Il rapper ospite a sorpresa al congresso dei giovani di Fi: critica Sala e i giudici, elogia il Cav. Applausi e standing ovation, mentre propone attenzione alla salute mentale. Tajani: non siamo così distanti
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Fedez, foto di Matteo Nardone
Forse dovevamo capirlo già dal nome del cane, “Silvio”, o da quella cover del telefono con Berlusconi in posa da rocker: l’attrazione fatale di Fedez per la destra era solo questione di tempo. Così, ieri, a Roma, il rapper dal curriculum da ribelle si è seduto sul palco del Congresso dei giovani di Forza Italia, in versione guru post-ideologico, con tanto di Giuseppe Cruciani a fargli da spalla.
Il pubblico, a dire il vero, ci ha messo un po’ a capire se fosse uno scherzo. Del resto, parliamo del “coso dipinto” che fino a ieri dileggiava il Cavaliere e postava cuoricini alla sinistra radical. Ma alla fine è bastata una battuta per portare tutti dalla sua parte: «Oggi non voterei nessuno». Un inno alla neutralità – quella di chi, nel dubbio, sa sempre dove va l’onda.
Fedez racconta la difficoltà a curarsi
All’inizio sembrava tutto molto istituzionale: Fedez che racconta la depressione e la difficoltà a curarsi (“non può essere un lusso”), i giovani in doppiopetto che annuiscono, qualcuno già col telefono in mano pronto al selfie. Poi Cruciani rompe il ghiaccio e lo incalza: «Suvvia, tutti vogliono sapere che pensi di Berlusconi!». Il rapper si scioglie, e il Congresso si trasforma in uno show personale.
Beppe Sala
Beppe Sala? «Ottima notizia che non possa ricandidarsi!». I giovani forzisti sorridono compiaciuti, come se avessero appena scoperto che il compagno di merende di Chiara Ferragni in realtà fosse uno di loro. Travaglio? «Fa un libro postumo su Berlusconi e pulisce la sedia in tv: ridicolo!». Berlusconi? «Aveva visione e carisma». E qui parte l’applauso liberatorio, la standing ovation che i giovani azzurri riservano solo alle conversioni più clamorose.
Dietro quell’aplomb da cantautore di periferia, c’è la furbizia di chi sa come funziona lo spettacolo. Fedez non ha bisogno di convincere nessuno, gli basta scatenare il dibattito. E i baby forzisti? Più moderati di lui, più posati di lui. Mentre lui gioca a fare il provocatore, loro parlano di “forza propulsiva di Tajani” e condannano senza giri di parole Vannacci e le sue frasi sui disabili. Una sinfonia di opposti che sembra studiata per Instagram.
La farsa si consuma quando Cruciani ricorda le sue scelte di gioventù: «Io Berlusconi l’ho votato nel ‘94, e anche dopo, senza dubbi!». Il pubblico ride, applaude, e Fedez annuisce. In fondo, qui il vero ribelle sembra lui. O forse no, visto che ormai la ribellione si misura in ospitate e follower.
Fedez ha imparato la lezione di Gasparri – che lo aveva definito “coso dipinto” ma che adesso lo applaude come se fosse sempre stato un compagno di partito. «Nell’ultimo periodo è molto cambiato», aveva detto Gasparri. Vero, ma anche no. È solo più scaltro.
Attacco alla sinistra
E infatti, alla fine, tra un attacco a Sala e un’apologia del Cav, trova pure il tempo di togliersi l’ultimo sassolino: «La sinistra non regge il confronto – quando invito ospiti di destra, loro si presentano. La sinistra no». Parole che suonano come un mantra per la platea di ventenni in blazer blu e per Cruciani, che gongola.
Fedez, l’ospite inatteso, è riuscito a fare quello che voleva: trasformare il congresso in uno show personale, senza dover davvero sposare nessuna causa. Nessun voto da portare a casa, ma un altro trofeo da esibire. Un altro like da aggiungere al feed. E soprattutto qualche disco in più da vendere. E mentre la platea applaude e si spertica in elogi, resta la sensazione che a guadagnarci sia stato solo lui. Con buona pace della politica, e pure della musica.