Lo strumento divide anche esponenti dello stesso partito. Pignataro dice che sono inutili, mentre Lo Schiavo è stato l’unico ad aver votato in Consiglio regionale contro l’abrogazione della legge che le istituiva. Irto le userebbe per scegliere il candidato sindaco di Reggio Calabria ma per l’aspirante governatore non si sbilancia
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C’è un fantasma che si aggira nel centrosinistra calabrese, quello delle primarie. Per alcuni è l’unico modo per scegliere in tempi ragionevoli candidato e programma per battere il centrodestra; per altri è solo un gioco in mano ai partiti, e all’interno degli stessi schieramenti ci si divide.
Ad aumentare la confusione è stato l’ultimo consiglio regionale in cui si è votato per l’abrogazione delle primarie istituzionali volute da Agazio Loiero nel lontano 2005, ma mai effettivamente svolte. Qui il centrosinistra ha deciso compatto per l’astensione, compreso il gruppo Pd e quello del M5s. Il Pd ha infatti sostenuto che lo strumento mostrava segni di debolezza perché non ci sarebbe alcun motivo di far pagare ai calabresi questo strumento di selezione. A chi oppone la contestazione di una contrazione della democrazia messa a disposizione della società civile, dal gruppo Pd fanno sapere che chi vuole può candidarsi alle primarie dei partiti (ammesso che si facciano).
L’esempio più lampante sono proprio quelle della segreteria nazionale del partito. Mai era accaduto, infatti, che in un congresso del Partito democratico il voto degli iscritti venisse rovesciato, e il candidato da loro scelto a maggioranza assoluta, con il 52 per cento (Stefano Bonaccini), venisse clamorosamente sconfitto da chi, tra gli iscritti, aveva raggiunto appena il 34 (cioè la segretaria dem Elly Schlein, ndr). Quindi c’è spazio per tutti, ammesso che le primarie si vogliano fare. L’unico problema rimasto è come impiegare i 600mila euro che erano stati messi in cantina per le primarie istituzionali. Ma su quello ci sarà da fare battaglia nel prossimo bilancio.
Eliminate, però, le primarie istituzionali restano quelle dei partiti. Anche qui la confusione è tanta. Il segretario regionale del Pd, senatore Nicola Irto, le ha proposte per scegliere il candidato sindaco a Reggio Calabria. In linea teorica quindi potrebbe essere d’accordo anche per scegliere il candidato presidente della Regione. Ma dichiarazioni nette in questo senso non se ne trovano. Il segretario regionale del Psi, Luigi Incarnato, le ha invocate a gran voce come massimo strumento di partecipazione. Ha proposto di farle non solo sul candidato, ma anche sul programma che ogni candidato deve portare con sé. Il suo omologo di Sinistra Italiana, Ferdinando Pignataro, invece è molto più cauto. Sulla selezione del candidato presidente per le prossime regionali ha detto che «Non c’è da inventarsi nulla, né cominciare con i soliti giochini di sponda, proporre le solite primarie che fanno scegliere i candidati a tutti tranne che alle cittadine e ai cittadini che vogliono il cambiamento vero». «Sul candidato presidente no a fughe in avanti - ha poi aggiunto - Ma noi siamo pronti a indicare un nome».
In attesa di conoscere chi sarà il famoso mister X c’è da registrare che solo un consigliere regionale ha votato contro l’abolizione delle primarie istituzionali. «L’ho fatto perché ritengo che questo sia un segnale politico sbagliato, in un momento in cui la partecipazione democratica è sempre più ridotta, con leggi elettorali bloccate. Gli spazi di espressione democratica a mio avviso vanno moltiplicati e non ulteriormente ridotti. E se è vero che questa legge, dalla sua approvazione non è stata ancora mai applicata, è ancor più vero che essa rappresentava uno strumento di potenziale cittadinanza attiva, utile a bilanciare il dibattito con una voce dal basso e non lasciarlo esclusivamente nelle mani delle segreterie dei partiti».
A proposito il consigliere è Antonio Lo Schiavo fresco di passaggio, con oltre 100 amministratori dell’area centrale della Calabria, ad Avs. Ma non ditelo a Pignataro.