«Le nubi che si sono condensate sul dossier ponte sullo Stretto sono inquietanti. Cinque procure italiane, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia, hanno acceso i riflettori su un (possibile) intreccio già in atto tra mafia, 'ndrangheta e politica, finalizzato a mettere le mani sugli appalti della grande opera». Lo scrivono in una nota i parlamentari M5s delle commissioni Trasporti e Infrastrutture di Camera e Senato Antonino Iaria, Roberto Traversi, Giorgio Fede, Ilaria Fontana, Patty L'Abbate, Daniela Morfino, Agostino Santillo, Gabriella Di Girolamo, Elena Sironi e Luigi Nave.

I pentastellati riprendono le dichiarazioni della premier (che in una intervista ad Andk, ha dichiarato “È un punto ambizioso del nostro programma, che condivido. Siamo stati la civiltà delle grandi edificazioni che stupivano il mondo, non possiamo intimidirci per un ponte, anche se maestoso. Dopodiché sappiamo quante difficoltà comporti, ma tutto sta procedendo nella giusta direzione”) ed evidenziano: «I rischi di infiltrazione criminale sono più che concreti. La comoda retorica governativa della "magistratura politicizzata" non regge: le parole odierne di Meloni sull'opera, oltremodo generiche, non sono sufficienti. E danno il polso di tutto l'imbarazzo della premier di fronte a un dossier che è ancora in piedi solo per tenere buono Salvini. Su questo progetto il governo finora è andato avanti a tentoni: i mille inciampi sulla documentazione lo dimostrano. Siamo al 2 maggio, e l'approdo al Cipess resta una chimera. C'è in ballo una barca di soldi dei contribuenti, e certe opacità non sono ammesse, per un'opera i cui benefici rispetto ai costi non sono suffragati al momento da alcun documento».

Gli esponenti del Movimento aggiungono: «Chiediamo trasparenza massima: il caso dell'avviso di garanzia al procuratore aggiunto della Dna Michele Prestipino, accusato di aver rivelato notizie coperte da segreto investigativo a figure vicine al consorzio Eurolink e a Webuild, richiede un surplus di chiarezza. Qui non c'è solo il rischio di una fuga di notizie: c'è il sospetto fondato che attorno al Ponte si stia muovendo una rete di interessi opaca, dove la criminalità organizzata cerca spazio grazie a relazioni consolidate. Il cantiere, se mai aprirà, non può farlo sotto il segno del sospetto, e il Ponte non può ridursi all'ennesimo affare per pochi e soprattutto a un danno irreversibile per il Sud. Il Governo spieghi o si fermi».