Tansi: «La mia legge per la pulizia dei fiumi modificata perché dava fastidio»

A quasi due mesi di distanza dalla tragedia di San Pietro Lametino in cui persero la vita Stefania Signore e i suoi bambini, il Pd lancia un incontro di riflessione e l’ex capo della Protezione Civile ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa

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di Tiziana Bagnato
30 novembre 2018
12:46

«Ho lavorato per sei mesi con Oliverio ad una legge di compensazione che avrebbe permesso di avere i fiumi puliti mettendo a bando la rimozione degli inerti. Arrivata in consiglio regionale è stata modificata in modo da renderla inefficace, probabilmente perché andava a toccare gli interessi di chi con gli inerti ci lavora, di chi gestisce le cave».

Non le manda a dire Carlo Tansi. L’ex capo della Protezione Civile partecipando ad Acconia di Curinga all’incontro del Pd sul tema “Sicurezza dei cittadini e tutela del territorio” si è tolto diversi sassolini dalla scarpa, puntando il dito e facendo ordine su responsabilità e mancate responsabilità.

Un intervento il suo calato in un territorio duramente provato. Quasi due mesi fa l’esondazione del Cantagalli e la morte di Stefania Signore e dei suoi piccoli, ma anche quella del Turrina che è entrato nelle aziende agricole e in quelle dell’area ex Sir, in alcuni casi affogando il futuro di imprenditori.


 

Un torrente pericoloso il Turrina. Qui i lavori di ripristino dell’argine crollato erano iniziati e sono stati lasciati a metà. A cedere è stato quello confinante con l’azienda Panzarella, devastata dalla furia delle acque e dagli inerti da queste trasportati. Dall’altro lato, lì dove l’argine ha resistito, c’era una famiglia di otto persone, la famiglia Calvieri che ha rischiato di essere spazzata via.

Ma, a fronte di tragedie di questa portata, ben poco è stato fatto in termini di interventi. Si continua a rimandare, ad incrociare le braccia, ad attendere una nuova ondata. «L’alveo del Turrina era molto profondo – ha spiegato il geologo – con gli anni si è riempito di terra, va liberato da tutto quel materiale! Il proprietario del corso d’acqua è la Regione Calabria e deve intervenire tramite l’Ufficio del Demanio Idrico».

 

Per quanto riguarda poi la sua sospensione, il ricercatore ha detto di sentirsi affranto e demoralizzato: «In passato ci sono state persone che sono state anche in carcere e non hanno avuto un giorno di sospensione. Sono stato trattato come il peggiore dei criminali».

 

Presente anche il direttore di Legambiente Calabria Luigi Sabatini che ha rimarcato quanto l’abusivismo incida sulla fragilità dei territori proponendo incentivi per le costruzioni a norma, mentre il direttore del Consorzio di Bonifica Tirreno Catanzarese Flavio Talarico ha parlato di pochi fondi e di isolamento istituzionale nonché di sovrapposizione di competenze e dell’impossibilità del Consorzio di intervenire. Punto quest’ultimo su cui ha replicato Tansi affermando che per legge dopo le alluvioni il Consorzio può intervenire e che il materiale estratto non può essere lasciato sul posto.

 

Presenti all’incontro anche Giuseppe Soriero, componente del comitato di Presidenza dello Svimez, Giuseppe Macrì, presidente ordine degli Architetti di Catanzaro, Patrizia Maiello, circolo Pd Curinga e l assessore all’ambiente del comune di Cortale Danilo Sfollato.

 

 

Giornalista
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