Il governatore ha risposto alla convocazione dell’opposizione in Aula: «Per me l’indagine si basa soltanto su normali rapporti tra soci. La Procura ha scelto di sentirmi, penso che vogliano accertare la verità in tempi brevi». Toni soft dai banchi della minoranza: «Il garantismo è un principio di civiltà»
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«Non mi sono mai sottratto e non voglio farlo neanche in questa occasione». Roberto Occhiuto ha accolto l’invito che il gruppo del Partito democratico ha fatto recapitare all’Ufficio di presidenza di Palazzo Campanella nonostante nei giorni scorsi – ha confidato – avesse chiesto congedo sia per gli impegni istituzionali connessi alla visita del presidente albanese, sia per partecipare a una manifestazione legata al 251° anniversario della fondazione della Guardia di Finanza.
«Mi sono stati recapitati due fogli e lì ho scoperto di essere iscritto nel registro degli indagati da un anno con indagini prorogate. Un atto che ricevo con lo stato d’animo che potete immaginare non avendo ricevuto mai alcuna comunicazione giudiziaria in 56 anni».
Occhiuto ha anche ribadito come da quando ha scelto di fare quella intervista a Rete 4 (nel programma di Nicola Porro Quarta Repubblica) abbia dichiarato che non avrebbe più parlato con la stampa. «Anzi ho dovuto chiedere scusa a una giornalista con cui ho anche lavorato in passato (si riferisce ad Antonella Grippo, conduttrice del talk show Perfidia su LaC Tv, ndr)».
Un misto di smarrimento e di necessità di andare a fondo alla cosa che ha prodotto le altre richieste questa volta ai magistrati: «Poi è successo che sulla stampa nazionale e locale sono state pubblicate alcune cose e da lì ho dedotto che l’indagine sarebbe riconducibile a rapporti e fatti che ritengo ordinari tra soci di una qualsiasi azienda. Aspetto di essere sentito dai magistrati, i miei avvocati si sono sentiti con gli uffici di Procura concordando una data entro la pausa estiva. I miei avvocati hanno chiesto entro la prima decade di luglio. In ogni caso hanno scelto di sentirmi, un diritto mio ma una facoltà loro, e ciò mi fa pensare che c’è nella Procura la volontà di accertare la verità nel più breve tempo possibile».
Lo Schiavo: «Discussione in Aula per colmare un vulnus istituzionale»
Il primo ad intervenire dopo il presidente è Antonio Lo Schiavo che ribadisce che in questi casi le parole vanno misurate: «Abbiamo ritenuto di portare in aula la discussione solo perché il presidente ha deciso di rendere pubblica la sua vicenda. Noi abbiamo voluto colmare questo vulnus istituzionale portando in aula la discussione». Il consigliere del gruppo misto apprezza i toni pacati usati dal presidente e ribadisce che il garantismo deve valere sempre e per tutti: «È un principio di civiltà che serve a rispettare la persona prima che il politico. Il presidente sarà chiamato davanti agli elettori portando avanti i suoi risultati politici e in quest’aula serviva ribadire il concetto delle istituzioni». Poi l’esortazione rivolta a Occhiuto a «non rendere pubblica in termini divisivi la vicenda. Non serve parlare con i cittadini, senza filtri. Si sbaglia se si vuole spostare il dibattito su altri terreni». Per Lo Schiavo però esiste un passaggio che ha in qualche modo incrinato i rapporti con l’opposizione, e cioè quando lo stesso presidente disse «io non sono come voi», una forma di attacco che Loschiavo condanna.
Bevacqua (Pd): «Dovevamo chiedere la sua presenza in Aula»
Che esca «pulito» dalla vicenda giudiziaria, se lo augura anche il capogruppo M5s Davide Tavernise, anche perché «ne uscirebbe distrutta anche l’immagine della nostra Regione». Da parte sua Ferdinando Laghi ha ribadito di non aver sottoscritto la mozione con cui l’opposizione chiedeva l’informativa in aula del presidente, sol perché si tratta di una vicenda ancora “acerba”: «Non abbiamo bisogno di ricostruzioni giornalistiche o di ipotesi, ma di certezza e verità».
Il capogruppo dem Mimmo Bevacqua, elogia lo spirito di responsabilità dell’aula che non può restare esclusa dalla vicenda nel momento in cui c’è un atto formale: «Comprendiamo il suo stato d’animo e la sua non serenità, però noi avevamo il dovere di chiedere questo atto di responsabilità del Presidente. Gli interventi dei miei colleghi dimostra che c’è una opposizione seria e garantista».