La Lega arretra a livello nazionale ma triplica i consensi al Sud. Fi sotto il 10%

IL SONDAGGIO | I dati raccolti da Ipsos per il Corriere della Sera regalano un quadro in piena evoluzione che conferma la crisi senza sbocco di Forza Italia e del Pd in lieve risalit grazie al dibattito legato alle primarie. Le elezioni europee, dunque, potrebbero diventare il momento in cui tutto potrebbe essere azzerato. Compresi gli accordi per le prossime regionali

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di Riccardo Tripepi
27 dicembre 2018
13:47

Il rush finale verso le elezioni europee partirà subito dopo la pausa natalizia. E la base di tutte le valutazioni, come spesso avviene negli ultimi anni, sarà costituita dai sondaggi. A mettere pepe al dibattito sotto l’albero di Natale ci ha pensato il Corriere della Sera che ha commissionato a Ipsos un sondaggio sullo stato di salute dei partiti.

La fotografia attuale regala qualche sorpresa rispetto allo scenario di qualche mese fa. Intanto emerge chiaro che l’attività di governo abbia logorato soprattutto il Movimento Cinque Stelle che ha perso 5 punti percentuali (oggi si attesta al 27% contro il 32% delle elezioni politiche) e il suo leader Di Maio che ha visto precipitare la sua popolarità.


La vera, ma anche inevitabile sorpresa, è l’arretramento della Lega di tre punti percentuali rispetto al mese precedente. Il partito di Salvini, però, si mantiene all’astronomica percentuale del 33%, quasi il doppio di quanto ottenuto alle politiche (17%). Parlare di crisi della Lega, dunque sembrerebbe quantomeno un azzardo considerando che la popolarità del leader si mantiene comunque stabile.

Il dato più interessante in vista delle elezioni europee e delle prossime regionali per quel che attiene la Calabria è legato sicuramente a come viene spalmato il consenso leghista sul territorio. E’ nel Centro-Sud che la crescita della Lega si conferma esponenziale: rispetto al 9,4% delle politiche si è passati al 26,5%. Praticamente il partito di Salvini, in pochi mesi, ha triplicato i consensi. E stiamo parlando di una forza che non esprime neanche un consigliere regionale nell’attuale legislatura. Si capisce come questo dato avrà un’influenza certa nelle dinamiche che riguardano il centrodestra calabrese.

Anche perché il dato leghista fa il paio con quello di Forza Italia precipitata ormai stabilmente sotto il 10%. Il sondaggio Ipsos la condanna a un misero 8%. Il partito di Berlusconi avrebbe in buona sostanza dimezzato i propri consensi rispetto alle politiche. E seppure è vero che nelle Regioni meridionali il dato è diverso, e più elevato, è chiaro che le prossime europee saranno un banco di prova fondamentale per gli azzurri. Dovessero uscirne con le ossa rotte, tutti gli accordi in vista delle elezioni regionali, comprese quelle calabresi, andrebbero rivisti.

Anche per queste ragioni è calato abbastanza il tono della polemica interna agli azzurri sulla scelta del candidato governatore, individuato dal coordinamento regionale in Mario Occhiuto. I “dissidenti” legati al gruppo dei fratelli Gentile hanno scelto un profilo basso, ben consapevoli che il proprio bacino elettorale sarà fondamentale per le prossime elezioni. Gli accordi, dunque, dovranno essere siglati prima dell’avvio della campagna elettorale. Altrimenti poi potrebbe saltare il banco e la Lega non aspetta altro che occasioni valide per “cannibalizzare” ancora consenso e uomini degli alleati.

Tira un sospiro di sollievo il Pd. Almeno a livello nazionale. La percentuale del partito è ritornata al livello delle politiche e quindi intorno al 18%. Solo che in questo caso, a livello calabrese, vale il ragionamento opposto con il partito che appare nella Regione sotto soglia rispetto al resto del territorio. Il governo Oliverio non ha mai convinto i cittadini e le ultime grane giudiziarie hanno ancora offuscato l’immagine democrat. Né ha fatto bene il ritiro dalle primarie dell’ex ministro Marco Minniti sul cui carro erano saliti già i renziani della prima ora come Nicola Irto, Demetrio Battaglia, Giuseppe Falcomatà e compagnia che, adesso, convergeranno su Maurizio Martina ma senza la stessa convinzione. Rischiando di lasciare che Nicola Zingaretti possa vincere il congresso con percentuali bulgare.

Con Pd e Forza Italia ai minimi storici pare inevitabile che dopo le Europee lo scenario politico possa mutare in maniera consistente. Gli spazi politici da riempire potrebbero essere diversi e, non a caso, anche nell’area moderata si ragiona di nuovi contenitori, così come non perde vigore l’idea di Giorgia Meloni di unire tutte le forze del polo sovranista. Il 2019, insomma, potrebbe essere un nuovo anno zero per la politica italiana e calabrese.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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