‘Ndrangheta, Morra: «Strumentalizza la fede per promuovere il male»

Il presidente della Commissione parlamentare antimafia prende le mosse dall'intervento di papa Francesco sull'uso della figura di Maria da parte delle mafie e auspica una maggiore incisività della Chiesa nello spezzare il legame fra simboli religiosi e criminalità 

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di Redazione
20 agosto 2020
12:16
NIcola Morra - foto di repertorio
NIcola Morra - foto di repertorio

«Il Papa è dovuto intervenire per chiedere di liberare il culto di Maria dall'uso vergognoso e criminale delle mafie. In una lettera per l'iniziativa della Pontificia Accademia mariana internazionale, Papa Francesco ammonisce: 'La devozione mariana è un patrimonio religioso-culturale da salvaguardare nella sua originaria purezza', liberandolo da 'sovrastrutture, poteri o condizionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, libertà, onestà e solidarietà'. Gli 'inchini' delle statue di Maria davanti alle case dei boss durante le processioni sono l'esempio più noto di questo atteggiamento». Così il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra che interviene a proposito dell’uso distorto dei simboli religiosi da parte delle mafie.

 


Non solo inchini durante le processioni, ma anche – continua Morra - «altri abusi meno evidenti vengono fatti dai mafiosi ricorrendo all'immagine della Madonna. Ricordiamo ad esempio che nei riti di affiliazione vengono usate immagini sacre, spesso della Madonna». E ancora: «Il procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, racconta anche di come la vedova di un boss ucciso pregasse la Madonna per chiedere una grazia sopra le righe: un aiuto per trovare i killer del marito al fine di procedere con la vendetta».

 

«E pensare che esattamente un anno fa – sottolinea ancora il senatore -, quando in Aula ho invitato l'allora Ministro Salvini ad evitare di votarsi pubblicamente e platealmente alla Madonna in determinati contesti in cui anche una semplice allusione può essere intesa in un certo modo, specialmente in alcune zone della Calabria, molti protestarono, non avendo compreso che il valore di certe credenze alimenta la 'fede mafiosa'. Con quelle parole ho difeso l'autentica fede cristiana. Come ha fatto il Papa ribadendo il legame che deve essere spezzato fra certi simboli sacri e le mafie riprendendo la strada avviata da Giovanni Paolo I ad Agrigento decenni fa. Spero che la Chiesa riesca ad esser ancor più incisiva in quest'opera. Le religioni, tutte – conclude - devono essere rispettate e mai usate per promuovere violenza e male».

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