Ora è caduto anche l’ultimo tabù. Domenica sera l’assemblea degli iscritti del Movimento 5 Stelle ha approvato l’abolizione del limite dei due mandati elettivi per i suoi membri, previsto dal Codice etico del partito. Con le nuove regole c’è un limite massimo di tre mandati, ma comunque non consecutivi. Che non varrà però per le candidature a sindaco e presidente di Regione, per le quali invece non ci sono più limiti.

Insomma una norma che tradisce le radici originarie del MoVimento, nato proprio in contrasto con la politica di professione. È solo l’ultimo atto di un lento processo di trasformazione. Il fondatore Beppe Grillo un tempo diceva che il M5s era biodegradabile, il tempo di cambiare radicalmente la struttura politica italiana e poi sarebbe scomparso. È andata diversamente. Il M5s grazie a Giuseppe Conte (che in pochi sanno da dove sia realmente sbucato, altro che parlamentarie e attivismo dai territori) esiste ancora, solo che anziché cambiare la politica si è fatto cambiare da questa. Sono lontanissimi i tempi in cui quelli che all’epoca si chiamavano grillini rifugiavano tutte le tv perché parlavano solo dal loro blog volendo eliminare ogni intermediazione. Tutti ricordano le consultazioni di Governo in streaming con Matteo Renzi che gridava a Grillo “Beppe, esci da questo blog”.

Il MoVimento dal blog è uscito e adesso la prima linea sembra costruita a tavolino da professionisti della comunicazione come Rocco Casalino. D’altronde è caduto il tabù delle alleanze, in maniera abbastanza spregiudicata passando da quella con la Lega a quella col Pd, per finire saldamente nel campo del centrosinistra nonostante le tante divergenze (soprattutto in politica estera) con i dem. Non si è disdegnata nemmeno l’alleanza di Governo con Mario Draghi, quintessenza di quell’establishment che si voleva rovesciare. In tutto fa tre governi diversi in tre anni.

Quanto al doppio mandato, invece, domenica anche questo è caduto di fronte evidentemente alla necessità di avere un minimo di classe dirigente e all’abiura del vecchio motto “uno vale uno”. Il fondatore, Beppe Grillo, è stato malamente licenziato come un semplice consulente di comunicazione. Per dire. Insomma il M5s è completamente cambiato e con questo non vogliamo esprimere alcun giudizio di valore, ma capire come la sua nuova postura può impattare sulla scena politica.

In particolare su quella del centrosinistra. In molti sottolineano, ad esempio, che Roberto Fico, altra storica figura del Movimento, potrebbe avere il via libera per la presidenza della Regione Campania. Questo ovviamente è un aspetto che dalla Calabria si guarda con grande attenzione perché nel gioco degli equilibri complessivi se la Campania va al M5s, la Calabria potrebbe toccare di nuovo al Pd nonostante alle ultime due elezioni regionali non abbia imbroccato una sola candidatura. In molti dicono che il punto è che ci sia rivolti alla società civile e che oggi serve una figura più politica. Vedremo visto che la casella dovrà essere collocata in equilibri nazionali più complessivi. Fatto sta che sia il Pd sia il M5s non sembrano avere fretta anche se si iniziano a sentire i primi scricchiolii del centrodestra.

Ma l’assenza di limiti di mandato può dare una nuova vita politica a molti dei parlamentari che hanno raggiunto il limite del doppio mandato. Una su tutti Anna Laura Orrico, ad esempio, che potrebbe anche avanzare la sua candidatura a presidente di Regione visto che le elezioni saranno quasi in concomitanza con la scadenza della legislatura. Stesso discorso può farlo Vittoria Baldino. In fondo la Chiara Appendino che oggi è la numero due del MoVimento ha deciso di non ricandidarsi sindaco a Torino per approdare in parlamento e restare ancora più al centro della scena politica.

Il dubbio da fugare, però, è un altro: il MoVimento che ha cambiato così profondamente pelle che presa può avere sull’elettorato? Qual è ora la sua cifra distintiva rispetto alle altre formazioni politiche?