Taglio dei parlamentari, ecco cosa cambia in Calabria

Sette deputati e quattro senatori in meno per la nostra regione con la riforma costituzionale su cui oggi la Camera esprimerà il voto finale. Secondo le stime, a livello nazionale, lo Stato risparmierebbe circa 81,6 milioni di euro all’anno

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di Redazione
8 ottobre 2019
09:01
Montecitorio
Montecitorio

Sette deputati e quattro senatori in meno. Sono queste le conseguenze che determinerà in Calabria la riforma costituzionale che dispone il taglio dei parlamentari su cui la Camera è chiamata ad esprimere il voto finale. Il taglio, in particolare, prevede la riduzione da 20 a 13 dei deputati eletti nella regione (meno 35%), mentre i senatori diminuiranno da 10 a 6 (meno 40%).

 


Cosa cambia per le piccole regioni

La riforma avrà ripercussioni che potrebbe essere oggetto di critiche da parte delle regioni medio piccole (Trentino Alto Adige, Friuli, Liguria, Marche, Umbria, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sardegna) che, specie al Senato, non eleggeranno parlamentari di tutte le opposizioni, visto il nostro sistema tripolare. La variazione percentuale del taglio degli eletti è simile ma non uguale per tutte le regioni e naturalmente non ha toccato la piccolissima Val D'Aosta che avendo già oggi un solo parlamentare non potrebbe scendere a zero. L'altra regione piccola, il Molise, ne perderà invece uno su tre.

 

I risparmi

Una riduzione di 230 deputati creerebbe un risparmio potenziale di 52,9 milioni di euro ogni anno. Facendo lo stesso calcolo per il Senato - qui il suo bilancio 2018-2020 - otteniamo un costo annuo di 249.600 euro per senatore. Un taglio di 115 membri di Palazzo Madama creerebbe un risparmio potenziale di 28,7 milioni di euro ogni anno. Tra Camera e Senato, quindi, i risparmi sarebbero 81,6 milioni di euro ogni anno. Questa stima tuttavia è da considerarsi leggermente imprecisa, perché non tiene conto dei possibili risparmi che avrebbero le due Camere per il semplice fatto di dover ospitare 345 persone in meno.

 

La discussione generale

Durante la discussione generale, che si è svolta ieri nell'Aula della Camera, hanno infatti confermato il voto favorevole le forze di maggioranza che sostengono il governo: M5s (216 deputati), Pd (89 deputati), Leu (13 deputati) e Italia viva (26 deputati), per un totale di 344 sì. Ai voti favorevoli della maggioranza, sempre stando alle dichiarazioni ufficiali in Aula, si aggiungeranno i sì di Forza Italia (99 deputati) e Fratelli d'Italia (34 deputati), per un totale di 133 sì che, sommati ai voti della maggioranza, innalzano a 477 l'asticella.

 

Resta un margine di incognita su cosa farà la Lega, visto che oggi i deputati leghisti hanno nuovamente disertato i lavori sempre per protesta contro l'assegnazione del reddito di cittadinanza all'ex brigatista Saraceni. Ma se si deve tener fede a quanto detto, anche nei giorni scorsi, dal leader Matteo Salvini, la Lega - che finora nelle tre votazioni precedenti ha sempre dato l'ok alla riforma - non dovrebbe far mancare i suoi voti favorevoli: se così fosse, i sì salirebbero a quota 601. Numeri a cui potrebbero aggiungersi i voti favorevoli di alcuni deputati del gruppo Misto (i 6 deputati totiani, i 3 del Maie, e i 4 deputati delle Minoranze). Al momento, l'unica forza politica che ha annunciato ufficialmente il voto contrario e' +Europa, che alla Camera conta 3 deputati.

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