Centoquarantaquattro candidati, sei liste a sostegno. Sandro Principe ha alzato il sipario, proprio il caso di dirlo, sulla sua armata elettorale. In un cinema Garden stracolmo («qui nel 1981 si tenne la prima conferenza stampa con il celebre slogan dell’amalgama»), l’ex parlamentare della Repubblica ha dato il via alla campagna elettorale con un unico obiettivo: tornare sindaco di Rende. Possibilmente al primo turno. Acclamato dai supporter presenti in sala, è sbucato a sorpresa sul palco entrando da un ingresso secondario così da dribblare strette di mano e abbracci. I convenevoli sarebbero stati rimandati al dopo.

È stato introdotto con un paio di video emozionali, dalle grafiche delle sue liste elettorali e dalle note di Jovanotti che canta Il più grande spettacolo dopo il Big Bang. In prima fila la moglie Wally, la figlia Carolina e il genero Giuseppe. Dall’altra parte Franz Caruso («lo saluto per tutti»), Orlandino Greco, Giuseppe Aieta. Sandro Principe ha parlato molto di welfare, di giustizia e uguaglianza sociale («I titoli conseguiti devono servire a far restare i giovani, magari con le imprese sociali”) ed ha dato la fotografia precisa del suo programma nella prima fase.
Ha ammesso di sognare una città che attrae anche dall’estero («i fantasiosi nostri competitor parlano di Silicon Valley che a Rende già c’è da quando creammo il Crai»), poi si è focalizzato su tanti altri temi. In primis il rilancio dei servizi essenziali come manutenzione stradale, verde pubblico e servizi scolastici. Ha lanciato però un chiaro indirizzo politico. «Rende deve essere la città dell’Unione dei comuni, guardando all’area vasta e includendo Montalto. Ci siamo trovati con tanti cittadini fianco a fianco nella battaglia al No alla fusione e quei protagonisti compaiono tutti nelle nostre liste. Noi non abbiamo padroni e né burattinai, ciò che riguarda la comunità rendese sarà deciso in Municipio e non agli ultimi piani di palazzi a 100 chilometri di distanza». Il riferimento ad Occhiuto e al decimo piano della Cittadella é evidente.

Principe: «Il nostro concetto di amalgama»

“Insieme per Rende”, “Rende Riformista”, “Rende Avanti”, “Innova Rende”, “Avanti Rende Libera – Psi” e “Italia del Meridione” compongono una coalizione eterogenea. «Mi emoziona molto ritrovare i valori del socialismo umanitario che hanno aiutato la gente ad andare avanti – ha detto ancora Principe –. Chi non ha un passato non sa cosa dirci, noi invece lo ricordiamo affinché diventi una piattaforma di cemento armato. Per una comunità deve essere proprio questo: una piattaforma su cui salire per scrutare meglio il futuro».

«Se “amalgama” nel 1981 significava anticipare di 30 anni le cose che Renzo Piano ci dice da un po’ di tempo, oggi restiamo comunque avanti. Per recuperare le periferie degradate bisognava farci piazze, strade, musei e centri sociali – ha ricordato –. La periferia ci faceva paura e ci mettemmo a costruirli. Nel contempo accogliemmo l’Università della Calabria espropriando 250 ettari. L’amalgama tra i tessuti sociali riuscì. Rende è, ma va rilanciata, oggi la città soffre, è in confusione e i cittadini non la riconoscono».

La metro leggera e la sfida ad Occhiuto

Principe ha messo nel mirino il governatore Occhiuto, ma non è certo una novità dopo la battaglia vinta sul referendum sulla città unica. «Chiediamo con forza che la Regione si doti di un piano di bacino provinciale – ha tuonato –. Sui trasporti non si può transigere: devono essere previste tutte le corse per collegare l’area urbana all’Unical e alla zona industriale che è la più grande della Calabria».
«Recuperiamo la metropolitana Cosenza Rende Unical fatta saltare dal centrodestra, dei governi cittadini e della Regione – ha aggiunto sganciando la bomba tra gli applausi e davanti a Mario Oliverio –. C’erano le risorse, il progetto lo hanno fatto fallire loro. Cosenza, inoltre, ci deve aiutare a smontare Agenda Urbana 2021-2027: non va bene per come disegnata dai commissari. Quei fondi non possono essere utilizzati per la manutenzione, dobbiamo lasciare un segno».

Principe ha quindi allargato ancora di più il campo. «Ci batteremo per gli svincoli A2 di Settimo e a sud di Cosenza e per la stazione di Santa Maria Settimo così da dotare l’area urbana di collegamenti europei. In questo modo l’Università entrerà in città e libereremo Rende dai mezzi pesanti destinati alla zona industriale. Anche raddoppiando viale Principe. Con uno svincolo a Settimo, Quattromiglia andrebbe chiusa e quei terreni pubblici sarebbero, quindi, destinati alla gente. Noi in passato abbiamo fatto tanto, ora serve un’ultima pennellata insieme a quelle che daremo al centro storico dove recupereremo Palazzo Basile e le scale mobili. È lì che riceveremo ministri e ospiti importanti».

Spazio anche per un altro tema molto caldo. «Lancio un appello ai sindaci per ciò che riguarda la sanità: sono d’accordo con la realizzazione del policlinico ad Arcavacata, per il quale ci battiamo da trent’anni. I cittadini non possono aspettare, ma nel frattempo l’Annunziata deve diventare finalmente un ospedale degno di questo nome. Deve finire – ha evidenziato – lo scandalo del pronto soccorso. A Rende rilanceremo il poliambulatorio».

Le stoccate ai partiti, in primis al Partito democratico

«I partiti erano produttori di classe dirigente, aver buttato via i panni sporchi insieme ai bambini fu un errore. Oggi i giovani non sanno dove apprendere. Non siamo contro i partiti, ma guardate cosa sono ridotti. Ringrazio per il coraggio il Psi di Caruso e Incarnato e Italia del Meridione di Orlandino Greco. Nel centrosinistra – ha concluso – ci sono piccole oligarchie e sono deluso da chi dovrebbe rappresentare le nostre storie». Il riferimento stavolta è al Partito Democratico cosentino a cui ha ribadito un concetto: «Siamo noi il vero centrosinistra, che stavolta é riuscito ad attrarre perfino la destra sociale nel realizzare un programma ambizioso. Abbiamo bisogno di tutti, degli uomini e delle donne che hanno portato Rende al top».