cisl e Ugl, ragionevolmente contrari e che pongono l’accento sul positivo esempio della Legge sulla Partecipazione, un traguardo storico per i lavoratori».

I favorevoli al referendum dicono che una modifica delle norme previste dai quesiti permetterebbe di ridare fiato al mercato del lavoro.

«Ma la realtà è testarda e non è manipolabile dall’ideologia L’occupazione è trainata dalla crescita dei contratti a tempo indeterminato, le ore lavorate in aumento, il part-time involontario è in diminuzione. “Gli occupati sono aumentati di un milione di unità, raggiungendo il massimo storico di oltre 24 milioni. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 10 al 6 %. Il Mezzogiorno ha uno sviluppo leggermente superiore alla media nazionale” (ultima relazione di Panetta, governatore Banca d’Italia). Deve vincere il futuro del lavoro quindi vanno respinte proposte che hanno la testa rivolta al passato».

Il quinto quesito riguarda un altro tema delicato che è quello della cittadinanza italiana. Trova inutile anche questo?

«La ragione ci indica che la cittadinanza deve venire dopo l’integrazione e l’assimilazione, non prima. La retorica ideologica non tiene conto dei dati reali. Sa quanti stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2023? ben 214 mila (dati Cnel-Onc) e quasi 2 milioni in un decennio. Senza contare un problema “tecnico” di relazioni fra Stati, trascurato dai promotori e cioè la “reciprocità” di condizioni di cui va tenuto conto (anche per evitare rischi agli stessi cittadini ed alle famiglie eventualmente rimaste nelle nazioni di provenienza). In sostanza in molti Paesi extracomunitari la cittadinanza si acquisisce molto dopo i 10 anni “italiani” e con clausole ben più restrittive su cui è meglio sorvolare…».

Da poco il decreto sicurezza è diventato legge dello Stato. Fra mille polemiche.

«L’opposizione si conferma a corto di idee, invece di proporre modifiche che, forse, potevano migliorare qualcosa del Decreto, ha preferito urlare e fare sceneggiate in Aula. I cittadini hanno bisogno di più sicurezza, non solo percepita ma reale, il Governo ha risposto. Ennesimo esempio fattuale dello scollamento che la sinistra ha sempre di più anche con la propria “base”, basta ascoltare i discorsi della gente per capire che il tema è molto sentito. Non percepiscono il disagio che – soprattutto gli anziani – vivono davanti alle occupazioni abusive ed alla pressoché totale impunità della micro-criminalità. Negarlo, accusando il governo di violenza o repressione, è pura demagogia. Invito i colleghi senatori che hanno urlato contro le “norme liberticide” a visitare metropolitane, bus e treni, ascoltando i commenti. Avrebbero un “termometro” della situazione che assurdamente vogliono negare».

Le opposizioni parlano di un attacco alla democrazia...

«“Quando in una città non c'è sicurezza, a pagarne le spese sono i più deboli”. Lo ha detto, in tempi non sospetti, un certo Walter Veltroni, che non risulta sia un pericoloso “giustiziere”. La retorica delle sinistre nell’urlare alla repressione indiscriminata, alla fine della Democrazia per ogni cosa è stucchevole, non ha fondamenti. Quel che è successo nei giorni scorsi a Parigi, dopo una partita!, è un monito».