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Perfidia apre il pacco delle Europee e ci trova un mattone: il bluff dei leader candidati

Nuova puntata del talk politico di Antonella Grippo che ha indagato paradossi e ambiguità dell’imminente tornata elettorale. Ospiti Centinaio (Lega), Mastella (Stati Uniti d’Europa), Antoniozzi (Fdi), Picierno (Pd), Pittella (Azione) e Funaro (Avs)

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di Massimo Clausi
25 maggio 2024
11:35

La politica italiana attuale è tutta un pacco? Questa è stata la domanda che si è posta la nostra Antonella Grippo nell’ultima puntata di Perfidia. La sensazione, in effetti, è quella di un continuo teatrino: fra leader che si candidano in Europa pur sapendo che non andranno mai a Bruxelles, il ceto medio italiano che seduce e abbandona in uno battito di ciglia i partiti, i colpi bassi che si sferrano fra amici di partito e coalizione, un premier che deve rincorrere e riparare alle gaffes del suo cerchio magico e dei suoi ministri, per non parlare dell’anonimato assoluto di gran parte degli eletti al Parlamento.

Al punto hanno provato a rispondere gli ospiti in studio: il deputato Alfredo Antoniozzi (FdI) e Maria Pia Funaro, candidata alle Europee per Avs dopo la sua uscita polemica dal Pd. Tema politico pregnante, quindi, che la Grippo ha affrontato dopo aver messo da parte le pruderie della cronaca che hanno toccato recentemente la sfera privata di Antoniozzi. Non sempre il privato è pubblico e la forca di certo non abita Perfidia.


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Allora meglio interrogarsi sulla politica, a partire dal colpo basso di Gentiloni all’avvocato Conte. Il dem, infatti, ha dichiarato da Bruxelles che i tanti quattrini del Pnrr mica sono merito dell’avvocato del popolo, ma di un banale algoritmo. E chissà se sia stata proprio una formula matematica ad incasinare lo sguardo sull’Europa della Meloni che filtra un po’ con la Von der Leyen e un po’ con la Le Pen.

Chi ha le idee chiare sul suo ruolo in Europa è invece Matteo Renzi. Clemente Mastella dice infatti che è una truffa elettorale candidarsi e catalizzare preferenze senza avere la minima intenzione di rimanere a Bruxelles. Così come sorride, il Re del voto moderato, per il logo “Lega Salvini premier” quando tutti sanno che Salvini non è affatto premier e forse mai lo sarà.

Stranezze di una politica che ogni giorno di più è l’arte del possibile e allora è normale che Antoniozzi battezzi il suo partito come contenitore di moderati. Si perché in Italia ogni ragionamento politico sempre là porta, ovvero al tanto agognato centro.

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Il vicepresidente del Senato, il leghista Gian Marco Centinaio, però avverte che quel voto è volubile. Si tratta di gente che prima vota Lega, poi passa a FdI dopo aver frequentato i grillini. Voti quindi facili da intercettare, difficilissimi da mantenere. E visto che siamo in tema di democrazia Centinaio ribadisce la sua distanza da Vannacci ma insiste nel ribadire la sua fiducia in Salvini difendendo il Ponte («Il signor Calogero che abita a Milano ma ha parenti in Calabria e Sicilia lo vuole eccome», dice) e anche la leadership del Capitano che è stato democraticamente eletto in un congresso («Io ai tempi di Bossi - dice il senatore - di congressi non ne ricordo»).

Ma di parenti serpenti non ce ne sono solo in casa Lega. Ne è fulgida testimonianza Marcello Pittella, fatto fuori dal Pd con la scusa dell’incidente giudiziario che gli è occorso e che ora si è lasciato alle spalle. Alla domanda della Grippo se il Pd si sia pentito della sua epurazione, Pittella dice che «il gruppo dirigente del Pd e M5s ha un geme che è quello della presunzione, non solo non ammetterebbero mai di aver sbagliato o di poter confrontarsi alla pari con altri. La cosa grave è che questo atteggiamento riguarda il gruppo dirigente regionale e nazionale e non la base del partito».

Una situazione che ha vissuto sulla sua pelle anche Maria Pia Funaro che è stata estromessa dal suo ruolo di vice sindaco perché «rompevo le palle», come ha detto lei stessa definendo poi pavido il sindaco di Cosenza e troppo ingenui moti rappresentanti del suo ex partito che non ha mosso un dito per difenderla. Da qui è stato quasi naturale parlare del rapporto fra eletti ed elettori sempre più dilatato, secondo Antoniozzi principalmente per colpa di un sistema elettorale che ha cancellato le tanto vituperate preferenze. Se è così allora l’unico rapporto che conta è quello con la segreteria del partito. Sono i segretari che costruiscono a tavolino la classe dirigente tanto i voti mica servono.

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Nell’ultima parte Perfidia si è lanciata in un paragone fra il caso Salis e quello di Chico Forte. Antoniozzi ha difeso come una vittoria il rientro in Italia del primo, la Funaro ha rivendicato la candidatura della Salis come cruciale per il suo passaggio dal carcere ai domiciliari. Due pesi e due misure? Antoniozzi giura di no, ma poi dice anche che non è vero che fra i carnefici di Moro ci fu la Dc con la sua linea della fermezza, ma che a quella fine lo statista era predestinato.

Dopo l’intervento di Pina Picerno su autonomia differenziata, corruzione e diritti delle donne si è chiuso col botto con il confessionale. Sia la Funaro sia Antoniozzi secondo El Diablo hanno penosamente mentito, mail deputato meloniano ha consegnato ai posteri una locuzione morotea sulla fornicazione sostenendo che nelle sue pratiche giovanili c’è stato grande spazio e attenzione all’universo femminile.

È possibile rivedere l'intera puntata di Perfidia su LaC Play.

Giornalista
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