La Calabria si ritrova ancora una volta a vivere una campagna elettorale carica di tensioni e senza un vero progetto per il futuro di questa terra. Con l’aggravante che questa volta i tempi strettissimi per arrivare al voto, facciano scivolare la Calabria in un clima di sfiducia ancora più grave. Dopo le dimissioni anticipate di Roberto Occhiuto e lo scioglimento del Consiglio regionale, le elezioni sono state fissate già per il primo weekend di ottobre: un calendario che lascia appena qualche settimana per comporre le liste e organizzare una campagna credibile. È una corsa contro il tempo che sta esasperando i rapporti dentro i partiti, mentre fuori dai palazzi la società civile appare distante, quasi indifferente. E c’è da dire che nessuno in Calabria ha veramente capito perché andare al voto in modo così precipitoso, perché lo scioglimento del consiglio regionale e le dimissioni del presidente in piena estate e in una confusione totale che caratterizza le due coalizioni.

Nel centrosinistra la situazione è tutt’altro che lineare. Il Partito Democratico si trova spaccato tra vecchie e nuove componenti, in un braccio di ferro che rischia di indebolire la proposta complessiva. Il gruppo riformista guidato da Sandro Principe fatica a trovare una sintesi, mentre Alleanza Verdi e Sinistra non riesce a strutturarsi in tutte le province. Anche il Movimento 5 Stelle, pur avendo scelto la via delle consultazioni online per selezionare i candidati, non sembra in grado di incidere in modo determinante. Nel complesso il centrosinistra appare più impegnato a dirimere le proprie fratture che a costruire un’alternativa concreta, pur avendo di fronte un avversario che non parte affatto senza problemi. A fare la differenza potrebbe essere proprio la candidatura azzeccata di Pasquale Tridico, europarlamentare, già presidente dell’Inps che ha guidato con abilità in un momento drammatico, durante la pandemia e il post pandemia. Tridico piace molto, ma la sua coalizione arranca. Riuscirà il professore a recuperare in queste quattro settimane rimaste?

Roberto Occhiuto, presidente uscente e di nuovo in campo, è dato come favorito, ma la sua candidatura non è priva di ombre. Sul suo conto pesano le indagini aperte dalla procura. A complicare le cose dal punto di vista politico, i silenzi imbarazzati della premier Meloni, che non ha voluto spendersi apertamente per Occhiuto, senza nemmeno un post di Facebook di solidarietà per la pesante indagine giudiziaria. Ma Occhiuto ha sempre garantito di essere estraneo e di uscire indenne dalle accuse. All’interno del centrodestra il malumore è forte: Fratelli d’Italia avrebbero preferito un candidatura in discontinuità, preparandosi a lanciare l’ex segretario generale della Cisl Gigi Sbarra. La Lega osserva con sospetto le mosse di Occhiuto ma anche di Fratelli d’Italia. Forza Italia si presenta con una moltiplicazione di liste a sostegno del suo leader. Dentro lo stesso partito azzurro, però, non mancano le critiche per la decisione solitaria di Occhiuto di chiudere in anticipo di 15 mesi la legislatura, lasciando tutti spiazzati.

Le due coalizioni appaiano unite e compatte solo sulla carta, ma in realtà sono attraversate da rivalità e diffidenze interne profonde.

Ma c’è anche un terzo candidato, si tratta di Francesco Toscano, avvocato, originario di Gioia Tauro, presidente di Democrazia Sovrana e Popolare, il movimento fondato con Marco Rizzo. La sua è una candidatura fortemente alternativa e di rottura.Riuscirà a fare le liste e a raccogliere le firme? Lo sapremo a breve.

Il vero dato politico, però, rischia di non venire dalle segreterie, ma dalle urne vuote. Alle ultime regionali aveva votato appena il 42% degli elettori, e oggi c’è il timore che l’astensionismo cresca ancora. È il segno di una Calabria che non crede più nella politica, che guarda con rassegnazione al proprio destino. La sanità è al collasso, i giovani continuano a emigrare, le imprese non si sentono rappresentate e il mondo della cultura è lontano dai giochi di potere. In questo contesto le candidature di spessore, quelle che un tempo davano un senso alle competizioni elettorali, semplicemente non ci sono: si cercano nomi più per il pacchetto di voti che portano in dote che per la loro capacità di rappresentare una visione.

Si ha la sensazione che centrodestra e centrosinistra stiano rincorrendosi nello stesso pantano, accumulando liste e simboli ma senza riuscire a parlare al cuore dei calabresi e senza avere un vero progetto politico che tolga la Calabria dagli ultimi posti in classifica. Sono almeno trent’anni che la Calabria arretra, che sia alternano le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra ma i problemi si aggravano sempre di più. Così la regione scivola sempre più dentro le storiche emergenze, con la prospettiva che anche questa tornata elettorale finisca per essere l’ennesima occasione mancata.